Trasformare l’It in risorsa strategica

Herzum, società di consulenza di strategie It di livello internazionale, con sede a Chicago, ha deciso di allargare la presenza in Europa e, dopo gli uffici di Londra, Parigi e Ankara, ha attivato una sede in Italia, a Milano, affiancata da un centro d …

Herzum, società di consulenza di strategie It di livello internazionale, con sede a Chicago, ha deciso di allargare la presenza in Europa e, dopo gli uffici di Londra, Parigi e Ankara, ha attivato una sede in Italia, a Milano, affiancata da un centro di eccellenza realizzato con l’Università della Calabria, a Rende, vicino a Cosenza. Lineaedp ha intervistato il presidente e fondatore Peter Herzum.

Il vostro core business è riassumibile nell’aiuto alle aziende ad allineare architetture It e organizzazione, con un approccio metodologico di terza generazione allo sviluppo software, denominato Cosm (Component-Oriented Software Manufacturing). Cosa significa, fattivamente?

«Herzum, innanzitutto è una società di consulenza e in quanto tale collabora con le aziende per trasformare l’It da voce di spesa, o al massimo da investimento, a risorsa strategica. Noi aiutiamo le aziende a razionalizzare l’integrazione dell’It nel business dell’azienda, con un processo in tre fasi: un’analisi dell’infrastruttura It in relazione al business, con un processo verticale che definiamo from boardroom to code; la revisione del portafoglio applicativo con un’analisi strategica buy versus build che pesca il meglio dell’offerta sul mercato; la gestione del piano di trasformazione secondo best practice ampiamente riconosciute, con un percorso trasparente, che va a beneficio sia nostro sia dell’azienda cliente. Cosm, all’interno di questo processo, è la disciplina in costante evoluzione, che guida tutte le fasi del progetto e lo rende prevedibile nelle aspettative, nei tempi, nei modi e nei risultati».

Perché è importante, oggi, unificare l’approccio metodologico ai progetti informatici? Che benefici ne ricavano le aziende? E chi sono i destinatari della proposta?

«Un approccio metodologico coerente e indipendente dai vendor, permette di introdurre in azienda le best practice di integrazione dell’Information technology ampiamente disponibili, riconosciute e consolidate, in modo tale da ottimizzare il budget It nei confronti degli obiettivi di business. Un processo capace di portare in azienda dei principi di valore assoluto, come la tracciabilità dei progetti e la loro misurazione, e una disciplina nei confronti dei sistemi di It che acquista valore con il passare del tempo. I destinatari della nostra proposta sono diversi in funzione del punto di ingresso nell’azienda. Quasi sempre, si tratta di un responsabile di progetto che percepisce l’inadeguatezza di una gestione dei sistemi informativi a compartimenti e ci coinvolge per un approccio olistico. In questi casi, il project manager è colui che compra, ma è l’azienda che guadagna, e conferma l’acquisto con un’estensione del progetto stesso all’architettura di sistema».

Realisticamente, quanto devono investire oggi le aziende nello sviluppo?

«È impossibile definire una percentuale di investimento legata al fatturato dell’azienda, anche perché ci sono realtà in cui l’It ha assunto un ruolo strategico, come finanza e Tlc, e le capacità di spesa sono sempre commisurate agli obiettivi di business, anche nei momenti più difficili, e altre aziende in cui gli investimenti sono proporzionali all’andamento, e il budget oscilla in funzione dei risultati. Fermo restando che gli investimenti in It non possono essere fermati ma solo gestiti, sulla base di una distinzione tra attività di manutenzione e di sviluppo dell’infrastruttura».

Nell’approccio federato allo sviluppo che ruolo ha l’open source?

«L’open source ha cambiato, una volta per tutte, l’approccio delle aziende al software. Herzum ha un approccio trasparente nei suoi confronti, in quanto lo studia, lo conosce e lo utilizza da molti anni. Questi strumenti, che oggi rispondono a tutte le esigenze dei sistemi It, rientrano tra quelli che utilizziamo nell’ambito delle attività di consulenza e sviluppo, per cui ci sono progetti interamente basati sul software open source e altri in cui questo ha un ruolo secondario, e la scelta è dettata solo dalla volontà di rispondere alle aspettative dei clienti con la soluzione migliore in assoluto».

E che ruolo può avere il social net-working?

«È un fenomeno che non può essere ignorato, anche se è indispensabile distinguere tra gli strumenti che possono essere utilizzati in ambito aziendale e quelli che riguardano le attività private dei singoli. Nel caso dei primi, ci sono strumenti, come quelli di collaborazione, che ormai fanno parte in pianta stabile di tutti i nostri progetti. Naturalmente, la crisi economico-finanziaria sta rallentando il processo di adozione degli strumenti di social networking, anche perché in questo momento tutte le attenzioni dei Cio sono rivolte alla gestione dei progetti già avviati a fronte di un budget che nella maggior parte dei casi è inferiore alle necessità».

Avete aperto una presenza a Milano, e avviato il centro di eccellenza di Rende, vicino a Cosenza, in collaborazione con l’Università della Calabria. Quanto è durata la fase di valutazione e quali calcoli di Roi avete fatto per queste operazioni?

«Herzum è presente in Europa dal 2001, con una serie di figure professionali che facevano capo a business center oppure lavoravano da remoto. Anche la collaborazione con l’Università della Calabria risale a quel periodo, ed è cresciuta nel corso degli anni. Oggi, abbiamo deciso di strutturare questa presenza con l’apertura di una sede a Milano, che è il quartier generale per l’Europa, e il passaggio della struttura di Rende a centro di eccellenza. Non abbiamo fatto un vero e proprio Roi dell’investimento, anche perché le strutture sono cresciute insieme a noi e hanno dimostrato nel tempo le loro capacità. Tra l’altro, la collaborazione con l’Università della Calabria ha confermato, se mai ce ne fosse stato bisogno, la voglia di imparare e la passione con cui i giovani si avvicinano alla nostra azienda, e l’impegno che mettono nello sviluppo e nella gestione dei progetti. La scelta dell’Italia e di Milano, infine, è legata al fatto che ho studiato e mi sono laureato in questa città, e, pur vivendo a Chicago, continuo a mantenere stretti legami con il vostro, o meglio, nostro paese».

In particolare, cosa vi attendete di preciso dalla collaborazione con l’Università e come è strutturata?

«Herzum è nata e sta crescendo grazie all’attività di un gruppo di persone impegnate in prima persona nelle attività di ricerca, e quindi molto vicine alle università. Oggi, il quartier generale di Chicago lavora con la De Paul University e la University of Chicago, il quartier generale europeo lavora, oltre che con l’Università della Calabria, attraverso il Centro di Eccellenza di Rende, con La Sapienza di Roma e il Politecnico di Milano, e la filiale di Ankara lavora con l’Università Politecnica locale.

La collaborazione con le università ha tre obiettivi: un’attività di semina per il futuro, la ricerca di talenti da inserire all’interno dell’azienda, e un’attività di ricerca e sviluppo, indispensabile per l’evoluzione di Cosm, che solo le università hanno la capacità di svolgere in modo indipendente dal business. E poi, lavorare con le università è molto divertente e ci permette di mantenere sempre attiva la connotazione di Herzum come società di consulenza capace di svolgere in modo continuo e determinato un ruolo di intelligence sulle tematiche dell’enterprise architecture».

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