Dove stanno andando le comunità dei software vendor

Chiamare a raccolta gli sviluppatori, offrire opportunità di dialogo, tanto software di sviluppo e, chissà, farli diventare, un giorno, propri partner. Questi sono i meccanismi che, in generale, regolano le community. Con qualche eccezione qua e là. Come Microsoft, che “non ce l’ha”.

 


Comunione o affiliazione? Il panorama delle comunità create dai vendor di software è ampio. Forse troppo, al punto che nessuno ha mai pensato di farne una mappa di orientamento. Il senso di questa inchiesta è proprio di dare l’aire a un censimento, che però non si esaurisca qui. Il nostro vuole essere un punto di partenza per dialogare con vendor e community, per contarsi e capirsi. Abbiamo, quindi, chiesto a tutti i maggiori vendor presenti in Italia di comporre un mosaico delle comunità e dei loro appartenenti.


Abbiamo chiesto loro com’è articolata la community per gli sviluppatori, quanti sviluppatori e partner la compongono, cosa viene chiesto loro e cosa viene messo a loro disposizione, quanto contano gli appuntamenti corali, come viene pianificata la crescita della comunità e se questa è da ritenersi integralista, oppure se i partecipanti apportano esperienze che possano dare adito a uno scambio di conoscenza. Ecco le risposte di Borland, Ibm, Microsoft, Novell, Oracle, Sco e Sun.

Borland


Gabriele Giacomelli, sales engineer di Borland, sostiene che "in Borland il concetto di community è sempre esistito. Nel 1994 nacque la Borland Community, oggi Borland Developer Network". La Bdn è gestita a livello mondiale dalla sede di Scotts Valley, è composta da 1,8 milioni utenti registrati e l’Italia contribuisce con più di 100mila utenti registrati.


"Principalmente – dice il manager – chiediamo agli sviluppatori di indicarci il percorso da seguire per migliorare i prodotti Borland. Poi chiediamo loro di condividere conoscenze ed esperienze. La partecipazione a Bdn non richiede alcun requisito particolare, sia in termini di conoscenze tecniche, sia in termini di disponibilità e utilizzo dei prodotti Borland". Bdn mette a disposizione diversi servizi accessibili via Web come le aree tematiche, nelle quali trovare informazioni tecniche, newsletter, forum; CodeCentral, un repository con esempi, estratti di codice, suggerimenti; QualityCentral, un sistema per inoltrare segnalazioni di bug, tenere traccia dell’evoluzione e dare consigli; un motore di ricerca; articoli tecnici. Le convention, i seminari, roadshow e Webinar possono essere organizzati da Borland direttamente, dai partner e dagli user group. "L’obiettivo – sostiene Giacomelli – è ottenere una crescita su entrambi i fronti, qualitativo e quantitativo, instaurando un circolo virtuoso. Qualsiasi esperienza migliora la comunità, pertanto posso negare che Bdn rappresenti una community integralista e dogmatica. Lo scambio di conoscenze, poi, è il motore stesso della comunità".

Ibm


Per Filomena Notaro, responsabile marketing Ibm Software Group, "fin dal 1996, abbiamo posto grande attenzione alla comunità degli sviluppatori, utenti del middleware Ibm. Sono state avviate varie iniziative, che oggi si raccolgono sotto il programma PartnerWorld for Developers, il cui obiettivo è fornire alla community risorse informative e strumenti per facilitare lo sviluppo di applicazioni basate su prodotti e tecnologie Ibm. Nel 2002 in Italia sono stati organizzati circa 15 seminari e corsi tecnici che prevedevano una certificazione finale. Per quanto riguarda proprio le procedure di certificazione, abbiamo stipulato un accordo con Prometric, per permettere ai developer di effettuare i test in città diverse da Roma e Milano, dove questi sono condotti direttamente da Ibm Education. In totale circa 120 sviluppatori hanno ottenuto una certificazione Ibm Swg nel 2002".


A oggi, le aziende italiane iscritte al programma di Ibm sono circa 3mila per un totale di 4.200 singoli sviluppatori registrati. A loro Big Blue chiede di certificarsi in termini di competenze sulle tecnologie Ibm.


"Il programma – dice Notaro – prevede tre livelli di adesione, Member, Advanced o Premier, che determinano anche i requisiti da esibire. Si va dall’inserimento di almeno una soluzione nel catalogo online delle soluzioni fino alla condivisione di specifici obiettivi commerciali. A disposizione ci sono servizi e opportunità". Il partecipante può accedere all’intera offerta Ibm (per esclusivo uso interno) a condizioni privilegiate. Di fatto, tutto il programma si basa sul portale di community, PartnerWorld. Inoltre, esistono due altri siti Web specifici che abbiamo dedicato a particolari tematiche: DeveloperWorks, che costituisce la risorsa tecnica per sviluppatori indipendenti che progettano, sviluppano e gestiscono applicazioni basate su standard aperti, e AlphaWorks, il sito per gli sviluppatori interessati a valutare la tecnologia Alpha-code e che intendono collaborare con i ricercatori Ibm.


Qualità o quantità? "Nel 2002 – dice Notaro – si sono registrati al nostro programma PartnerWorld for Developer circa 200 nuove aziende partner. Un dato significativo che dimostra il grado di apprezzamento di questa gamma di servizi e di opportunità per la comunità degli sviluppatori. Oltre a questo dato numerico, però, è importante considerare gli aspetti qualitativi e, in questo senso, è importante sottolineare come nell’anno appena trascorso siano state certificate e inserite nel catalogo globale oltre 150 nuove soluzioni applicative realizzate su middleware Ibm dalle varie aziende partner".


Integralismo o scambio di conoscenza? "La seconda – dice Notaro -. Molti nostri sviluppatori lavorano con tecnologie e prodotti differenti e la condivisione delle loro esperienze e delle problematiche risolte, si rivela estremamente utile non soltanto all’interno della comunità ma anche come feedback per i nostri laboratori di ricerca e sviluppo".

Microsoft


Stando alle parole di Alessandro Teglia, Mvp Project manager di Microsoft, "non esiste una comunità gestita da Microsoft direttamente". Teglia, la cui carica allude al premio che la società dà ai più meritevoli esponenti delle comunità indipendenti (Most Valuable Professional), intende dire che, direttamente, Microsoft fornisce supporto e newsgroup, ma non in maniera convenzionale, previa registrazione. "Il concetto di community che più ci piace è quello nel quale il singolo impara ad auto-aiutarsi, attingendo risorse e competenze laddove meglio crede. Insomma, non creiamo la comunità per fare supporto. In tal senso, premiamo gli Mvp, in quanto professionisti indipendenti che, in un ambito comunitario, aiutano gli altri, fanno i tutor, senza interesse diretto".


Attualmente in Italia ci sono 25 Mvp. Sono persone che operano presso comunità indipendenti che hanno per oggetto lo scambio di conoscenza su tecnologia Microsoft, come Ugidotnet.org, Aspcode.it, AspItalia.com (la più numerosa: 18mila iscritti), DevLeap.it, DevSpy.com, FreeAspx.it, VisualC#.it. Per crearsi i partner, allora, Microsoft adotta un approccio marketing tradizionale, e non fa leva sull’affiliazione alle comunità. Tutto questo vale perché per Microsoft, "la caratteristica primaria di una community è proprio quella del disinteresse, al limite del dilettantismo", dice Teglia. Insomma, nelle community ortodosse sulla tecnologia Microsoft, non si fa business. Questo lo si fa partecipando, a pagamento, a iniziative che non vanno scambiate con il concetto di comunità, come Msdn e TechNet, gli abbonamenti a pagamento che Microsoft attiva agli sviluppatori e che vanno, per il primo da 219 fino a 3.239 euro all’anno, e per il secondo, da 395 a 1.170 euro all’anno, e che prevedono la fornitura di codice e applicazioni. Ma queste non sono comunità.

Novell


Secondo Eugenia Bolgiani, che in Novell Italia si occupa del supporto tecnico e della formazione "Novell è stata una delle prime software house a creare programmi specifici per le terze parti. La comunità degli sviluppatori, che all’inizio erano concentrati sullo sviluppo di Nlm (Network Loadable Module) e poi si sono spostati sugli sviluppi in linguaggio Java, è stata battezzata DeveloperNet. Recentemente, è stata allargata alla comunità open source, con l’iniziativa Novell Forge".


Oggi, a Novell DeveloperNet sono iscritti più di 130mila sviluppatori, dei quali si stima che 4mila siano italiani. "Il programma – dice Bolgiani – ha diversi livelli di accesso, per ciascuno dei quali è richiesto un diverso livello di impegno, anche economico. In tutti i casi, è indispensabile effettuare una registrazione online, per ottenere user name e password. I livelli partono da un accesso base online, gratuito, che dà diritto a servizi come le beta e i software di valutazione, le newsletter, le note tecniche, e i developer kit. Il livello successivo prevede il pagamento di una quota annuale di 395 dollari, e include le opzioni di supporto tecnico attraverso i forum, le note tecniche su carta, e due accessi al supporto tecnico. I livelli successivi, Advantage e Premier, sono indirizzati alle software house e quindi comprendono un maggior numero di risorse. Per partecipare a DeveloperNet non ci sono requisiti specifici, oltre a quello di conoscere i prodotti e le tecnologie Novell, e di voler collaborare con l’azienda allo sviluppo di nuovi software e soluzioni". La comunità DeveloperNet ha un sito (developer.novell.com) con oltre 500mila page view e oltre 10mila download al mese, che consente di entrare in contatto anche con i 3 laboratori di sviluppo che la società ha nel mondo. "Non esiste – secondo Bolgiani – un obiettivo quantitativo per la comunità. Novell non punta a nessun tipo di tasso di crescita, ma all’impegno dei membri a sviluppare software e soluzioni di eccellente livello qualitativo. La nostra comunità è vera, e quindi non solo accetta ma stimola tutti i contributi positivi, anche di taglio open source, che arrivano dai suoi membri".

Oracle


Per Massimo Vogesi, Product marketing director di Oracle, "da noi esiste una doppia anima comunitaria, che separa le specie dai fini. Ci sono, infatti, Oracle Technology Network (Otn), comunità dedicata agli individual, Appsnet, per chi ha interesse nelle nostre applicazioni, e Oracle Partner Network, dedicata alle terze parti aziendali, anche non tecnologiche". I numeri italiani dicono che gli iscritti a Otn sono circa 50mila. Appsnet conta un migliaio di iscritti, persone che hanno dimostrato interesse per il tema applicativo, e che sono molto utili a Oracle, in quanto su di loro fa azioni di marketing diretto. Opn, infine, attualmente conta circa 2.300 iscritti. Quest’ultima comunità ha un’area pubblica e una dedicata ai partner propriamente detti, cioè a coloro che si sono certificati e che pagano una quota annuale per accedere ai servizi di formazione e certificazione. In totale questi sono 400. "I requisiti per accedere alle comunità – dice Vogesi – sono nulli per Otn e Appsnet. Anche per Opn, nella sezione libera. Per accedere alla parte certificativa, si pagano 2mila euro all’anno e si ottengono, in cambio, licenze software abilitate allo sviluppo applicativo". I partecipanti alle comunità libere non sono "controllati", cioè, non viene monitorata la loro attività, fino a quando questi non scaricano software gratuito. Da quel momento, sono oggetto di attenzione da parte del centro di contatto con la clientela di Oracle.


"Puntiamo a realizzare economie di scala – dice Vogesi – a favore delle iniziative marketing. In tal senso, il call center è un nostro punto di forza. Non lavora solo sui lead generati da Otn, ma è un centro condiviso anche con altre iniziative. Complessivamente, l’online fornisce al call center un quarto del suo lavoro. La struttura è mista: ci sono gli operatori del centro di Vercelli e 4 persone a Dublino che fanno attività di pre-qualificazione". Ai partecipanti le comunità Oracle non dà nessun obbligo: chiede solo di contribuire alle discussioni, nei limiti del gradimento e della possibilità. Il tutto in un’ottica di knowledge share. "Ciò che invece chiediamo – dice il manager – ai partecipanti di Opn, è di certificarsi".


A disposizione dei partecipanti c’è tutto il software Oracle, la documentazione, l’accesso alle aree tematiche, i contatti con i guru. Otn non prevede che ci siano appuntamenti corali, mentre Appsnet ha Appsworld, che parla di applicazioni da localizzare. Considerato, come sostiene Vogesi, "che i macro-temi di Otn sono il database e l’application server, cioè 9i e 9iAs, la qualità della comunità si misura sulla capacità che hanno i partecipanti di crescere approfondendo i temi e di diventare, un giorno, nostri partner. In tal senso, l’unico monitoraggio attivo che conduciamo, è quello qualitativo su Opn. Ai partecipanti a Opn, infatti, è riservato un award. Abbiamo anche in progetto di costituire un team di persone per monitorare l’andamento delle comunità per verificarne l’effettivo knowledge sharing".

Sco


Per Orlando Zanni, Regional manager di The Sco Group in Italia, "una community Sco dedicata agli sviluppatori esiste da sempre. Il Developer Network ha almeno 15 anni di vita". La community Sco ha come punto di partenza e di contatto il sito, con una parte dedicata a partner, in un’ottica commerciale e di business, e una agli sviluppatori. "Negli ultimi due anni – dice Zanni – la base si è allargata includendo la comunità open source e comunità di individui di persone che sviluppano anche al di fuori della logica aziendale".


L’offerta per la community è ricca: nel Developer Network ci sono tool, risorse tecniche, training per gli sviluppatori, newsletter, programmi. "In Italia – dice Zanni – monitoriamo non tanto i singoli sviluppatori che fanno parte della community quanto piuttosto le aziende che fanno parte del Developer Network, registrate come sviluppatori all’interno della nostra struttura. Parliamo, quindi, di circa 300 aziende che sviluppano soluzioni e che sono registrate nel network Sco".


Per aderire alla community, ai singoli sviluppatori non è richiesto alcun requisito particolare e sono liberi di dare il contributo che ritengono più opportuno. Alle aziende, invece, viene richiesto un minimo di certificazione sia in termini di applicazioni che di personale qualificato.


Nell’ottica degli eventi corali, Sco organizza il Partner Briefing, dove incontra dalle 400 alle 500 aziende. C’è, poi, lo storico incontro annuale di valenza internazionale, lo Sco Forum, che prosegue da oltre 15 anni e che quest’anno si rivolgerà in modo particolare agli sviluppatori.

Sun


Per Giuseppe Bordello, senior Product manager del software di Sun, "la nostra comunità nasce dal business model, che ci vede complementari agli sviluppatori. Diamo software, ma non applicativo. La comunità, fino a ieri, si chiamava Sun Developer Connection, nata nel 1999. Ora è cambiata e ha preso due strade, una per gli individual, una per i partner. La prima, deputata a supportare gli sviluppatori su Java e Solaris, si chiama Sun Developer Network. La seconda è l’Iforce Partner Program e fa riferimento alle aziende vere e proprie. Ci sono, attualmente, 47mila sviluppatori italiani aggregati alla comunità. All’Iforce aderiscono 300 e più aziende".


Agli sviluppatori individuali Sun non chiede nulla. "Chiunque – dice Bordello – può entrare nella comunità e scaricare i tool Sun, anche in beta, e partecipare ai forum mondiali, nei quali può trovare molte risposte alle proprie questioni. Per l’Italia un servizio simile è svolto dalla divisione Software products, alla quale possono essere poste domande. Alle aziende diamo molte opportunità e chiediamo anche qualcosa. Come il porting di un’applicazione su tecnologia Sun, o l’impegno a svilupparne una".


Insomma, la vita comunitaria di un individual è controllata solo a livello statistico, mentre un’azienda è sottoposta a valutazioni di merito. "Un’azienda – fa notare Bordello – può beneficiare di opportunità vantaggiose, come l’acquisto di una macchina Sun, completa di Solaris e di tutti i tool Sun One per un anno, da destinare allo sviluppo, con lo sconto del 70% sul listino".


Il partecipante individuale non deve esibire particolari requisiti, mentre un’azienda è sottoposta all’approvazione del management Sun italiano. A disposizione dell’azienda che realizza e mette in produzione un software basato su tecnologia Sun c’è la presentazione sul sito della società. Ma esistono iniziative anche per gli individual, come la Sun One University Network, che consta di una macchina SunFire 4800 completa con tutto il software SunOne e il database Oracle, fisicamente posta presso l’ateneo di Torino, a cui uno sviluppatore può accedere per montare e testare la propria applicazione. Conta già oltre 300 registrazioni.


"Sul piano quantitativo – sostiene Bordello – puntiamo a far crescere la comunità delle aziende del 10-15% annuo, mentre non ci sono obiettivi quantificati per gli individual. Sul piano qualitativo, l’obiettivo è di riuscire a seguire personalmente i partner. Cosa che è impossibile da fare con gli individual". La comunità Sun, giura il manager, "è quanto di meno integralista ci possa essere. L’apertura di conoscenze ed esperienze è la base".

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