Basilea 2, l’occasione per ripensare i servizi alle Pmi

I consigli di Idc al mondo delle banche

Dove sta andando il sistema bancario italiano e, soprattutto, che cosa deve fare per competere con quello europeo. Un’analisi sull’evoluzione del settore viene da Ezio Viola, vice president & general manager Emea Vertical Markets & Insights di Idc, che in merito ha organizzato a Milano a metà novembre l’European It Banking Forum. «In Italia ci sono vari trend in atto che diversificano il settore dal contesto europeo – esordisce Viola -. Il primo è che si sta ancora assistendo a una fase di consolidamento e merger tra gruppi, per far fronte al generale processo di globalizzazione in atto. Questo fatto crea opportunità ma anche criticità. L’opportunità è che quando si fanno i merger, un primo obiettivo, soprattutto dal punto di vista It, è quello di creare maggior efficienza che deriva dal consolidamento non solo delle strutture It ma anche di tutti i processi. Quello che, invece, non è stato ancora raggiunto, e questo lo dice anche la Banca d’Italia, è quanto dell’efficientamento che i merger passati e prossimi produrranno, andrà a beneficio dei clienti delle banche dal punto di vista di minori costi rispetto ai servizi offerti».

Un altro aspetto, sottolineato da Viola, è che le banche devono imparare a confrontarsi con la concorrenza, sia sul fronte interno che su quello internazionale. E i primi grandi gruppi già sono preparati in tal senso, mentre c’è una fascia di mezzo che sta cercando, attraverso merger o accordi, di raggiungere quelle economie di scala necessarie per essere più competitive. Poi c’è tutta la fascia più piccola di banche che, proprio per essere radicate sul territorio, hanno un loro ben preciso ruolo, tant’è che in Italia le filiali si vendono ancora a un prezzo superiore rispetto al resto d’Europa. La filiale, infatti, è il “canale” in grado di sviluppare meglio le relazioni con la clientela ed è anche quello che conosce meglio il territorio.

Date queste prime considerazioni, emerge che il settore delle banche nazionali sta ancora vivendo un processo in formazione, al cui interno va migliorato l’aspetto competizione, non solo sui costi ma anche sui nuovi servizi da offrire al mercato. E, infatti, ha ancora molta strada da percorrere in particolare nelle aree del consumer banking e delle carte.

Lo stesso discorso vale per i servizi alle imprese, in particolare per le piccole imprese, in quanto le banche dovrebbero pensare a servizi nuovi o diversi da quelli attuali, relativi sia ai finanziamenti che alle problematiche di svilu]]ppo delle aziende. «Oggi Basilea 2 può creare delle resistenze su questo fronte – prosegue l’analista – ma è auspicabile che si inneschi un approccio virtuoso da entrambe le parti: le imprese, devono imparare a fornire informazioni in maniera più strutturata, le banche devono predisporre gli strumenti tecnici e informatici per poter agevolare i finanziamenti alle imprese, in particolare alle Pmi». In questo contesto non va dimenticato anche il discorso della compliance, in quanto dal primo novembre entra in vigore Mifid, la direttiva sui mercati degli strumenti finanziari, e qui, secondo Viola è ancora tutto da verificare quanto le banche in Italia siano pronte, al di là dei soliti grandi gruppi.

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