All’It serve una Basilea 3

Destinare fondi alla ricerca e sviluppo significa fare una polizza per il futuro della tecnologia.

Sappiamo bene tutti che nell’It la crescita si finanzia in due modi: con la ricerca e sviluppo o con le acquisizioni. O con un mix di tutte e due. Resta da stabilire quanto questo mix sia virtuoso.

Il tema torna all’attenzione in questo periodo per due motivi.
Da un lato i costanti richiami all’R&D che arrivano dalla comunità tecnologica e dalle istituzioni, come quelle europee, che hanno da tempo fissato nella percentuale del 3% del Pil gli investimenti da destinare all’innovazione.
Dall’altro i commenti, diretti o velati, che percorrono i nervi della comunità It.

Le acquisizioni le fanno tutte le grandi società, quelle poche rimaste degne di tale titolo. Ma non tutte le fanno allo stesso modo. Il caso di quella in cui si è ultimamente impegnata Hp ha offerto il destro al ceo di Ibm per commenti critici.

A ragione o torto, Palmisano centra il tema: siamo passati dall’R&D all’R&A. Da sempre l’It è stata il mondo dello sviluppo, ora è diventata quello dell’acquisizione. Chi ha ancora la massa critica per poter tenere in mano il timone della ricerca deve assolvere questo ruolo, anche mandando giù qualche rospo. Ne va, alla lunga, della consistenza di tutto il sistema.

Già adesso, come dice Sorge sul suo blog Futuristico.it, Internet è un mondo ricco, ossia in cui c’è una forte concentrazione di capitali, al pari di quanto avviene in quelli della finanza e del grande commercio organizzato.

Distogliere fondi dal mercato per collocarli nella ricerca e sviluppo significa fare la stessa cosa che Basilea3 chiede alle banche: crearsi una riserva. Vitale.

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