Corrieri, un settore in trasformazione

Gennaio 2009In Italia, dopo anni di ricavi ininterrotti, nel 2008 per la prima volta i bilanci del settore dei corrieri hanno fatto segnare una flessione. Il rallentamento degli utili, inevitabile conseguenza del terremoto finanziario globale e dei suo …

Gennaio 2009

In Italia, dopo anni di ricavi ininterrotti, nel 2008 per la prima volta i bilanci del settore dei corrieri hanno fatto segnare una flessione.

Il rallentamento degli utili, inevitabile conseguenza del terremoto finanziario globale e dei suoi contraccolpi sull’economia reale, tuttavia, non è preludio a una crisi, bensì a una riorganizzazione del comparto: con un business sostenuto dalla vocazione all’export delle piccole e medie imprese nazionali, della cui supply chain continuano a rappresentare un anello indispensabile, i corrieri italiani reagiscono alla stretta del credito e ai nuovi pericoli costituiti dalla deflazione modificando le proprie proposte commerciali.

Sulla falsariga di quanto sta accadendo nel resto d’Europa, infatti, i principali marchi cambiano le caratteristiche dell’offerta, dando così al settore una nuova fisionomia.
In particolare, sono ravvisabili due tendenze. La prima riguarda le modalità di consegna delle merci, che diminuiscono il ricorso al vettore aereo e si orientano sempre di più verso il trasporto su gomma.
Il fenomeno non è indifferente, dal momento che se per i cieli volano meno aerei e se per le strade circolano più tir vuol dire che i tempi di recapito si allungano; ovvero, si verifica il passaggio dal modello di consegna espressa al modello di consegna differita.

Il cambiamento, ovviamente, è dovuto alla necessità di comprimere i costi. Tuttavia, il protrarsi dell’attesa non sembra incidere in senso negativo sul giudizio delle aziende che ricorrono ai servizi di spedizione, se è vero che i volumi di merce trasportata rimangono invariati e, anzi, fanno registrare un leggero aumento.
D’altra parte, i corrieri risultano anche impegnati in un processo di innovazione dei propri listini, con l’obiettivo di fidelizzare i vecchi clienti e di procacciarne di nuovi. Nella lista dei servizi a valore offerti dalle varie società, in particolare, spiccano quelli legati all’e-commerce, un ambito che racchiude molte potenzialità di sviluppo, soprattutto se si pensa che, a riguardo, l’Italia è un passo indietro rispetto agli altri Paesi europei.

La seconda tendenza, invece, è di carattere più macroeconomico, e attiene alla struttura italiana del mercato delle consegne, che sta assumendo i contorni di un sostanziale oligopolio.

Nel settore, infatti, le realtà di rilievo sono poche. Si parte da Bartolini e Dhl che detengono una quota del 13%, quindi segue Tnt, indietro di un punto, e il Gruppo PosteItaliane insieme alla controllata Sda. Oltre a  questi, Gls, che si attesta sul 9% e Ups, con il 6%. In un contesto simile, per gli altri operatori spazio ne rimane poco, anche perché senza la solidità finanziaria dei succitati grandi è difficile intraprendere quel percorso di rinnovamento indispensabile alla competitività dell’offerta.

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