Ballando coi pinguini

L’ultima moda: il manager in Antartide a farsi le ossa.

Una bella avventura al Polo Sud per diventare uomini duri.

Sembra
la pubblicità di una vacanza d’avventura proposta da agenzie viaggi per i
perenni annoiati dalla vita.

Invece è la trovata che alcune
multinazionali hanno avuto per temprare i propri manager alle asprezze del
business.

Siamo alle solite: dove non c’è riuscita la scuola prima, il
servizio militare poi, la vita quotidiana in seguito, si prova la via del corso.

Se in condizioni estreme, meglio.

Pare che grandi aziende spediscano
i propri manager, accompagnati da tutor, a bordo di una rompighiaccio a fendere
i mari dell’Antartide e a superare i limiti di James Cook piantando bandiere al
polo.

Si parla di Coca Cola e British Petroleum, ma nell’ultimo
viaggetto organizzato in partenza da Ushuaia si contavano 67 persone.


Costo dell’avventura: 24mila euro.

Prodotto di ritorno sperato:
fior di manager motivati, forgiati e rotti a tutte le esperienze.

In
realtà, giungono voci che i coatti dell’esplorazione passino il tempo a
sbevazzare (anche per combattere il freddo) in un clima di cameratesca
goliardia, pronubo il tutor.

Tanto l’azienda ha pagato e, se del caso,
nella vita reale, di fronte a una situazione complicata e irrisolvibile, i
manager possono sempre dire “fossimo in Antartide farei così, ma qui fa
troppo caldo
”.

Che almeno una cosa del genere stimoli l’uso
dell’ironia, forse la vera cosa che manca ai manager per sopravvivere e per far
sopravvivere gli altri.

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