Le esigenze informatiche dei liberi professionisti

Commercialisti tecnologici, avvocati un po’ meno. E la Pa stimola l’attenzione verso l’Ict

Dicembre 2008

Quali sono le esigenze It presso il mondo dei liberi professionisti? Quale è il loro livello d’informatizzazione? Chi li aiuta a scegliere le soluzioni giuste per le loro esigenze? In che modo, quindi, le terze parti possono giocare un ruolo significativo per questa tipologia di clienti? Questo ultimo “Identikit” del 2008 di Reseller Business cerca di rispondere a tutti questi quesiti. Lo abbiamo fatto raccogliendo l’opinione di commercialisti e avvocati e di alcuni rivenditori Ict e software house che lavorano, in particolare, con questa categoria di professionisti. Ne è emerso un quadro piuttosto variegato, dove l’It è innanzitutto percepita come un’opportunità, benché non tutti siano a oggi sufficientemente preparati a recepirla, rischiano ritardi e inadempienze. In particolare, i Commercialisti risultano piuttosto avanzati tecnologicamente, con esigenze che vanno dalla condivisione dei documenti a distanza, firma digitale, dematerilizzazione dei documenti e mostrano interesse, per esempio, per l’Asp e per le soluzioni integrate. Per gli avvocati, invece, si parla di comunicazione telematica, quindi digitalizzazione delle procedure, anche se il sistema Giustizia è in ritardo rispetto a questa tematica e molti degli studi legali presenti nel nostro Paese hanno un livello di informatizzazione ancora piuttosto basso.

Qual è, dunque, il livello di informatizzazione dei liberi professionsiti?
Lo abbiamo chiesto a un commercialista Claudio Bodini e un avvocato Giovanni Bana. Bodini, titolare dell’omonimo studio di Cremona, ricopre anche la carica di consigliere dell’Ordine nazionale dei Commercialisti e degli esperti contabili con delega all’informatica.
«Per quanto riguarda la categoria alla quale appartengo – spiega Bodini – il livello di informatizzazione è molto alto. E ciò non tanto per un ricambio generazionale, quanto per la funzione di stimolo esercitata dalla Pa. Oggi, infatti, è indispensabile utilizzare strumenti It per molte funzioni come la trasmissione di dichiarazioni e bilanci, perciò tutti gli studi si sono attrezzati con strumenti come Internet e la firma digitale. Poi l’It gioca un ruolo imprescindibile anche a causa della complessità dei bilanci e degli adempimenti contabili e questo ruolo è destinato a diventare ancora maggiore nel prossimo futuro quando sarà diffuso il formato Xbrl (extended business reporting language) di classificazione delle varie voci di bilancio che permetterà di eseguire facilmente analisi approfondite».

Tra le tecnologie più interessanti oggi già disponibili, Bodini cita quelle di condivisione di documenti a distanza, in modo che il cliente non debba necessariamente recarsi in studio, quelle di dematerializzazione dei documenti, la firma digitale e la formazione a distanza.
Ma una tecnologia è destinata a giocare un ruolo chiave: l’Asp, ossia la possibilità di usufruire di un servizio di elaborazione remota a cura di un fornitore specializzato.
«La decentralizzazione dei dati e dei programmi permetterà agli studi di evitare incombenze come i backup o l’aggiornamento degli applicativi a ogni modifica di leggi e disposizioni – commenta Bodini -. Inoltre l’utilizzo del software a consumo metterà a disposizione di tutti gli studi, anche di quelli piccoli, pacchetti applicativi molto avanzati e costosi».

Ma come si districa un commercialista nella giungla dell’offerta?
«Come regola di base punta alle soluzioni più integrate possibili in modo da fare tutto con un solo pacchetto – commenta Bodini –. Purtroppo è molto fidelizzato sulla soluzione installata, perché addestrare il personale dello studio su nuove soluzioni è costoso e implica una grande perdita di tempo. Dico purtroppo, perché ciò fa sì che vengano tenute in vita soluzioni obsolete, che non forniscono tutte quelle funzionalità che sono disponibili sul mercato».

Chiediamo, poi, se le soluzioni offerte dai vendor sono veramente all’altezza.
«Non sempre – dichiara Bodini –. Anche alcune tra le software house più famose hanno a catalogo applicativo che non parlano la lingua dei commercialisti. Viceversa ci sono invece software house non molto note che hanno pacchetti molto più validi».
Un aspetto delicato per chi non è uno specialista dell’It è quello di come scegliere la soluzione più adatta. Forse l’Ordine dei Commercialisti ha voce in capitolo. «Per aiutare i nostri 110.000 associati a fare la scelta più in linea con le loro esigenze l’Ordine nazionale, in effetti, ha istituito una commissione che esamina tutte le offerte sul mercato e informa gli iscritti sulle funzionalità disponibili. Non suggerisce un pacchetto piuttosto che un altro – precisa Bodini – ma dice quali sono le funzionalità che il commercialista deve cercare in funzione delle cose che vuole fare, in modo che si possa prendere una decisione a ragion veduta».

Visto questo gap tra domanda e offerta, domandiamo, infine, se le software house hanno cominciato a rivolgersi alla competenza dei commercialisti per capire quali sono le funzionalità che devono essere inserite nelle loro soluzioni. «Solo da poco tempo e solo molto parzialmente – risponde Bodini – tanto che non si sono ancora visti risultati significativi».

Quanto alle esigenze It degli avvocati partiamo, per cominciare, da un dato. Dal punto di vista numerico, in Italia ci sono circa 200.000 avvocati e 15/16.000 studi legali (esclusi quelli composti da due soli professionisti).

Si tratta di dati ufficiosi, raccolti dai vari consiglieri degli Ordini degli avvocati.
«Di questi – ci racconta l’avvocato Giovanni Bana, dello Studio Legale Bana di Milano – il 10% è costituito da studi di grandi dimensioni, all’americana, dove il grado di informatizzazione è piuttosto elevato. Una buona fetta, 35/40% riguarda studi di fascia medio/alta con un livello di informatizzazione adeguato, l’altra metà sono studi più piccoli, dove si può parlare di un tentativo di informatizzazione».
Molte le novità in arrivo, anche in vista dell’introduzione delle comunicazioni telematiche tra Studi legali e Uffici giudiziari, progetto voluto dal Ministero.

«Fino a oggi, l’It ha avuto un maggiore impatto nel civile, rispetto al penale, specie per quanto riguarda il contatto diretto con il Tribunale, come nel caso del deposito degli atti, grazie alle nuove normative sulla firma digitale e le nuove tipologie di sicurezza. Ora però anche in ambito penale, la gestione degli atti di un processo è stata informatizzata da parte, per esempio, del Tribunale di Milano, ma non solo, e questo è stato uno dei cambiamenti più significativi che ha avuto un riflesso sulla nostra attività quotidiana – precisa l’avvocato Marcello Bana del medesimo Studio legale -. Tutto ciò che era cartaceo sta cominciando ad avere un supporto informatico, il che consente un risparmio notevole dei costi non solo per studi come il nostro, ma anche per il Tribunale stesso. E poi c’è la comunicazione e l’accesso a fonti di informazione ora informatizzate. Mi riferisco alle riviste giuridiche che si possono consultare sul Web o alle banche dati online del nostro settore».

Come studio legale, lo Studio Bana conta una ventina di persone, con due server, dieci pc e tre stampanti.
«Cambiamo o aggiorniamo le macchine ogni due o tre anni. Non abbiamo un vero e proprio budget di spesa da dedicare all’It – spiega Marcello Bana – in quanto acquistiamo nel momento del bisogno. Il nostro fornitore di riferimento è Dell che, finora, ci ha fornito direttamente le macchine, così come il software. Questo vendor ha un’ottima assistenza, ottimi servizi e ci consente di risparmiare tempo».

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