Le dimissioni di Glisenti non ci sono ancora. Mentre sono arrivate quelle del presidente dei sindaci. E tutto è ancora fermo
Paolo Glisenti se n’è andato, no, sbagliato, è ancora lì. Il braccio destro della Moratti, infatti, ha solo dichiarato di farsi da parte però non c’è ancora un suo atto formale di dimissioni.
“Per me è rimasto tutto uguale ad allora. Non è cambiato nulla”, ha detto spiegando che “mi è stato chiesto di dimettermi. Lo farò quando vorrò”. Così la macchina nonostante il tagliando rimane a km zero.
Qualcuno intanto se n’è andato. E’ quel Dario Fruscio, presidente dei sindaci e ufficiale guastatore della Lega, che dopo avere minacciato di portare i libri in tribunale se non fossero arrivati i soldi dei soci ha lasciato il suo incarico “con effetto immediato”.
Fruscio ha scritto una lettera al presidente della società di gestione Diana Bracco nella quale afferma di aver preso atto di “una contrapposizione inaudita e preoccupante da membri del board” e aver constato “lo stato inerziale in cui da troppo tempo versa la società”. “Lasciare a questo punto è un atto dovuto e di riguardo verso il modello e lo stile operativo di buon governo”. “Si è giunti al punto – scrive il sindaco vicino alla Lega – di dover soltanto registrare fatti e indiscrezioni provenienti da centri di alta e sollecita responsabilità, costretti ad applicarsi nel tentativo di conferire alla Società ciò che finora essa ha ampiamente mostrato di non possedere: l’attitudine, la possibilità, la giusta determinazione, per dare inizio all’attività per il conseguimento delle finalità sociali assegnatele”.
L’uscita di Fruscio, si dice, potrebbe essere il segnale per un rimpasto nel consiglio d’amministrazione, ma la faccenda non è semplice. Quando è stata paventata la possibilità di far fuori Diana Bracco c’è stata subito la vivace protesta di commercianti e imprese, mentre Lega e An premono per avere anche loro un posto al sole.
Così, la macchina nonostante il tagliando rimane a km zero. Fra pochi giorni sarà un anno che Milano ha vinto la battaglia per l’Expo e nulla è stato fatto. Lucio Stanca sta lì vicino al telefono ad aspettare la chiamata di Berlusconi che per il momento continua a non alzare la cornetta.
L’ultima querelle riguarda la faccenda della commissione Antimafia. Il consiglio comunale ne ha votato la costituzione pensando proprio all’Expo e il prefetto l’ha bocciata. Al massimo è disposto a concedere una commissione di studio.





