Dopo l’ultimo Mobile World Congress, è il momento di pensare a servizi e a nuovi modelli di business
Il recente Mobile World Congress di Barcellona quest’anno si è svolto all’insegna dei giochi già fatti. Che le interfacce touch fossero il must del momento, lo avevano confermato già gli annunci dell’autunno scorso. Che la partita dei sistemi operativi si giochi ormai su più tavoli (Android, Symbian, Windows Mobile, con Rim, Palm, Apple e Linux a far da contorno) è anche questo dato per acquisito. Così come per acquisito è il fatto che e-mail e multimedialità non siano più nè “nice-to-have” nè “must”, ma siano inesorabilmente passati al livello di commodity, cose, cioè, delle quali nessuno più si meraviglia.
Si comprende, così, perché l’attenzione sia stata solo in parte attratta dai singoli dispositivi.
L’attenzione del comparto mobile è oggi spostata tutta sul fronte dei servizi. I social network, in primis, dei quali nessuno sembra oggi poter fare a meno e dunque destinati a divenir anch’essi commodity.
E poi la pletora degli altri servizi è quasi infinita: consumer, professionali, alle imprese, agli individui, al cittadino e alle community. Servizi, o applicazioni, per i quali sembra in questo momento non esistere un business model di riferimento.
La quota di fatturato, ambìta da tutti gli operatori, è accompagnata però da una considerazione: “Tocca ai carrier cambiare le regole del gioco”. Ecco allora farsi largo la sensazione che all’elaborazione di modelli di business concreti e di medio respiro in molti non siano ancora arrivati e in molti rischiano di non arrivare mai. E lo ha sottolineato anche Fabio Falzea direttore di divisione Microsoft Mobile and embedded, quando ha dichiarato che «chi fa servizi ha oggi il problema della definizione del business model». E soprattutto quando ha puntualizzato che inevitabilmente, in un momento economicamente difficile quale quello che stiamo vivendo, si arriverà a una «scrematura dei modelli non sostenibili».
Ma a chi tocca definire questi modelli? C’è un unanime accordo nel vedere negli operatori di telecomunicazioni il collo di bottiglia, ritenuti colpevoli di non aver saputo sganciarsi da vecchi modelli che hanno fatto il loro tempo. Colpevoli, anche, di non voler ragionare in termini di tariffe veramente flat e di non concepire modelli di sviluppo differenti. Per ora è il momento della presenza fisica dei vendor sul mercato. Dopo Apple, apriranno negozi Microsoft, Nokia, Research in Motion. Si guarda alla creatività degli utenti e si pensa a premiarla con i contest. Ne sono stati lanciati tanti, con cadenze annuali, semestrali o anche solo d’occasione. Anche questo è un modo di sostenere un business, nell’attesa di capire quale sarà la strada migliore.





