Brunetta tra fannulloni ed eGov

Ritratto di un ministro che ha un ruolo fondamentale nella squadra di governo. Ma che a volte esagera

Quando c’era la Dc era un ministero di secondo piano, almeno per l’opinione pubblica, roba buona per le clientele. Adesso che il mondo è cambiato è un ministero-chiave che può contribuire a cambiare il volto di questo Paese. Magari Renato Brunetta puntava ad altro, l’economia, ma bisogna riconoscere che nel nuovo ruolo di ministro della Pa e dell’innovazione si è lanciato con impegno ed energia. Dai discorsi un po’ fumosi di Nicolais siamo passati alle battute fin troppo dirette di Brunetta che grazie alla campagna sui fannulloni ha raggiunto un picco di notorietà del 61%.


Ora è sceso al 54%, ma l’onda resiste come dimostrano anche quei quattro signori che nel centro di Milano lo fermano per salutarlo e ringraziarlo. “Vada avanti così”, gli dicono e lui li bacia e li abbraccia. Felice.


Dentro, in conferenza stampa, ha appena finito di maltrattare una giornalista che, a suo dire, ha fatto una domanda non pertinente (“Avere un registratore in mano non la autorizza fare domande stupide”) e bacchettato gli organizzatori che non hanno pensato al classico “gelato” (il microfono senza fili) per chi deve fare una domanda (“Una conferenza stampa senza il gelato, inammissibile!”, tuona). In mattinata era intervenuto a un convegno al Comune di Milano dove aveva tenuto un discorso infarcito di “Io”.
Il personaggio è fatto così: non appare portato per il gioco di squadra.


Però tutto si può dire di lui ma non che manchi l’impegno anche se, come ha detto il docente della Bocconi e del Mit Francesco Giavazzi “Brunetta sembra che le cose le abbia sempre già fatte”.


Il ministro infatti oltre ad avere una particolare predilezione per le battaglie mediaticamente più efficaci (i fannulloni) ha il vizio di dare per acquisite cose che non lo sono affatto.


Partiamo dai fannulloni. Pochi lo sanno ma il dato del 40% sbandierato dal ministro è oggetto da tempo di una discussione con gli economisti della voce.info che mostrano qualche dubbio. Anche perché va bene ridurre l’assenteismo (battaglia sacrosanta), ma qualcuno chiede anche i dati relativi alla produttività dei dipendenti pubblici. Perché se uno va in ufficio ma per qualche ragione fa poco o nulla la situazione non cambia.


Poi c’è la vicenda del progetto eGov. Nella chiavetta Usb dal titolo “Brunetta le cose fatte”, il ministro ci piazza anche il piano per l’eGovernment che dovrebbe dare risultati tangibili entro il 2012.


Ma per ora siamo alle buone intenzioni che, a detta di molti osservatori, sono anche un po’ eccessive visto che stiamo parlando di un piano articolato su 14 obiettivi settoriali, 4 territoriali, 6 di sistema e 3 internazionali.


Forse un po’ troppo per quattro anni di lavoro. E forse un po’ troppo visto che al momento è disponibile soltanto il 20% del finanziamento.



A questo ci aggiungiamo che insieme a Berlusconi ha annunciato la scomparsa della carta dalla Pubblica amministrazione sempre entro il 2012. Un obiettivo che Assinform, l’associazione delle aziende Ict, ha dichiarato come minimo molto difficile da raggiungere. E sempre Assinform ricorda che negli ultimi tre anni se va bene la spesa Ict della Pa non è aumentata.


Il bello di Renato Brunetta è che con lui più di altri ci si misura sulle cose fatte. E allora vanno bene Linea Amica e Reti amiche, passino gli emoticon che permettono di giudicare in tempo reale il lavoro dei dipendenti pubblici (anche se qualche dubbio qui è lecito), benissimo la partenza dell’Agenzia per l’innovazione, mentre qualche perplessità desta l’intenzione di aprire uffici pubblici nelle sedi aziendali. Ma lo sviluppo dell’eGov presuppone non più sedi sul territorio, ma (esagerando) una sede unica (il pc) dal quale il cittadino e l’impresa possono fare tutte le pratiche che desiderano.


Una roba tipo l’Estonia dove il Fisco restituisce un credito d’imposta in due giorni e tramite il Web e una firma elettronica autenticata con il cellulare è possibile registrare la nascita di un figlio, iscriverlo a scuola, controllare presenze e voti (da questo punto di vista stiamo facendo passi avanti), pagare le tasse verificare i contributi previdenziali e controllare anche chi ha chiesto informazioni sul proprio conto.


Dal ministro ci si aspetterebbe una forte spinta verso l’innovazione, una vera Pa digitale che finora non si è vista. E ci si aspetterebbe qualche dichiarazione pepata sulle società pubbliche che si occupano di Ict (ma vista la notizia sulla fine del Cnipa c’è da preoccuparsi). Con più aderenza ai fatti.
Le cose esistono quando sono terminate non quando sono annunciate. Ma la fiducia in Brunetta rimane alta. E il lavoro èappena iniziato.

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