Proprietario di una piccola azienda blogga, ha un’azienda sovrainformatizzata e un altro blog per parlare con clienti e distributori
Cosa ha spinto qualche anno fa un “piccolo imprenditore lombardo, più vicino ai 50 anni che ai 45” (così si definisce), titolare di un’azienda del settore metalmeccanico di 60 addetti, che costruisce beni di consumo durevoli di cui più dell’85% va in tutto il mondo, ad aprire un blog intitolato “Pensieri in libertà di un Imprenditore”?
“Forse – dice – per giocare tra pensieri espressi ad alta voce, argomenti lanciati là per provocare e per far pensare, e, perché no, aprire il rubinetto dello sfogatolo”. O forse tutto questo assieme. In modo assolutamente anonimo (per comodità chiameremo il nostro interlocutore A.I., Anonimo Imprenditore).
Perché? “La decisione dell’anonimato nasce dalla voglia di libertà. Oltretutto, sono un illustre sconosciuto, quindi il mio nome non darebbe alcun valore aggiunto al blog”. Del resto, anomini sono anche quelli che sul blog arrivano, scrivono, contestano, ironizzano, esprimono giudizi. “A volte scrivo di persone che conosco (ho alcuni incarichi in Confindustria), e non mi sentirei libero di esprimere opinioni sacrosante ma non gradite. Amici e conoscenti potrebbero alzare il telefono per lamentarsi…”.
Non una manifestazione di “codardìa” (“la mia è la storia di una persona che ha il coraggio di dire le cose in modo chiaro, sempre e comunque”), ma la convinzione che in questo modo tutti hanno lo stimolo per andare fino in fondo nelle loro considerazioni. Che tipo di blog aveva in mente? “Non ho mai pensato a fare un blog popolare– risponde A..I. – Preferisco un blog, diciamo così, influente. Per usare un paradosso, il mio sogno sarebbe avere due lettori: il presidente americano e quello dell’Unione Europea. Per questo ho sempre rifiutato link, scambi, offerte per network commerciali,…”.
Il target è indistinto, proprio perché l’obiettivo è quello di far pensare, a volte divertire, qualche volta lanciare messaggi. “Capita anche che informi, per esempio su libri e musica, o racconti anche fatti personali, al di fuori del contesto lavorativo”. A.I. racconta divertito come, evidentemente da chi pensa che stia 24 ore su 24 a bloggare davanti al pc, ogni tanto parta un “va a laurà, barbùn” (traduzione per i non milanesi, vai a lavorare barbone), cosa che, va da sé, fa parte del gioco. Anche perché il nostro dice di divertirsi di più con chi si dichiara non d’accordo, per la semplice ragione che il momento dialettico è importante, un elemento di crescita per tutti.
Il numero dei lettori? “La sensazione è che siano tanti, dai 300 ai 500 accessi al giorno, con un crollo prevedibile nel week end. Non male, se si considera che il mio è un blog specialistico. Mi conforta il fatto che c’è una certa costanza e continuità negli accessi”. Gli ”abbonati”, quelli più fedeli, sono più di 200. La tipologia è varia, non sempre “misurabile” in mancanza di collegamento da reti presenti nel Dns, in ogni caso ci sono enti e aziende, pubbliche amministrazioni locali e centrali, testate giornalistiche.
La qualità, a giudicare dai log, è alta. Bene così, sottolinea A.I., visto che “non mi piacciono i capipopolo alla Grillo”. A.I. lancia la palla su qualsiasi argomento: politica (si capisce da subito da quale parte sta), economia, lavoro, statistiche, credito, tasse, tecnologie. A proposito, A.I. non fa certo mistero del suo forte credo nell’Ict. “L’azienda è sovrainformatizzata da sempre, cosa che ci ha permesso di crescere a un ritmo medio del 15% annuo per 15 anni senza incasinarci”.
Intanto, il web 2.0 ha preso piede in azienda: ”Credo nel confronto. Per questo abbiamo creato introdotto in azienda il web 2.0 creando un blog interno a supporto del progetto di cambiamento in corso. L’azienda è piccola per usare all’interno strumenti come i social network – afferma A.I. – Stiamo verificando le modalità migliori per utilizzarli come strumento di relazione con clienti, distributori, ecc. Per i prodotti che costruiamo le social network potrebbero essere un buon veicolo. Devo però ammettere che in questo momento non rappresentano una priorità”.
Già, la crisi, Per A.I., la situazione economica è complessa, anche se i risvolti psicologici hanno assunto un’importanza enorme, per cui gli italiani si arroccano a difesa. “Occorrerebbe avviare una serie di iniziative coordinate per rivitalizzare le aspettative della gente. Perlomeno a livello europeo. Fino a quando ognuno va per la sua strada si rischia di peggiorare la situazione”.
Parola di chi sui mercati internazionali si misura ogni giorno coi cinesi, rispondendo con dosi massicce di qualità e innovazione.





