Entro il 2010, tutti i comuni che fanno capo al capoluogo lombardo potranno sfruttare le opportunità offerte dalla broadband. Se ne è parlato in un convegno con Lineaedp
Entro il 2010, la banda larga raggiungerà i 244 comuni raccolti nell’area bergamasca. Il progetto (nato nel 2006 su iniziativa dell’amministrazione provinciale e recentemente discusso in un convegno organizzato dalla sede cittadina di Confindustria e moderato da Lineaedp) sta già dando i primi frutti, dotando il territorio di un’infrastruttura di rete «all’altezza delle esigenze di comunicazione di una delle aree più sviluppate del paese», ha commentato Valerio Bettoni, presidente della Provincia. La struttura, gestita da due società a capitale pubblico (Abm Ict e Big Tlc, controllate dalla Provincia stessa), è di tipo misto, fibra ottica-wireless, e prevede per gli utenti una doppia modalità di accesso: wired e wireless, al momento concentrata in hot-spot e sviluppata secondo le tipologie dell’hyperlan e del Wi-Fi. La quantità e la qualità delle tecnologie implementate nel sistema, in particolare, permette di usufruire di diversi servizi, tra cui la trasmissione di dati voce e immagini, il VoIp, lo streaming video e le Vpn.
W&H Sterilization, che ha sede nella zona industriale di Brusaporto, è tra le prime aziende ad aver iniziato a usufruire del servizio, decollato la scorsa estate. A lungo, la società, che produce strumenti di precisione in ambito odontoiatrico ed è parte di un gruppo multinazionale austriaco, ha cercato di raggiungere un accordo in questa direzione con i principali player sul mercato, senza riuscirvi: «Per oltre un anno – ha spiegato Daniele Ongaro, membro del management aziendale – ci è stata promessa una velocità di connessione nettamente superiore a quella che potevamo realmente utilizzare, con tutti i problemi che ne derivavano ogniqualvolta dovevamo stabilire un contatto Web con la casa madre».
«Ci era stato promesso l’allacciamento alla rete – ha puntualizzato PierGiuseppe Ferrari, It manager della società -, salvo poi scoprire che l’armadio-collettore al centro del paese, in cui si sarebbero dovute inserire le nostre coppie di rame, era saturo. Tuttavia, la nostra esigenza di banda è cospicua, stante la volontà di disporre di un canale dati verso la sede principale in grado di supportare servizi quali repliche remote di file system, videoconferenza e simili». Dopo queste difficoltà, lo scorso agosto, W&H Sterilization è venuta a conoscenza del progetto provinciale e, entrata in contatto con l’utility operativa, è finalmente uscita dall’impasse. «Da qualche settimana – ha continuato Ferrari – viaggiamo a 10 Mbit e, soprattutto, con una connettività stabile, che rispecchia in pieno le condizioni contrattuali». «Quando si ha a che fare con una piccola società, infatti, è più facile concordare una soluzione su misura, adatta alle specifiche esigenze dell’azienda», ha commentato Ongaro. Del resto, quando si è legati a un grande operatore staccarsene non è semplice, soprattutto se si pensa ai costi, non solo economici, ma anche in termini di comodità e abitudine alla routine, che l’abbandono comporta.
Ne sa qualcosa Alessandro Paris, responsabile Ict di Italian Cable Company, che pur avendo firmato un contratto con l’utility bergamasca, non rinuncia ai servizi di Telecom Italia. «Sono pochi mesi che viaggiamo sulla nuova banda larga – ha illustrato Paris – e, francamente, mi sembra un periodo di tempo troppo breve per decidere di rinunciare all’Adsl del provider nazionale che, per quanto presenti dei costi elevati per l’uso che facciamo della rete, ci garantisce affidabilità. Se, poi, nel prossimo periodo non incontreremo problemi, allora la nostra decisione potrebbe cambiare. A livello tecnico, infatti, i vantaggi sono assicurati: la produttività aziendale aumenta perché la banda garantita in down/upload ci permette di svolgere molte attività da remoto in real time, senza perdite di tempo legate agli spostamenti e senza aggravi di spese, come quelle legate ai viaggi che altrimenti dovremmo compiere da Bolgare, dove si trova la nostra sede, fino alla filiale che abbiamo in Romania».
Dimitri Bugini, sindaco del comune di Lurano, ha poi raccontato che «nel 2004 il paese sembrava vivere nel Medioevo delle telecomunicazioni, al punto che ogniqualvolta era necessario spedire e ricevere file pesanti, i dipendenti della nostra amministrazione erano costretti ad andare in ufficio alle sei del mattino, quando la rete era meno sovraccarica. Poter utilizzare Internet con praticità diventava sempre più impellente». Un problema, che oltre ad avere un impatto negativo sulla produttività di un’area ricca di aziende, del tutto tagliate fuori dai flussi di comunicazione globale, metteva a repentaglio la tenuta della giunta stessa. Così Bugini ha accettato di buon grado la proposta di fare da “beta tester” al progetto provinciale: «Non abbiamo esitato e oggi, grazie a un ripetitore montato sul campanile della piazza centrale del paese e un server collocato nei sotterranei del municipio, il segnale viene irradiato nell’intero perimetro del paese. Tutti dispongono di una connessione veloce, dall’internauta domestico al piccolo imprenditore, anche in caso di condizioni atmosferiche avverse, come accade quando i temporali isolano la Bassa e Lurano rimane connessa grazie, appunto, ai collegamenti in fibra ottica e via wireless».





