La memoria La RAM, alimentata negli scorsi anni a 5 V, è scesa a 3,3 V (vecchia SDRAM a 168 pin), quindi a 2,5-2,6 V (attuale DDR a 184 pin) e infine a 1,8 V (la nuova DDR-2). Stando alle specifiche, i DIMM hanno un consumo assai variabile: dai pochi w …
La memoria
La RAM, alimentata negli scorsi anni a 5 V,
è scesa a 3,3 V (vecchia SDRAM a 168 pin), quindi a 2,5-2,6
V (attuale DDR a 184 pin) e infine a 1,8 V (la nuova
DDR-2). Stando alle specifiche, i DIMM hanno un consumo assai variabile: dai pochi
watt per DIMM di una DDR di prestazioni tranquille fino a un watt per chip per
i moduli più veloci.
Oggi il numero di chip può arrivare a 18 su un DIMM da 512 MB con ECC;
mediamente possiamo calcolare 10 W per DIMM, salvo arrivare a 20 in
certi casi. Possiamo quindi calcolare 5 A per DIMM a carico della linea a 3,3
V.
La scheda AGP
Se costruite una workstation di fascia alta con una scheda AGP Pro,
mettete in conto un consumo massimo di 110 W, con corrente
massima di 7,6 A a 3,3 V e 9,2 A a 12 V. L’AGP 3.0, che supporta fino
a 8X e cederà il passo al PCI-Express, attinge a varie alimentazioni:
1,5 V (max 2 A), 3,3 V (max 6 A), 3,3 V aux (max 0,375 A), 5 V (max 2 A) e 12
V (max 1 A).
Mediamente, calcoliamo 40-50 W per una moderna scheda grafica AGP,
che scendono a meno di 25 W per le schede di livello medio-basso che non hanno
bisogno di alimentazione supplementare.
Altri circuiti
Un hard disk ATA o SATA può consumare fino a 20 W. Per
esempio, un moderno Seagate Barracuda 7200.7 ha un consumo medio sui 13 W, quindi
per semplificare si può calcolare 1 A sia per i 5 V sia per i 12 V. I
dischi SATA hanno anche un pin di alimentazione a 3,3 V, ma per ora non lo usano.
Per i dischi SCSI da 10.000 rpm il consumo può essere anche doppio.
Per i drive CD/DVD il consumo varia tra 10 e 25 W, mentre
calcoliamo 5 W per il floppy e 10 W per gli Zip.
Per la motherboard possiamo calcolare 25-40 W di consumo,
più 3 W per la ventola della CPU. Altri esempi di assorbimento sono:
4 W per una scheda di rete o per un modem, 25 W per un controller SCSI, 5 W
per una scheda PCI o per un device USB, 8 W per un device FireWire, da 7 a 18
W per una scheda audio, 3 W per tastiera e mouse e 2-3 W per ogni ventola supplementare.
Il totale
Facciamo un altro esempio, supponendo di aver esaminato le specifiche elettriche
dei componenti e di avere totalizzato un assorbimento di 8 A sui 3,3 V, 16 A
sui 5 V e 14 A sui 12 V.
Con un consumo totale di circa 275 W potremmo pensare di farcela con un alimentatore
da 300 W, o di ritenerci previdenti acquistandone uno da 350 W. Non è
proprio così. Per esempio, il citato hard disk Seagate consuma 13 W,
ma all’accensione assorbe fino a 2,8 A a 12 V (33,6 W) per mettere i piatti
in movimento. Se tutti i componenti vengono sollecitati contemporaneamente a
pieno carico, è facile superare i valori medi.
Come minimo, vogliamo tenerci un margine di sicurezza e non superare, con i
consumi medi previsti, l’80% della potenza massima fornita dall’alimentatore.
In tal caso dovremmo prevedere assorbimenti di 10 A a 3,3 V, 20 A a 5 V e 17,5
A a 12 V.
Ora la potenza massima sembra essere di 343 W, che sembra autorizzarci all’acquisto
di un alimentatore da 350 W. Ma è così? Guardiamo le specifiche
dei prodotti in commercio, fissando l’attenzione sulla corrente massima
erogata su ciascuna delle linee principali: 3,3, 5 e 12 V (per ora ignoriamo
le altre uscite, che sono a bassa corrente).
Un esempio di alimentatore da 350 W offre 28 A a 3,3 V, 35 A a 5 V e 16 A a
12 V. Vediamo che è abbondante a 3,3 e 5 V ma sottodimensionato sulla
linea più importante, che oggi è il 12 V. Questo modello, persino
se è di tipo ATX12V, sembra adatto più ai computer di qualche
anno fa che agli attuali requisiti di Pentium 4 e Athlon.
Un altro modello promette 28 A a 3,3 V, 30 A a 5 V e 22 A a 12 V. Sareste tentati
di comprarlo, peccato che la potenza massima supportata sia di 300 W, il che
significa che non è in grado di erogare contemporaneamente alti livelli
di corrente su tutte le uscite.
Quello che cerchiamo è una potenza massima non inferiore a quella
calcolata e correnti massime per le linee a 3,3, 5 e 12 V non inferiori
a quelle calcolate. Ora potremmo imbatterci in un anonimo alimentatore da poche
decine di euro capace di erogare 450 W con corrente massima di 28 A a 3,3 V,
30 A a 5 V e 15 A a 12 V. Ancora una volta, sarebbe una scelta inadeguata, perché
basta l’aggiunta di un drive o l’upgrade della CPU per raggiungere
e superare il limite di corrente a 12 V.
In questo esempio, una scelta azzeccata sarebbe l’acquisto di un alimentatore
Antec TruePower da 430 W, che offre 28 A a 3,3 V, 36 A a 5 V e 20 A a 12 V,
lascia un buon margine di espansione della configurazione e lavora in tutta
sicurezza. è vero che un alimentatore di alta qualità costa più
di 100 euro, ma la sua importanza per la stabilità del sistema e la salvaguardia
dei dati e dell’hardware è superiore al costo aggiuntivo da sostenere.





