Alfredo Gatti (Nextvalue): puntare sull’enterprise 2.0

Nel commentare i dati del Rapporto Assintel, il fondatore di Netxvalue, Alfredo Gatti è chiaro: l’It a fine 2008 sarà cresciuta del 2% in virtù di un ciclo positivo partito tre anni fa e che è riuscito a spostare parzialmente i budget di spesa tecnolog …

Nel commentare i dati del Rapporto Assintel, il fondatore di Netxvalue, Alfredo Gatti è chiaro: l’It a fine 2008 sarà cresciuta del 2% in virtù di un ciclo positivo partito tre anni fa e che è riuscito a spostare parzialmente i budget di spesa tecnologica verso il settore medio e medio piccolo del mercato. Ma questo miniciclo virtuoso potrebbe anche non essere più tale se le aziende italiane non sapranno cogliere il cambiamento in atto, che è quello dell’enterprise 2.0. Le opportunità che il sistema Italia ha davanti si chiamano incentivi alle imprese, sviluppo consapevole del turismo, mobilità sostenibile, efficienza energetica, il tutto con il filtro attivo del modello d’impresa 2.0. Si tratta di una trasformazione non tanto tecnologica quanto comportamentale. La tecnologia entra in gioco laddove abilita nuove forme di collaborazione, anche con realtà ed enti di sviluppo. L’evoluzione in senso collaborativo del fare impresa, alla base del modello 2.0, secondo Gatti deve essere foriera anche di altri cambiamenti, come quello dell’attribuzione del Roi dell’It: «Cominciamo a calcolare e comunicare il vero valore dell’It, non solo in funzione della misura di costi e tempi. Misuriamo come l’It partecipa alla creazione del valore d’impresa». La considerazione porta Gatti a estendere il campo di analisi ai cosiddetti “intangibles”, ossia alle consistenze immateriali che costituiscono il valore d’impresa. «Oggi è più importante solo saper vendere o saper fare bene le cose per poi venderle?» si chiede con una punta di retorica l’analista, avendo già chiara la risposta. Quello che emerge, dalle considerazioni di Gatti, allora, è un’invito a rileggere la storia economica di un’Italia che ha saputo stare sul fronte dell’innovazione per anni con l’arma dell’expertise. Si tratta di andare a riprendere qualcosa che ci apparteneva già. Per farlo servono interventi strutturali, che non abbiamo (Germania e Regno Unito, invece, sì) e aggregare la capacità di spesa, che da noi è frammentata in miriadi di piccole imprese. Già il fatto di sapere che si ha a che fare con realtà simili è un primo passo. «Finiamola – ha detto Gatti – di chiamarle Pmi». Quelle italiane sono, per lo più imprese piccole. Se le intendiamo come realmente sono, forse si riesce ad aiutarle meglio.

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