Che ne dice, signora Robinson?

L’antistoricità stridente degli spot odierni.

E intanto Dustin Hoffman non sbaglia un film, diceva Luca Carboni nel suo album d’esordio.
Probabile fosse vero, però ora ha sbagliato uno spot.

Non da attore, ma da personalità pubblica. È anche vero che come dice Bruce Willis, non si capisce perché debba interessare come la pensi in politica un attore, solo perché questi è famoso.
Però di Willis ce n’è uno solo e di trasformisti alla tootsie è pieno il mondo. Fatto sta che il laureato ha prestato voce e immagine alla campagna pubblicitaria natalizia di Sky, girando uno spot in cui del prossimo Natale dice che sarà “il più grande”.
Gli slogan, come le battute, non si spiegano, però si possono criticare. Peccato allora che all’affermazione non ci creda nessuno, e che quello spot arrivi da una società che, dicunt, propone il telegiornale migliore visto ultimamente.

Quelli “peggiori” sbaglieranno, ma non passa giorno di dicembre che non ci ricordino come sia stato economicamente e socialmente orribile il 2007, con gli effetti di una crisi dei mutui che non si sono ancora esauriti, soglie di povertà familiari che diventano corridoi, problemi di integrazione sociale al massimo storico, una classe politica lacerata e incapace di incidere, un lavoro precarissimo anche sotto il profilo della sicurezza e, dulcis, rapporti statistici che ci definiscono un “paese mucillagine”.

Allora, il Natale “più grande”?
Si fa strada, e non dietro ammonimento del Codacons, la convinzione che la pubblicità, tutta, non debba far sognare, piuttosto orientare e consigliare le persone.

Dovrebbe avere più spirito pratico che spinta pindarica. Sicuramente non può più illudere nessuno.

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