Da Gartner un nuovo allarme: i problemi legati alla sicurezza minano la fiducia degli utenti, di nuovo riluttanti a utilizzare alcuni strumenti.
Da quando è nato, il commercio elettronico ha sempre avuto come necessario e
imprescindibile corollario la sicurezza.
Ci sono stati anni in cui qualsiasi
analisi avesse a tema l’e-commerce si chiudeva con l’inevitabile monito a
prendere in serio esame tutti gli aspetti legati alla protezione dei dati,
perchè lì e solo lì nasceva la riluttanza dei consumatori a utilizzare il
mezzo.
E per quanto paradossale possa sembrare la cosa, il punto cruciale
resta ancora lo stesso.
Lo sostiene uno studio presentato in questi giorni da
Gartner, secondo il quale, oggi che di maturità dello strumento si potrebbe
finalmente parlare, di nuovo le problematiche di sicurezza ne inficiano la
diffusione.
I problemi di sicurezza, che si chiamino phishing o pharming,
spyware o virus, stanno minando la fiducia del consumatore e hanno un effetto di
congelamento rispetto alla sua propensione a effettuare acquisti
online.
Tanto che la società di ricerca già ridimensiona le attese per i
prossimi anni, riducendo di qualche punto le stime di crescita per il commercio
elettronico business-to-consumer.
E visto che tra i ruoli che spettano in
qualche modo a Gartner c’è anche quello di dare degli indirizzi, è chiaro che
l’analista non si è lasciato scappare l’occasione per invitare service provider,
istituzioni finanziarie e retailer perchè dedichino la necessaria attenzione al
problema.
Del resto, secondo Gartner, le cifre parlano chiaro.
Nei soli
Stati Uniti, il 42% degli utenti di servizi di shopping online ha dichiarato di
aver adottato un atteggiamento di maggiore cautela rispetto al passato. Per
qualcuno questa cautela si concretizza in una maggiore attenzione ai siti sui
quali si effettuano gli acquisti, ma oper altri signifca molto più concretamente
una riduzione del numero delle transazioni che si effettuano online.
Un
analogo atteggiamento viene riscontrato anche per quanto concerne l’online
banking, non certo immune dai rischi-phishing.
Anche in questo caso, su 5.000
intervistati, il 28% dichiara di aver già modificato il proprio comportamento,
con collegamenti più sporadici e con transazioni meno frequenti rispetto al
passato.
Ritorneranno le file agli sportelli?





