Altroconsumo insorge contro una proposta di legge attribuita alla Siae. Che smentisce
Forse è solo una tempesta in un bicchier d’acqua, ma in Rete è subito scattato l’allarme. Succede che Altroconsumo pubblica sul sito una nota che contesta la proposta di legge attribuita alla Siae sulla pirateria digitale e che sarebbe già finita sul tavolo del neonato comitato istituito dal governo.
La Siae, in una lettera a Punto Informatico, si affretta però a smentire la paternità dell’iniziativa che Altroconsumo giudica arcaica, protezionista e contraria agli interessi dei navigatori.
Nella discussione che si sviluppa in rete fioccano le interpretazioni sulla proposta che potrebbe mettere a rischio l’attività di Youtube in Italia che perderebbe così la causa in ballo con Mediaset.
Di certo, al momento c’è solo che la Siae ribadisce di voler agire di concerto con il Comitato e che nessuno si è assunto la paternità della proposta che all’articolo 2 afferma “Lo Stato incentiva la realizzazione di piattaforme telematiche per l’immissione e la fruizione legittime e gratuite di opere dell’ingegno. I prestatori di servizi della società dell’informazione che realizzano le dette piattaforme telematiche compensano i detentori dei diritti relativi alle opere dell’ingegno diffuse per il loro tramite, attraverso introiti pubblicitari e di sponsorizzazione realizzati mediante le piattaforme stesse”.
Con l’articolo 3 si affida una delega al governo per un decreto legislativo che preveda la massima diffusione del prodotto intellettuale nazionale e comunitario, ma anche “un’adeguata remunerazione dei titolari dei diritti sulle opere ingegno immesse, circolanti e fruite tramite le dette piattaforme telematiche, anche attraverso l’attribuzione di specifiche funzioni alla Società italiana degli autori ed editori in ordine alla gestione dei corrispondenti diritti d’autore e dei relativi diritti connessi” e l’obbligo per le piattaforme di controllare ed effettuare i rendiconti “ai fini di una corretta attribuzione delle remunerazioni ai corrispondenti titolari dei diritti sulle opere ingegno”.
La proposta si chiude con la richiesta di sanzioni di natura civile, amministrativa e penale solo per i casi più gravi “intendendosi per tali non solo quelle di interessi maggiormente rilevanti, ma anche quelle caratterizzate da ripetitività, abitualità, professionalità, con particolare riferimento al settore economico e tributario”.
E’ il caso di ricordare che in occasione della presentazione il ministro dei Beni culturali Sandro Bondi aveva escluso l’intervento repressivo, mentre il sottosegretario alla presidenza del consiglio e coordinatore del comitato Mauro Masi aveva specificato che non necessariamente i lavori avrebbero portato a una proposta normativa, ma forse solo a una proposta di autoregolamentazione.





