Draghi: piccole imprese più colpite dalla crisi

Le considerazioni finali del governatore della Banca d’Italia. -12% per gli investimenti

La crisi c’è ed è reale con importanti ripercussioni sui fatturati delle aziende e la riduzione degli investimenti. Le considerazioni finali del governatore della Banca d’Italia Mario Draghi, tracciano un quadro della recessione che comporta “l’attesa di un forte calo del fatturato, più del 20 per cento per molte imprese, e la grande incertezza circa la durata della crisi portano per l’anno in corso a piani di riduzione degli investimenti del 12 per cento nel complesso dell’industria e dei servizi, di oltre il 20 nella manifattura: valori eccezionali nel confronto storico”.



La stima del Pil italiano per il 2009 parla di un calo del 5% con un rischio disoccupazione al 10%.


Nella parte del rapporto dedicata alle “Imprese e la crisi”, il governatore spiega che “un processo di ristrutturazione si era avviato in parti importanti del nostro sistema produttivo nella prima metà del decennio; prima della crisi se ne intravedevano già i frutti in termini di produttività e forza competitiva sui mercati esteri; questi tempi difficili lo mettono a repentaglio. Secondo la nostra indagine, circa metà delle 65.000 imprese dell’industria e dei servizi con almeno 20 addetti sono state coinvolte nel processo di ristrutturazione.


Esse si attendono un calo del fatturato nel 2009 nettamente inferiore alla media. A un estremo, le aziende finanziariamente più solide presenti in questo gruppo oggi attutiscono l’impatto dell’avversa congiuntura consolidando il primato tecnologico e diversificando gli sbocchi di mercato. Non sono poche, stimiamo più di 5.000, con quasi un milione di addetti. Alcune sembrano proiettate a trarre vantaggio dalla crisi, in termini di riposizionamento sul mercato. All’altro estremo vi sono imprese che, avendo deciso di accrescere scala dimensionale, intensità tecnologica, apertura internazionale, si erano indebitate. Affrontano ora, con la crisi, il prosciugarsi dei flussi di cassa, l’irrigidirsi dell’offerta di credito bancario, la forte difficoltà ad accedere al mercato dei capitali; si tratta di almeno 6.000 aziende, che impiegano anch’esse quasi un milione di lavoratori”.


Ma a risentire della recessione sono soprattutto le imprese piccole, sotto i 20 addetti.


“Nella sola manifattura se ne contano in tutto quasi 500.000, con poco meno di due milioni di occupati. Per quelle che operano in qualità di sub-fornitrici di imprese maggiori, da cui subiscono tagli degli ordinativi e dilazioni nei pagamenti, è a volte a rischio la stessa sopravvivenza. Il passaggio dei prossimi mesi sarà decisivo: una mortalità eccessiva che colpisca per asfissia finanziaria anche aziende che avrebbero il potenziale per tornare a prosperare dopo la crisi è un secondo, grave rischio per la nostra economia”.





Draghi ha parlato anche del credit crunch, il restringimento del credito, che ad aprile ha registrato un annullamento del tasso di crescita trimestrale del credito alle imprese non finanziarie si è annullato; era del 12 per cento un anno prima.


“Minori investimenti industriali e immobiliari – ha proseguito Draghi –, minori consumi di beni durevoli spiegano parte del rallentamento. Ma è anche l’offerta di finanziamenti delle banche ad aver decelerato, innanzitutto per le difficoltà di provvista a medio e a lungo termine e per l’aumento del rischio di credito.
Secondo la nostra indagine l’8 per cento delle imprese ha ricevuto un diniego a una richiesta di finanziamento; è il valore più elevato dalla metà degli anni Novanta; era meno del 3 un anno fa. Oltre il 10 per cento delle imprese dichiara di aver ricevuto, da ottobre, richieste di rimborsi anticipati. Il fenomeno, più intenso nel Mezzogiorno, investe l’intero paese e riguarda anche aziende di dimensione non piccola”.



Secondo l’analisi di Bankitalia non si può chiedere alle banche di allentare la prudenza, ma “di affinare la capacità di riconoscere il merito di credito nelle presenti, eccezionali circostanze. Va posta un’attenzione straordinaria alle prospettive di mediolungo periodo delle imprese che chiedono assistenza finanziaria. Nei metodi di valutazione, nelle procedure decisionali delle banche vanno tenute in conto tecnologia, organizzazione, dinamiche dei mercati di riferimento delle imprese”.




Le iniziative di potenziamento del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese recentemente adottate dal Governo possono rafforzare il sostegno delle banche alle aziende di minore dimensione. Occorre anche valutare l’ipotesi di estendere, come in altri paesi, le forme di garanzia pubblica sui prestiti a una più ampia compagine di imprese, per un tempo limitato e con modalità tali da contenere le distorsioni nell’allocazione delle risorse. Ma è anche, ha aggiunto, importante riattivare il mercato italiano delle cartolarizzazioni, che, se propriamente strutturate, restano un canale fondamentale di finanziamento. Le tranches meno rischiose di un portafoglio di finanziamenti prevalentemente di nuova erogazione potrebbero essere coperte da garanzia pubblica. Allo Stato non si richiederebbe un immediato esborso di fondi; a fronte della garanzia fornita, esso riceverebbe un’adeguata remunerazione.

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