Itil non è un “medicamento” miracoloso che, attraverso meccanismi e principi attivi predefiniti, agisce positivamente su qualunque azienda, qualunque siano i suoi (certi o supposti) “malanni”, qualunque siano le condizioni di contesto. È, piuttosto, un …
Itil non è un “medicamento” miracoloso che, attraverso meccanismi e principi attivi predefiniti, agisce positivamente su qualunque azienda, qualunque siano i suoi (certi o supposti) “malanni”, qualunque siano le condizioni di contesto. È, piuttosto, un “buon senso codificato”, e con buon senso occorre utilizzarlo. L’universalità del framework costituisce certamente il suo punto di forza, ma solo se l’approccio e l’utilizzo sono guidati da un’attenta e puntuale definizione delle reali esigenze della realtà organizzativa dell’azienda e dalla corretta definizione delle priorità di intervento. Esigenza primaria di ogni organizzazione deve, dunque, essere quella di comprendere il grado di maturità, opportuno e necessario, dei propri processi It, sempre a partire dalle reali necessità imposte dal modello di business e coerentemente con le esigenze dei propri clienti. Adfor suggerisce un questionario per aiutare le organizzazioni a individuare il percorso corretto per rispondere con efficacia alle sfide che i mercati oggi propongono. I responsabili It dovrebbero, dunque, chiedersi:
• In relazione ai servizi It erogati, che cosa è davvero importante per i miei clienti?
• Con quale grado di adeguatezza rispondiamo a tali esigenze?
• Quali sono, rispetto a questo scenario, i processi maggiormente critici?
• Disponiamo delle misure di performance e dei valori di riferimento adeguati?
• Quali interventi riteniamo più utili (quick win) nel breve?
• Quali azioni dovremmo intraprendere per migliorare nel medio termine (reengineering)?
• Riteniamo adeguate le competenze dei nostri collaboratori?
Fonte: Adfor





