L’attenzione sulla virtualizzazione dei desktop è ogni giorno più viva. Per qualcuno si tratta di una tecnologia troppo futuristica, per altri invece rappresenta addirittura un ritorno all’era dei mainframe. Da qualsiasi lato si preferisce osservare il …
L’attenzione sulla virtualizzazione dei desktop è ogni giorno più viva. Per qualcuno si tratta di una tecnologia troppo futuristica, per altri invece rappresenta addirittura un ritorno all’era dei mainframe. Da qualsiasi lato si preferisce osservare il fenomeno, con la crisi in atto che impone alle aziende un severo controllo dei costi, paiono abbondanti e convincenti le motivazioni a fare della desktop virtualization un tema d’attualità per tutti.
Ma orientarsi a questo tipo di operazione significa davvero poi poter conseguire a un concreto contenimento delle spese, anche dal punto di vista dei consumi?
Secondo Maurizio Desiderio, regional sales director di Imprivata, la potenziale riduzione delle spese It è evidente, specie se si pensa alle risorse hardware e ai consumi di energia degli ambienti mission-critical, per esempio la sanità, in cui computer e apparecchiature sono attivi 24 ore al giorno.
Il minor consumo di elettricità deriva dal fatto che, grazie alla virtualizzazione, si riduce la necessità di disporre di postazioni desktop sovradimensionate, a favore di un unico, potente server in grado di gestire le sessioni di lavoro di più utenti. Fatto ancor più importante, la virtualizzazione permette di ridurre il numero di desktop che il personale It deve gestire e mantenere, e ugualmente di minor portata sono anche gli interventi di re-imaging che si fanno per contrastare il decremento delle prestazioni dovuto all’uso.
Quali sono, allora, le principali problematiche da tener presente sul piano della gestione infrastrutturale?
Per Desiderio, prima di lanciarsi nella virtualizzazione è importante comprendere che i suoi vantaggi conducono a nuove sfide in materia di sicurezza, in particolare per quanto riguarda la gestione delle identità degli utenti, la strong authentication e l’applicazione delle policy di accesso.
La gestione delle identità, dunque, pare essere uno snodo centrale nella tematica della virtualizzazione.
Con il desktop virtuale le identità utente assumono importanza in punti diversi, quindi il coordinamento e l’applicazione delle policy di accesso diventa più complesso e anche soggetto a errori.
Dato che uno dei vantaggi dei desktop virtuali è la possibilità di creare in modo dinamico macchine personalizzate in funzione della posizione e delle responsabilità dell’utente, la disponibilità di uno strumento centralizzato per la gestione di identità, ruoli e policy di accesso è fondamentale.
Permettere agli utenti di accedere solamente a desktop virtuali, configurati in base al ruolo o alla posizione fisica, rappresenta un grande valore per controllare gli accessi alle risorse It dell’impresa.
Poter verificare l’autenticazione degli utenti da un unico punto centrale e ottenere informazioni dettagliate sui diritti di accesso e sulle sessioni di lavoro, sono funzionalità importanti.
Quale futuro ha dunque davanti chi si incammina sul sentiero della desktop virtualization? Per Imprivata, anche se ci vorrà ancora un po’ di tempo prima che l’uso della tecnologia di virtualizzazione client diventi una prassi comune, sono sempre più numerosi gli utenti che esprimono la necessità di mettere in relazione l’identità con le credenziali di autenticazione e le policy direttamente dal client alla sessione virtuale e alle applicazioni. Le promesse della virtualizzazione del desktop sono sì notevoli. Tuttavia, finché i fornitori It non saranno in grado di offrire all’utente la stessa esperienza di utilizzo di cui gode oggi e di semplificare l’applicazione di autenticazioni e policy, anche in questi ambienti la strada da percorrere sarà lunga.





