Cuba libre

All’Avana passano all’opensource. Tanto ci voleva?

Lungi da noi buttarla in politica. C’è che in settimana è stato dato ampio
risalto al fatto che il governo cubano, per iniziativa del ministro delle
comunicazioni Ramiro Valdez, migrerà migliaia di propri computer al software
opensource.

Valdez è stato “fiancheggiato” dal guru
dell’opensource Richard Stallman, che contestualmente ha asserito che buona
parte del software proprietario è insicuro.

Un’uscita, quella di
Stallman, che rischia di annegare quel fondo di verità presente in quanto
affermato in un ozioso, in quanto non necessario, propagandismo.

Quello
che conta, dunque, è che Cuba passerà a Linux.

L’unica cosa ovvia che
vien da dire è: era ora.

Ma, anche, vogliamo parafrasare una battuta che
Totò rivolgeva a Cardoni ne “La banda degli onesti”, per convincerlo a
unirsi a lui (e a Peppino) nell’intrapresa di stampare biglietti da 10mila lire
con l’attrezzatura del poligrafico dello Stato in suo possesso: “Ma come,
Ramiro: il lavoro scarseggia, avete le pezze ai piedi, sopra e sotto, vi morite
di fame, avete l’intimo di sfratto.. e ancora esitate?
”.

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