Evitare la dipendenza dai fornitori di tecnologia

In una giornata lavorativa che lo occupa per quasi dodici ore al giorno, Gianluigi Castelli, Cio di Eni, tende a dedicare uno spazio limitato al rapporto con i fornitori. «Preferisco, infatti, spendere la maggior parte del tempo a lavorare con i miei. …

In una giornata lavorativa che lo occupa per quasi dodici ore al giorno, Gianluigi Castelli, Cio di Eni, tende a dedicare uno spazio limitato al rapporto con i fornitori. «Preferisco, infatti, spendere la maggior parte del tempo a lavorare con i miei. I contatti sono in mano ai miei collaboratori. Più assiduamente incontro, invece, una rosa di fornitori consolidati per mantenere alto il loro livello di attenzione su qualità, tempi e costi delle attività in corso».

Negli ultimi due anni, Eni ha realizzato un fortissimo consolidamento delle attività di application management, che prima erano frammentate su un’ottantina di imprese, oggi notevolmente ridotte come numero. E come chiave per ottenere relazioni di partnership profittevoli, il manager indica la competenza. «Per mantenere l’attenzione dei fornitori su aspetti di innovazione concreti, superando la mera logica relazionale, è di grande aiuto poter contare su un fortissimo background tecnico».

Anche se, secondo Castelli, nel passato recente, le grandi imprese hanno forse un po’ peccato da quest’ultimo punto di vista: «Negli ultimi anni le assunzioni hanno privilegiato persone con una formazione più di processo che non informatica e ora la competenza tecnica si è indebolita, anche perché se la competenza di processo e di business, in chiave Ict, si può acquisire, quella tecnica, una volta terminata l’università è più difficile da apprendere. Il rischio che ne deriva si traduce, spesso, in una eccessiva dipendenza dai fornitori».

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