Anche per Sirmi le Tlc meglio dell’It

Anche quest’anno proseguirà il calo dell’It che dopo il 4,1% del 2003 scenderà ancora dell’1,8%. Le Tlc mobili saliranno del 6,1% .

10 marzo 2004 Alla fine l’Ict secondo Sirmi lascia sul terreno nel 2003 lo 0,2%. Un risultato che vale però un calo del 4,1% per l’It e una crescita del 2% delle Tlc. E la situazione non dovrebbe cambiare neanche per quanto riguarda il 2004 visto che la società di Maurizio Cuzari stima che quest’anno l’It scenderà ancora dell’1,8% mentre le telecomunicazioni porteranno a casa una crescita del 3,5%.

Il totale vede l’Itc raggiungere quota 62.490 milioni di euro e arrivare a 63.540 milioni di euro il prossimo anno. L’It scenderà da 21.290 a 20.900 milioni di euro e le telecomunicazioni passeranno da 41.200 a 42.640 milioni di euro. Il dettaglio dei numeri relativi all’Information technology evidenzia un brusco calo dell’hardware che perde il 4,8% arrivando a 7.499 milioni di euro e si appresta a perdere ancora terreno quest’anno quando Sirmi stima che arriverà a 7.297 milioni di euro. Il software nel 2003 ha perso il 3,5% fermandosi a 3.178 milioni e rimarrà sostanzialmente stabile quest’anno quando ci si aspetta un totale di 3.125 milioni.
Quelli che vanno peggio sono i servizi di sviluppo che sono arretrati dell’8,3% terminando a 4.951 milioni di euro e scenderanno ancora a 4.760 milioni. Una nota positiva dovrebbe arrivare invece dai servizi di gestione che calano dello 0,7% ma dai 5.662 milioni attuali dovrebbero raggiungere quest’anno 5.718 milioni di euro.

Tutto bene invece per le telecomunicazioni mobili che dopo il calo del 4,7% di quest’anno saliranno del 6,1% nel 2004 mentre quelle fisse dopo il -0,5% del 2003 lasceranno sul terreno ancora lo 0,9%.
L’It dunque continua a non veder risolti i suoi problemi che comprendono scarsi incentivi da parte dello Stato per l’innovazione, Pmi poco restie a impegnarsi sul fronte hi tech e vendor che secondo Cuzari pretendono di determinare il mercato mentre i clienti hanno sempre meno voglia di farsi condizionare. Ma non solo, secondo l’amministratore delegato di Sirmi che torna a battere il tasto delle soluzioni al posto dei prodotti, «il mercato si è ormai frammentato in vari mercati tranne per i vendor che continuano a vederlo come un mercato unico». Così si assiste a una disaffezione da parte dei clienti, a una competizione fortissima sulla tariffe dei servizi e a una perdita di autonomia delle filiali italiane delle multinazionali rispetto alle corporation che pretendono di impiantare modelli e politiche forse non adatti al nostro strano Paese.

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