Lo sostiene la Cgia di Mestre, secondo la quale tra il 2008 e il 2012 sono più che raddoppiati (+114%) i fallimenti delle imprese vittime dei ritardi o dei mancati pagamenti da parte dei committenti pubblici.
Se si
analizzano gli effetti economici dei mancati pagamenti della Pubblica
Amministrazione, che sommati ammonterebbero
a circa 120 miliardi di euro nei confronti delle imprese, si scopre che
dall’inizio della crisi alla fine del 2012 sono fallite oltre 15.000 imprese per mancati pagamenti. A questi risultati è giunta la Cgia di Mestre a partire da
alcune osservazioni realizzate da Intrum Justitia. Secondo questo istituto, il
25% delle imprese fallite in Europa chiude a causa dei ritardi dei pagamenti.
Tenendo presente che l’Italia è maglia nera in Europa per quanto concerne la
mancata regolarità dei pagamenti tra la Pubblica amministrazione e le imprese
nonché nelle transazioni commerciali tra le imprese, la Cgia stima che tra il
2008 e il 2010 questa incidenza abbia raggiunto la soglia del 30%, per salire
al 31% nel biennio 2011-2012.
Pertanto, a
fronte di oltre 52.500 fallimenti registratisi in Italia nel quinquennio preso
in esame, la Cgia stima che 15.100 chiusure aziendali siano addebitabili ai ritardi dei pagamenti.
“Oltre ai
ritardi nei pagamenti – segnala il segretario della Cgia, Giuseppe
Bortolussi – hanno sicuramente concorso alla chiusura di queste attività anche gli
effetti nefasti della crisi, come il calo del fatturato dovuto alla contrazione
degli ordinativi e il deciso aumento registrato in questi ultimi anni dalle
imposte e dai contributi, oltre alla forte contrazione nell’erogazione del
credito che ha caratterizzato l’azione degli istituti di credito nei confronti
soprattutto delle piccole imprese”.
Pur continuando
a essere il peggior pagatore d’Europa, in questi primi mesi del 2013 lo Stato
italiano e le sue Autonomie locali hanno ridotto di 10 giorni i tempi di
pagamento nei confronti dei propri fornitori. Se l’anno scorso le fatture
venivano saldate mediamente dopo 180 giorni, quest’anno, stando
all’elaborazione della Cgia di Mestre su dati presentati nei mesi scorsi da
Intrum Justitia, i fornitori devono attendere 10 giorni in meno, cioè 170. Anche
la Grecia, che nella graduatoria generale è al penultimo posto, ha fatto meglio
di noi: per l’anno in corso ha accorciato i tempi di pagamento di 15 giorni.
“Vuoi per gli
effetti della nuova legge nazionale entrata in vigore dal primo gennaio di
quest’anno che ha recepito la Direttiva europea contro i ritardi dei pagamenti,
vuoi perché nel Paese si è diffusa una certa sensibilità nei confronti di
questo problema – conclude Bortolussi – sta di fatto che la Pa
italiana paga i propri fornitori con maggiore celerità. Questa è un’inversione
di tendenza importante, ma non ancora sufficiente, visto che rimaniamo fanalino
di coda a livello europeo. Se in questo ambito le Pubbliche amministrazioni di
Grecia e di Cipro continuano a essere più efficienti della nostra, vuol dire
che il lavoro da fare è ancora molto”.