Da un mercato basato sulla quantità a un mercato guidato dalla qualità

Non ha senso domandarsi quando finirà la crisi, piuttosto cercare di capire quale fisionomia si appresta ad assumere il business, per anticiparla e, se possibile, strutturarsi per trarne beneficio

21 ottobre 2002 Due grandi
interrogativi pesano sulla crisi economica del mercato informatico nel 2002.

Il primo chiede di sapere quando inizierà la tanto attesa
ripresa economica. Il secondo s’interroga su quale sarà
il profilo del mercato
prossimo venturo.
Sulla prima questione si
assiste da mesi a un continuo rincorrersi di previsioni che si smentiscono
settimanalmente. Più ancora che a una crisi dell’economia appare in crisi
profonda il sistema chiamato a monitorarla.
Basta un segnale positivo per
spingere gli analisti a credere in un nuovo ciclo e basta poi un segnale
contrario per far franare tutta la fiducia. Più che la razionalità del dato
conta l’emozione con cui viene interpretato. Dunque serve a poco oggi
interrogarsi sul -quando- finirà perché l’esperienza insegna che le risposte si
annunciano comunque come poco affidabili.Al contrario si può provare a leggere come
sarà il carattere del mercato quando la ripresa finalmente avrà preso piede e
consistenza.
Dai segnali che emergono con forza in questa
fase si può intravvedere il tramonto di un mercato basato essenzialmente
sulle numeriche di vendita
intese come quantità di prodotti, quantità
di ore di sviluppo, o quantità di MHz a disposizione nei propri sistemi.
Al
contrario sembra prevalere la logica della qualità del
business
, da leggere non come alternativa ai grandi numeri, ma come un
modo completamente diverso di costruire progetti e
offerte. Non ci si deve dimenticare che i clienti
escono dalla “sbornia” collettiva degli anni 1999 e 2000 quando Internet,
unitamente al fenomeno dell’Anno 2000 e all’Euro incalzante, aveva introdotto
componenti fortemente emotive, ansiogene, nella domanda di beni informatici. I
numeri positivi dell’economia avevano dato ossigeno a questo fenomeno facendo sì
che molte imprese acquistassero più di quanto non fosse strettamente
necessario. I nodi naturalmente vengono al pettine e
oggi quelle imprese si trovano ad essere saturate, non vogliono sentir parlare
di proposte o progetti che implichino acquisti di beni informatici. Men che meno
di macchine, di aggiornamenti di ambienti operativi o applicativi.

Ma queste stesse aziende sono consapevoli
che non possono rimanere ancorate a scelte effettuate nel passato in un mercato
in continuo cambiamento. Hanno dato un taglio consistente ai budget a
disposizione e hanno cambiato la gerarchia e la struttura delle loro necessità.
Adesso il loro bisogno primario è quello di far funzionare correttamente quanto
c’è in casa. Lo scenario con cui si confrontano i responsabili dei sistemi
informativi non è diverso da quello che deve guidare un buon amministratore: non
si deve rinunciare alla costruzione di nuovi vantaggi competitivi, ma nello
stesso tempo si deve spremere a dovere quanto si ha a disposizione per dare una
ragione economica agli investimenti effettuati.
Questo si traduce in una
diversa composizione della domanda che risponde meno alle vecchie logiche
quantitative. Il numero e la potenza delle macchine così come le nuove
funzionalità delle nuove release di applicativi passano in secondo piano. Adesso
è necessario che le persone giuste in azienda sappiano utilizzare al meglio i
mezzi necessari per svolgere il loro lavoro (formazione), serve
che i flussi del lavoro e delle informazioni siano calibrati in funzione dei
mezzi, degli obiettivi dell’azienda e del personale a disposizione
(consulenza), serve mettere mano al materiale disponibile
affinché tutti i sistemi e tutti i processi aziendali dialoghino efficacemente
senza barriere (integrazione), serve qualcuno che conosca bene
obiettivi e processi, sistemi e persone, forze e debolezze e sappia intervenire
per tempo anticipando problemi o cogliendo opportunità (assistenza e
aggiornamento
). I quattro nomi che sono emersi corrispondono a quattro
mercati in forte evoluzione, e sono spinti da una domanda che oggi vuole trovare
una soluzione -qualitativa- agli investimenti del passato, ma che in futuro
potranno candidarsi ad assumere il ruolo di nuovi motori dello sviluppo. La
morale e la prospettiva di questo fenomeno è che se vince il criterio della
qualità rispetto a quello della quantità certi processi d’acquisto cambieranno
in profondità. La formazione, ad esempio, non arriverà in soccorso agli utenti
che dispongono di sistemi performanti ma sottoutilizzati, sarà al contrario
propedeutica in certa misura alla scelta dei sistemi e contemporanea alla loro
messa in opera.
I servizi di consulenza e integrazione procederanno affiancati e serviranno da
basi di partenza per l’analisi e la costruzione dei progetti.
In conclusione saranno soprattutto le motivazione “interne” alle imprese
a governare la domanda. Mentre oggi sappiamo bene che un peso forse eccessivo è
stato svolto dalle motivazioni e dalle suggestioni esterne. E si può prevedere
che i clienti oltre che qualità chiederanno anche più
concretezza.

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