Giochi di potere. O di eloquenza. O di cavilli. Forse non di mercato.
24 giugno 2004 A conoscere un avvocato c’è solo da guadagnarci.
Specie se questi è un essere umano di qualità superiore.
Lo sanno bene
gli americani, che ripongono nel genere una sconfinata fede e anche, spesso, le
chiavi di casa, della macchina, dell’azienda.
Tornare sul processo che mette
il Doj contro Oracle per la tentata acquisizione di PeopleSoft per 7,7 miliardi
di dollari, come dicevano i giuristi latini, necesse est.
Soprattutto perché
la settimana conclusasi ha portato alla luce una serie di rivelazioni che anche
un Tom Clancy alle prime armi potrebbe costruirci anni di contratto con editori
di bestseller e paperback.
Sulle strade di San Francisco che portano alla
nona sezione del tribunale della Bay Area, ogni mattina il giudice Vaughn Walker
deve sentirsi come Maurizio Mosca che va al calciomercato e si chiede: “chissà
che bomba salterà fuori oggi?”.
Si perché dopo che hai avuto di fronte un
professore universitario che ti dice, “altro che oligo o duopolio: qui poco poco
si si viaggia verso il monopolio”, e dopo che hai saputo che la società chiamata
in giudizio aveva da un anno un elenco di gradimenti d’acquisto lunga una lista
nozze presso un megastore, tu, giudice, dovresti ritenere di averne a
sufficienza.
E invece no.
Salta addirittura fuori che Tom Siebel, ceo
della omonima società, concorrente di Oracle, un giorno prende su la macchina e
da chi va a casa?
Da Lawrence Ellison, che di Oracle è padre padrone.
Uno, armato di buoni sentimenti, pensa: visita di cortesia fra tycoon.
Magari.
Saputo delle intenzioni di acquisto di PeopleSoft, Tom va da
Larry e dice, quasi testualmente: “se ti va buca, compra da me”.
E non solo.
Risulta anche che J.D.Edwards, la società rilevata da PeopleSoft prima che
questa fosse sotto acquisizione, era proprio in quella lista di potenziali
acquisti in mano al cda di Oracle.
Solo che non ha mai risposto nemmeno agli
inviti a parlarne.
Tutto questo è accaduto, più o meno, da un anno a questa
parte. Emerge ora, perché il dipartimento di giustizia, su mandato di un
fazzoletto di stati federali Usa, prova a vederci chiaro.
Il bello, o il
brutto, è che noi non ci eravamo accorti di nulla.
E il bello o il brutto
che verrà fuori da questo processo è totalmente in mano agli studi legali che
seguono le aziende coinvolte nel giudizio.
Altro che strategie commerciali o
di prodotto.
Parafrasando un noto slogan pubblicitario: tutto intorno
all’attorney.





