Sanità e università. Un legame sancito dall’R&D, come testimonia l’esperienza del dipartimento di Scienze medico diagnostiche terapie speciali dell’ateneo di Padova, che sta portando avanti numerosi progetti, in cui l’It è protagonista. Claudio Saccavi …
Sanità e università. Un legame sancito dall’R&D, come testimonia l’esperienza del dipartimento di Scienze medico diagnostiche terapie speciali dell’ateneo di Padova, che sta portando avanti numerosi progetti, in cui l’It è protagonista. Claudio Saccavini, Cio del dipartimento da ormai dieci anni, guida la sua squadra (due risorse fisse e una quindicina di collaboratori) partendo dai concetti di apertura e condivisione. «Sono Cio per i sistemi informativi – spiega -, ma per il resto il mio ruolo varia in base ai progetti. Il dipartimento è situato all’interno della struttura ospedaliera e la mia unità, che è costituita da tecnologi e non da medici, vuole essere principalmente un supporto per i clinici. Credo, infatti, che gli ospedali possano affidarsi alle università per una migliore e più efficace ricerca e sviluppo, anche perché noi possediamo strumenti specifici, realizzati appositamente per questo tipo di attività. Spesso, però, accade che ci si organizzi in maniera indipendente, il che significa non sfruttare al meglio la qualità dei sistemi, che in Italia non manca. Le tecnologie hanno una diffusione a macchia di leopardo, ognuno cura il proprio orticello senza conoscere cosa fa il vicino. Anche all’interno delle stesse università c’è la tendenza a vivere in compartimenti stagni. Quello che cerco di fare da tempo è, invece, fondere le biotecnologie con l’Ict, che considero facce della stessa medaglia».
In questa prospettiva di maggior coesione e interconnessione, Saccavini dà risalto alle potenzialità dell’open source, considerato anche un modo per ovviare al costante ridimensionamento dei budget e ai costi elevati dei pacchetti standard sul mercato. «Per me – sottolinea -, il software libero è sinonimo di applicativi verticali con contenuti molto ricchi di skill, che possono essere condivisi anche a livello internazionale, con un fruttuoso scambio di esperienze».
Proprio ricorrendo all’approccio degli applicativi liberi, il dipartimento universitario, è riuscito a mettere a punto un sistema di gestione immagini (archiviazione, visualizzazione e gestione dei dati radiologici), oggi utilizzato anche dall’ospedale di Padova, che ha potuto in questo modo risparmiare senza sacrificare gli aspetti qualitativi.
Per incrementare il rapporto con gli enti ospedalieri, poi, Saccavini ha disegnato un business model basato sul concetto di diffusione territoriale degli applicativi sviluppati in dipartimento, coinvolgendo imprese fornitrici per quanto riguarda l’assistenza. «I software che mettiamo a punto, possono essere adottati da qualunque struttura sanitaria, ma noi come università non siamo in grado di offrire anche il supporto. Per questo motivo, insieme al Cnipa, abbiamo individuato aziende terze che possono accedere gratuitamente alle nostre risorse e occuparsi del servizio».
Un impegno che fa, comunque, perno su sperimentazioni continue, che comprendono nuove tecnologie di micro tac, quelle nel campo della cardiologia e sui repository dei dati clinici. «A Verona – conclude il manager – una delle prime realtà che ci ha dato fiducia, siamo perfino riusciti a creare il sistema di visualizzazione dei dati clinici per i reparti senza utilizzare un database. In pratica, si impiega un applicativo che rintraccia i dati mediante i servizi esposti dai vari repository aziendali. Per accedere all’anagrafica di un paziente mi appoggio ai servizi Web, usando interfacce standard».





