Noto marchio di design nel mercato della pelletteria mondiale, la bolognese Piquadro può attribuire parte del suo successo alla mente informatica del presidente e fondatore, Marco Palmieri, grande appassionato di Information technology fin dall’adolesc …
Noto marchio di design nel mercato della pelletteria mondiale, la bolognese Piquadro può attribuire parte del suo successo alla mente informatica del presidente e fondatore, Marco Palmieri, grande appassionato di Information technology fin dall’adolescenza. «Dal magazzino automatico alla gestione dei flussi – spiega -, nella nostra azienda le operazioni sono schematizzate in modo solido. Ogni progetto è riportato direttamente in ottica di processo perché la dinamica di questi ultimi deve rappresentare una vera e propria cultura d’impresa».
Interessato alle tendenze dell’It e aperto all’innovazione in ogni suo aspetto, Palmieri parla di data mining, Ip ed Erp con entusiasmo, cercando il miglior punto di contatto con il business. Perché è proprio il linguaggio della strategia aziendale e non quello dei bit che, secondo il manager, dovrebbe costantemente guidare chi si occupa dei sistemi informativi. «Serve un’interazione solida tra le due sfere per far sì che si possa cogliere la vera efficacia della tecnologia – continua -. Una buona ricetta per l’It potrebbe essere superare quell’atteggiamento razionale e pragmatico che spesso la caratterizza, magari seguendo anche corsi di creatività. Determinante è poi la quotidianità, la capacità di seguire ogni giorno sul campo le esigenze degli utenti, di considerare anche gli aspetti umani e di sviluppare processi né troppo laschi né esageratamente rigidi».
Un’impostazione che in Piquadro rappresenta la normalità: le tre risorse che sovrintendono ai sistemi informativi, capitanate da Paola Vivarelli, sono, infatti, spesso presenti in prima persona presso i negozi del gruppo o, comunque, a contatto con le varie direzioni «e anche per l’It, come per tutte le altre unit, sono previsti dei focus group».
Questa costante attenzione, negli ultimi anni, ha portato Piquadro a sviluppare molteplici progetti, dal cambiamento dell’Erp al rinnovamento del magazzino, all’adozione di un articolato sistema di Business intelligence. L’informatizzazione riguarda anche la costola cinese. Piquadro può contare, infatti, su una fabbrica e alcune sedi nel grande paese asiatico, con due risorse locali dedicate all’It, un controllo di gestione completamente automatizzato e una comunicazione telefonica su Ip, tecnologia che, invece, non è ancora stata adottata per i negozi gestiti in forma diretta. La casa emiliana si sta, infatti, focalizzando su altri progetti, demand forecasting in testa. «È un’applicazione molto importante per il controllo dei livelli di stock, una sfida informatica che deve essere vinta – commenta Palmieri -. La corretta gestione della supply chain, infatti, passa da qui, così come è elevata l’incidenza sul ritorno del capitale investito. Una buona pianificazione insieme a tool di Bi, poi, consentono di cogliere la valenza dei prodotti, non solo da un punto di vista oggettivo, ma anche da quello delle sensazioni. Nel controllo dei processi, dunque, l’It è vitale, oltre a essere l’area con il Roi più basso in assoluto». Anche per questo, Palmieri in prima persona propone progetti e non lesina sul budget da accordare ai sistemi informativi. «L’Erp ha comportato un grande investimento di risorse e tempo. Apparentemente, il modello potrebbe sembrare semplice, ma nella nostra realtà sono presenti molteplici variabili e l’analisi è portata a una buona profondità. Per quanto riguarda gli altri progetti, ad esempio, la movimentazione di magazzino può essere operata da chiunque nel mondo, sia esso un operatore o un cliente, inoltre, utilizziamo interfacce specifiche per l’interazione con la logistica».
E se nel passato a Piquadro è capitato di trovarsi nella condizione di “rincorrersi” effettuando alcune implementazioni in leggero ritardo rispetto al manifestarsi delle necessità, «ma è un rischio che si corre quando si cresce così velocemente come è accaduto a noi», oggi l’azienda, Palmieri in primis, raccoglie le esigenze, se non addirittura le anticipa, ed è in grado di integrare processi e It, superando gli ostacoli che possono sorgere lungo la strada, alcuni imputabili al fronte dell’offerta. «A volte è capitato di rinunciare a qualche progetto per il timore che potessero sorgere problemi con i fornitori, che si dilatassero i tempi o esplodessero i costi, creando una situazione spiacevole – conclude Palmieri -. Spesso, poi, il turnover dei loro dipendenti è molto elevato, aspetto che crea non poche difficoltà. Non è raro incontrare persone preparate, ma magari lo sono solo su singoli aspetti. L’insieme di questi fenomeni demotiva moltissimo a investire anche se il contatto e il confronto con i fornitori, che devono garantire trasparenza e serietà fin dal momento in cui si fissano gli obiettivi, è un piacere che non mi voglio togliere».





