C’è uno spazio futuro per le “estese” esigenze di gestione delle Pmi

Chi gridava alla morte degli Enterprise resource planning si è dovuto ricredere. Per funzionare, l’azienda ha bisogno di soluzioni di seconda generazione, integrate con applicativi di Scm, Crm e Bi. Il contrordine proviene, in particolare, dal midmarket.

Non si può certo negare che il comparto abbia segnato il passo, ma, come a voler zittire quanti negli ultimi anni hanno insistito a darli (definitivamente) per spacciati, gli Enterprise resource planning sono ancora vivi e vegeti, rigenerati dalla linfa fornita loro dai servizi e dalle applicazioni di Scm, Crm e Bi.


Ad assicurare lunga vita agli Erp sembrano essere, in particolare, le aziende di taglio medio, seguite a ruota dalle piccole imprese, cui non difetta la propensione a investire per crescere. Se, infatti, per le società di fascia enterprise si può parlare di mercato quasi saturo o, quantomeno, maturo (l’Italia interpreta, tuttavia, un ruolo atipico nel panorama mondiale), per lo small and medium business gli orizzonti sono ancora vasti, anche grazie alle potenzialità offerte dal mercato degli Application service provider, che pare stia dando corpo alle aspettative fino ad ora andate largamente deluse. Gli spazi di crescita nel settore di attività delle piccole e medie imprese sono, quindi, ampi e nettamente superiori a quelli della fascia più alta del mercato che, comunque, secondo Idc, ha ancora del margine di miglioramento, per lo meno per quanto riguarda l’implementazione di soluzioni a corollario del tradizionale concetto di Erp. Sarà proprio l’integrazione con la supply chain o con software di Customer relationship management o di business intelligence (soprattutto sotto forma di analytical applications per fare un uso intelligente del dato) a dare impulso al settore nei mesi a venire (ma si potrebbe parlare senza difficoltà dei prossimi anni), senza contare la necessità di sviluppare verticalizzazioni in grado di fornire risposte precise a esigenze di comparti specifici.

L’evoluzione del sistema gestionale


L’anno alle porte è visto come l’atteso momento del rilancio e del consolidamento per le soluzioni Erp, che dovrebbero riuscire a penetrare completamente la parte medio bassa del tessuto produttivo italiano che, dopo aver provato i vantaggi offerti dai gestionali, in seguito alle complicazioni legate all’Anno 2000 e all’avvento dell’euro, è pronta a rivedere la propria impostazione di business, aprendosi alla collaborazione. I principali attori del mercato hanno colto l’importanza di questa opportunità e si stanno già muovendo in tale direzione, arricchendo il proprio ventaglio di offerta, stringendo partnership o effettuando acquisizioni per garantire soluzioni sofisticate ma, al contempo, semplici e funzionali. Al fianco di un portafoglio sempre più completo, con soluzioni basate su piattaforme aperte, dove Java sta acquisendo maggior peso, i vendor puntano sui servizi, primi fra tutti la manutenzione, la consulenza e la formazione. Ai prodotti monolitici, che hanno caratterizzato l’esordio degli Erp, si contrappone ora una struttura votata alla Rete e costruita come somma di molteplici componenti indipendenti tra loro. Oltre alle richieste dominanti di soluzioni indirizzate alle singole industry e alla richiesta di funzionalità di Scm ed e-procurement, la crescita degli Enterprise resource planning si caratterizza per due tendenze: la modularità e il ritorno sugli asset. Il vantaggio competitivo risulta, infatti, dall’integrazione tra i differenti aspetti del progetto che, per garantire risultati nel breve periodo (così come necessario per le Pmi), devono poter essere ridotti in sottoprogetti, facilmente misurabili e sottoponibili a controlli continui, oltre che essere gestiti in modo "allargato" da più partner. Da tale considerazione, risulta facile comprendere l’importanza assunta dai business consultant e dai system integrator. Ancor più delle sorelle maggiori, infine, le piccole e medie imprese richiedono certezze sui costi previsti (che non devono lievitare strada facendo) e sui tempi del rilascio, ormai ridottisi a un intervallo variabile tra i 6 e i 10 mesi.

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