Avec le blog, le “Roi” s’amuse

Parlare di Roi con i corporate blog.

Non si vive di soli diari pubblici o di citizen journalism: anche le aziende
possono far ricorso al blog, in una strategia che leghi il Web 2.0
all’Enterprise 2.0.
Il mercato è una conversazione”. Chi riconosca
come assolutamente vera questa frase prediletta del Web 2.0 di Tim O’Reilly, ed
abbia un’azienda, non abbia dubbi e si affidi integralmente ai blog, la migliore
materializzazione del concetto di “conversazione” in differita che oggi
esista.
Insomma, anche in Italia diamo il via al corporate blog, o blog
aziendale.

Non è però necessario pensare che quella frase esprima
un’identità assoluta. In altre parole, c’è una parte (prevendita, vendita,
postvendita) nella quale c’è “conversazione”? Allora lì può essere usato un
blog.

Guardando indietro non c’è nulla di nuovo sotto il sole: le
obiezioni oggi opposte al nuovo approccio sono in gran parte simili a quelle che
una quindicina d’anni fa si opponevano al Crm, Customer Relationship Management,
come nuovo verbo che traghettasse l’azienda oltre il mercato di massa
tout-court.

Una delle più frequenti remore per l’impiego dei blog in
questioni commerciali è che dare la parola a tutti, utenti e non utenti, mette
in evidenza i commenti negativi.

L’idea retrostante è che se questa
negatività non viene espressa a parole, allora il grosso dei clienti non verrà a
saperlo e le vendite proseguiranno nella modalità guidata dal marketing
classico.

Questo può anche essere vero.

Forse, però, nel senso
contrario a quello auspicato: il giudizio negativo, o meglio la mancanza d’un
giudizio positivo, sarà comunque nota sul mercato, magari in quantità minore di
quella che potrebbe esplodere su un blog; ma a non saperlo sarà la dirigenza e
il marketing, non la clientela!

“I commenti negativi saranno
comunque fatti altrove
”, conferma (non da solo) Mauro Lupi, presidente di
Ad Maiora, che completa il blogpensiero: “I blog sono un canale di
comunicazione aggiuntivo, da valutare in funzione del Roi
“.

Ed è
questo “roi”, il Return on investment, con il quale abbiamo giocato sul titolo
della tragedia di Victor Hugo, che altri rapporti con il Web non sembra avere.


Come effettuare questa valutazione, benché esistano delle prime
metodologie, è ancora oggetto di discussione. Intanto proviamo a catalogare i
corporate blog, ad esempio a partire dal “motore”: tattico, strategico o
filosofico?

Ovvero ci si parla di soluzioni contingenti, prevenzione nel
medio termine o linee guida che identificano una community, o -come si dice
oggi- una tribù?

Leo Sorge PiùBlog

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