Akamai: nel 2026 il web cambia forma tra intelligenza artificiale, sicurezza e nuove sfide per la fiducia digitale

akamai 2026

Il web sta entrando in una fase di trasformazione strutturale. Secondo Akamai, nel 2026 l’intelligenza artificiale non sarà più un semplice supporto all’esperienza digitale, ma il motore centrale dell’ecosistema online, capace di ridefinire il modo in cui utenti e aziende interagiscono, scoprono informazioni e costruiscono fiducia.

Il cambiamento non riguarda la fine di internet, ma la sua evoluzione. Il modello storico basato su pagine, link e navigazione sequenziale sta progressivamente lasciando spazio a sistemi AI in grado di comprendere il contesto, anticipare i bisogni e agire per conto degli utenti. Come già avvenuto con l’era dot-com, si apre una nuova fase economica, fondata non più solo sulla presenza online, ma sulla progettazione, gestione e sicurezza di sistemi intelligenti.

Akamai, dalla ricerca ai sistemi AI-first: come cambia l’accesso alle informazioni

Uno degli ambiti destinati a cambiare più rapidamente è la ricerca online. Il tradizionale paradigma “cerca e clicca” viene messo in discussione da interfacce conversazionali AI-first, pensate per diventare la nuova porta d’ingresso al web. In questo scenario, l’utente non naviga più tra risultati e collegamenti, ma dialoga con sistemi capaci di sintetizzare informazioni, prendere decisioni e suggerire azioni.

Per le aziende, questo significa un cambio radicale delle logiche di visibilità. Non sarà più sufficiente ottimizzare i contenuti per i motori di ricerca tradizionali: diventerà centrale essere riconosciuti come fonti affidabili dagli ecosistemi di intelligenza artificiale che mediano l’accesso alle informazioni. Anche il paid placement è destinato a evolvere, trovando spazio direttamente all’interno delle risposte generate dall’AI.

AI enterprise: dalla sperimentazione alla maturità operativa

Sul fronte enterprise, il 2025 ha rappresentato un momento di disillusione. Molti progetti di intelligenza artificiale hanno prodotto risultati limitati, generando grandi volumi di workslop e mostrando i limiti di approcci troppo generalisti. Secondo Akamai, il 2026 segnerà un passaggio verso una maggiore maturità, con l’adozione di modelli linguistici specializzati e soluzioni AI integrate in strumenti verticali, progettati per rispondere a esigenze concrete di business.

Da questa evoluzione emergerà anche un nuovo divario competitivo. Le organizzazioni capaci di accumulare valore reale grazie all’AI consolideranno il proprio vantaggio, mentre altre rischieranno di trovarsi a gestire un crescente debito da intelligenza artificiale, fatto di complessità, costi e risultati non allineati agli obiettivi.

Sicurezza e fiducia digitale sotto pressione, afferma Akamai

La fiducia digitale sarà uno dei temi più critici del 2026. L’evoluzione delle minacce informatiche metterà ulteriormente sotto stress utenti e organizzazioni. Tra i fenomeni più rilevanti emergono i deepfake video in tempo reale, sempre più convincenti e difficili da distinguere dal reale, capaci di colpire non solo i consumatori ma anche le aziende.

Parallelamente, i cybercriminali inizieranno a sfruttare l’intelligenza artificiale per automatizzare attacchi sofisticati su larga scala, prendendo di mira infrastrutture critiche e organizzazioni di grandi dimensioni. A tutto questo si aggiunge la crescente fragilità delle infrastrutture digitali globali, sempre più centrali per l’economia e la società, ma anche più esposte a guasti, interruzioni e attacchi mirati.

Architetture AI più piccole, specializzate e controllabili

In questo contesto, cambia anche l’architettura dell’intelligenza artificiale. I grandi modelli generalisti stanno progressivamente lasciando spazio a sistemi più piccoli, specializzati ed efficienti, meglio controllabili e più adatti ai contesti aziendali. Il futuro dell’AI non sarà una corsa alla dimensione dei modelli, ma alla loro capacità di generare valore reale in modo sicuro, affidabile e sostenibile.

“Stiamo entrando in una fase in cui l’intelligenza artificiale smette di essere una promessa e diventa una responsabilità”, ha commentato “nel 2026 vedremo chiaramente la differenza tra chi utilizza l’AI come leva strategica, integrandola in modo sicuro e consapevole nelle proprie infrastrutture, e chi invece ne subirà complessità e rischi. Il futuro del web sarà definito non solo dall’innovazione, ma dalla capacità di costruire fiducia in un mondo sempre più automatizzato”..

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