Lo sostiene Unimpresa, secondo la quale in cima alla lista dei balzelli che hanno spinto gli imprenditori a rivolgersi agli istituti di credito c’è l’Imu.
Cinque
aziende italiane su otto chiedono prestiti in banca per pagare le tasse e oltre il 62%
delle micro, piccole e medie imprese italiane è stato costretto a ricorrere a
un finanziamento per onorare le scadenze fiscali. E’ quanto emerge da un
sondaggio Unimpresa realizzato su 122 mila aziende associate sulla base dei
dati raccolti al 30 giugno 2013.
In cima alla lista c’è la difficoltà di
pagare l’Imu. Mentre è l’Irap l’altra tassa che mette in difficoltà gli imprenditori italiani, perché l’imposta
regionale sulle attività produttive si paga anche quando i bilanci sono in
perdita.
Quanto ai settori produttivi, sono gli operatori
turistici (per gli alberghi), le piccole industrie (per i capannoni) e la
grande distribuzione (per i supermercati) quelli maggiormente esposti con le
banche.
Sono oltre 76.200 le Pmi associate a Unimpresa che, nel
corso del primo semestre del 2013, hanno chiesto prestiti agli istituti
di credito italiani per rispettare le scadenze.
“Tutto ciò genera un triplo effetto negativo sui conti e sulle prospettive
di crescita delle aziende – spiega Paolo
Longobardi, presidente di Unimpresa -. Il primo è l’apertura di linee di credito destinate a
coprire le imposizioni fiscali invece di nuovi investimenti, il che limita la
natura stessa dell’attività di impresa. Il secondo problema sorge, poi, alla
chiusura degli esercizi commerciali, quando il valore degli immobili posti a
garanzia dei ‘prestiti fiscali’ va decurtato in proporzione al valore
dell’ipoteca, con una consequenziale riduzione degli attivi di bilancio. Il
terzo ‘guaio’ è relativo a eventuali, altri finanziamenti per i quali
l’impresa deve affrontare due ordini di problemi: meno garanzie da presentare
in banca e un rating più alto che fa inevitabilmente impennare i tassi di
interesse“.