Cosa vuole fare la Francia per le Pmi

Creare un’agenzia unica che possa aiutare le Tpe (Très petite entreprise, cioè aziende con meno di venti dipendenti) e le Pme (Petites et moyennes entreprises, aziende con meno di 250 dipendenti) raggruppando i servizi esistenti. È il primo obiettivo d …

Creare un’agenzia unica che possa aiutare le Tpe (Très petite entreprise, cioè aziende con meno di venti dipendenti) e le Pme (Petites et moyennes entreprises, aziende con meno di 250 dipendenti) raggruppando i servizi esistenti. È il primo obiettivo del rapporto stilato in Francia dalla Commission pour la Libération de la croissance francaise, diretta da Jacques Attali. La commissione bipartisan varata dal presidente Sarkozy che raccoglie anche italiani (Franco Bassanini, Mario Monti) ha dedicato parte del lavoro anche alle aziende di minori dimensioni. La Francia, infatti, ha una struttura industriale per certi versi simile all’Italia, con 2,7 milioni di imprese il 95% delle quali ha meno di 20 dipendenti. La Commissione chiede l’istituzione di un’agenzia di servizi per le Tpe, un binario unico e veloce per aprire nuove aziende, la facilitazione dell’accesso al credito con una formazione apposita per i neo imprenditori che coinvolga anche i possibili talenti delle banlieue, le periferie delle grandi città vero problema sociale della Francia. Il gruppo di Attali si è soffermato anche sulla facilitazione dell’accesso alla Borsa per le Pme e sui finanziamenti delle banche, sulla semplificazione amministrativa per le Tpe, che dovrebbero avere anche un regime sociale specifico. Anche in Francia, poi, esiste il digital divide: coinvolge il 2-3% della popolazione ripartita sul 20% del territorio. Un divario, secondo Attali, che non sarà recuperato con l’intervento dei privati che non hanno convenienza a investire in alcune zone, ma per il quale è necessario un intervento dello Stato che, a differenza dell’Italia, in Francia è fin troppo presente. L’impegno è eliminare il divario entro il 2011.

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