‘A livella del social networking

Dicono che il Social Networking possa migliorare il business e la vita. Sarà: ntanto, se fa da “Playing Field Leveler”, ben venga. E cosa lega Antonio de Curtis e Gordon Moore?

L’utilità dei social network nei vari contesti ha certamente cambiato usi ed abitudini dell’Occidente connesso (e delle aree che a lui guardano), anche se nella maggior parte dei casi siamo ancora ai tanti esempi più che a una vera diffusione del cambiamento. Certo è aumentata la facilità con la quale imbonitori, guitti, nani, zoccole ed altre figure hanno trovato spazio nella constellazione di demi-monde che le statistiche ci presentano come realtà omogenea.
Tutti questi figuri descrivono a loro modo la caratteristica essenziale del “social”, che è -si sa bene- la realizzazione di una rete di contatti dal basso, a un livello (o al massimo due), autoaggregante, che si oppone dinamicamente alla stantia ma irrinunciabile organizzazione piramidal-matriciale.
Seguendo i miei flussi in Rete mi sono imbattuto nel seguente post: “Avrete probabilmente sentito dire che ogni azienda impegnata nella crescita a lungo termine ha aggiunto i social media nella matrice del piano di marketing. Avrete anche sentito amici, colleghi, concorrenti, e naturalmente i vostri figli, vantarsi di quanto il social networking ha reso reali offerte, attività o semplicemente campagne creative. Ma voi, per quanto ci proviate, vedete che Internet non è per voi, giusto?”
Esplicito le fonti: seguo alcune newsletter di SiteProNews.com e questo post è a cura di una gentildonna di nome Mary Petto[http://www.marypetto.com]. Un post è un po’ poco per decidere se seguirla o no, e il nome stesso suggerisce facili giochi di parole all’uomo del sud Italia. Ma di fatto questo post si sintetizza con una frase: “Siete anziani e non capite i social media? Prendeteli di petto!” Cominciate ad inserirvi personalmente, poi una volta capito che aria tira trasportateci la vostra attività e ne vedrete i benefici anche lì.

Facebook per l’auto-miglioramento

“Se è difficile immaginare perché si deve saltare in questo universo alternativo se la vostra attività funziona senza problemi, prendere in considerazione di partire dalla versione più leggera del social networking attraverso la creazione di un account personale su Facebook. Entrare nel mondo di Facebook può essere un vero punto di svolta nelle relazioni: gestione familiare, vita sociale, perfino auto-miglioramento”. E Mary passa a fare degli esempi: ritrovare gli amici perduti, gratificarsi di reciproca ammirazione o -nel caso- cordoglio, chiedere consiglio, sentirsi parte del mondo che conta ed altre menate pseudo-psicoterapeutiche.
Tutta robetta spicciola, insomma. Ma il concetto che ha richiamato la mia attenzione, spingendomi a scriverci su un editoriale, è quello dei social media come “Playing Field Leveler”: in Rete siamo tutti uguali, a priori, senza inerzie economiche, sociali o di altre forme di potere pregresso. Tutto sommato in Rete c’è spazio per tutti, c’è la coda lunga, no? Quindi andate in Rete così saprete, come per gli spot TV, se valete. Il corollario (che nessuna Mary esplicita mai) è che se poi nessuno vi ascolta non valete proprio nulla e potete suicidarvi, sempre in Rete ovviamente.

La Rete come livella

Ma lo spunto che mi ha convinto è più allegro, ben noto agli anziani uomini del sud Italia: è la poesia di Totò, “La livella”. Mi perdonino i puristi, ma la ho leggermente modificata in chiave social.
‘Nu rre, ‘nu maggistrato, ‘nu grand’ommo,
trasenno stu canciello ha fatt’ ‘o punto
c’ha perzo tutto, ‘a vita e pure ‘o nomme (…)
‘A Rete ‘o ssaje ched’è?… è una livella.

Traduzione: Un re, un magistrato o un qualsiasi potente, passando per il gateway rinuncia alla sua eredità, alla sua vita, al suo stesso nome. La Rete sai cos’è? Una livella, che ci mette tutti sullo stesso piano.
Mai il principe di cotanti possedimenti bizantini, quale Antonio de Curtis in arte Totò era, avrebbe pensato di aver generato una legge estesa nel tempo quanto la legge di Moore. O forse sì: lui, in quanto guitto e principe, sentiva che l’uomo non è cambiato nei secoli. E che non esiste una coda lunga neanche nell’auto-affermazione. Giammai sui social network.

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