Continuità televisiva senza compromessi

Per garantire l’affidabilità della propria Tv digitale, Tiscali ha realizzato una server farm dedicata

Secondo le normative emanate a livello europeo, nei prossimi anni tutti i paesi membri dovranno attrezzarsi per convertire l’intera rete di trasmissione televisiva nazionale in tecnologia Dtt (Digital Terrestrial Television).
A tal proposito, Tiscali, che ha dato vita a una propria Tv su protocollo Internet, ha avuto l’esigenza di costruire una server farm capace di garantire affidabilità e performance. «L’idea di proporre all’utenza Internet una nuova esperienza televisiva – precisa Salvatore Pulvirenti, Chief information officer di Tiscali Italia – funziona se il video è a disposizione in ogni momento e con il massimo della comodità. Per elaborare in tempi rapidi il servizio, alla giusta velocità, senza perdita di dati o interruzione di servizio la prestazione dei server fa la differenza».

Coinvolgendo i colleghi d’Oltremanica per certificare l’hardware in grado di sostenere la motorizzazione del servizio di Tv su Ip, Tiscali ha dunque organizzato un test della durata di due mesi; per diversi giorni i tecnici hanno simulato lo streaming continuo di numerosi set top box in contemporanea, allo scopo di verificare l’affidabilità e le prestazioni del cuore della piattaforma, costituita da video server forniti da tre diversi competitor. Per i Primergy di Fujitsu Siemens Computers, in particolare, è stato verificato il sizing e ogni Rx300 si è dimostrato in grado di supportare fino a 300 utenti che, in contemporanea, vedono lo stesso contenuto in streaming. Eventuali colli di bottiglia sui dischi, poi, sono stati evitati da Fujitsu Siemens Computers includendo nell’offerta anche un controller dei dati.

Per la messa in produzione, dunque, Tiscali ha acquistato una batteria di oltre 120 licenze per un totale di 20 macchine Primergy, nei modelli Rx200 e Rx300, utilizzabili in rack da 2, 4 o 8 vie, distribuendoli nei suoi tre data center, connessi in fibra ottica per supportare al meglio i flussi informativi che viaggiano da una sede all’altra. All’interno dei data center di Roma e Milano sono collocate anche le applicazioni che smistano i dati tra il Nord e il Sud del paese. Il 40% delle macchine è attualmente impegnata come video server mentre il restante 60% si divide tra interfaccia grafica, set top box, boot e contenuti.

«La partnership con Fsc è ampia – sottolinea Pulvirenti – e ci lega non solo per la fornitura di hardware ma anche per parti software core e per il licensing Linux. In azienda, lavorano già altre macchine dello stesso fornitore, anche se oggi non più su applicazioni mission critical. Avendo già avuto esperienza dei tassi di prestazione, ci attendiamo, anche per i nuovi server, una durata di circa cinque anni».

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