L’Aquila, tra insegnamento a distanza e nuovi progetti

A colloquio con il prorettore dell’ateneo abruzzese che spiega: “Per ricostruire servono connessioni oggi e investimenti in progetti innovativi domani”.

La scorsa settimana, con questo editoriale, abbiamo raccolto una richiesta lanciata dal prorettore dell’Università de L’Aquila, per aiutare gli studenti dell’ateneo abruzzese a riprendere l’attività didattica, dopo i giorni dell’emergenza terremoto.

Ci siamo poi messi in contatto direttamente con il professor Fabio Graziosi, per capire cosa concretamente oggi serve agli studenti e ai docenti aquilani e di cosa ci sarà bisogno in prospettiva, per garantire una reale ripresa dell’attività accademica.

Credo – risponde il prorettore – che si debbano distinguere chiaramente due fasi della ricostruzione. La prima è quella che stiamo vivendo ora ed è la fase della prima emergenza“.
In questo momento è fondamentale poter completare l’attività didattica del secondo semestre, se pure in una situazione di indisponibilità di aule e di assenza di alloggi per gli studenti fuori sede.
Non solo – prosegue Graziosi – è importante che gli studenti possano recuperare i materiali relativi alle attività svolte prima del sisma e oggi per molti di loro perduti nei crolli, insieme ai nostri pc. Per questo motivo, ci stiamo organizzando per rendere disponibili sul sito dell’Università tutti i materiali didattici e per svolgere vere e proprie lezioni in streaming, che i nostri studenti possano seguire anche fuori sede. E’ però importante, da qui la nostra richiesta, che tutti dispongano di strumenti per poter accedere a Internet e completare questo anno accademico senza ulteriori oneri. Per questo abbiamo pensato che un’idea di immediata risoluzione potrebbe essere dotare gli studenti di chiavette per la comunicazione dati, con traffico incluso“.

E’ chiaro, ne è convinto Graziosi, che in pochi giorni non sarà possibile sdviluppare un’esperienza di didattica a distanza di qualità: sarebbe comunque un inizio, al quale poi andrebbero ad affiancarsi altre iniziative, condotte sul territorio, nelle altre province abruzzesi.

La seconda fase – continua Graziosi – è ancor più importante. Perchè una volta risolti i problemi contingenti, per far ripartire l’Università sarà necessario disporre di un portafoglio progetti che promuovano la rinascita delle attività tecnico-scientifiche nell’ateneo. E in questo caso, io spero davvero che si portino a L’Aquila progetti nuovi, progetti innovativi, che valorizzino la vocazione alla ricerca di questa Università“.

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