In tempi di recessione le difficoltà si affrontano puntando sulla crescita interna
Come paese stiamo attraversando un periodo di profonda transizione senza capire qual è il punto di arrivo. È il pensiero di Giancarlo Capitani, amministratore delegato di NetConsulting, espresso presentando un preconsuntivo 2008 del mercato Ict Italiano, secondo il Rapporto Assinform (edito dall’associazione delle società del settore). Vista la situazione e gli impatti di una crisi finanziaria che si sta trasformando in una crisi dell’economia reale, la previsione del 2008 è di breve periodo, anche se manca ancora un dato importante che è quello relativo agli acquisti di Natale. Lo scenario macro-economico è negativo da luglio, per i noti fatti finanziari, e, come ha osservato Capitani, in questo periodo le previsioni diventano obsolete già dopo 15 giorni, per cui mai come oggi è difficile fare delle stime. Va tuttavia riconosciuto che l’Europa è in fase recessiva, e lo sono ancor di più i paesi che prima erano trainanti.
Secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale, nel 2008 l’Italia è l’unica a essere già in fase recessiva (Pil a -0,2%), ma nel 2009 lo saranno anche realtà come la Spagna e il Regno Unito. Tutti i paesi, quindi, per crescere dovranno stimolare la propria crescita interna.
Venendo alle previsioni di chiusura del 2008, le stime di Assinform parlano di una crescita del mercato Ict dello 0,9% pari a 64,963 miliardi di euro, al cui interno l’It ha raggiunto un +1,1% (20,413 miliardi) mentre le Tlc si assestano su un +0,8% (44,550 miliardi). Questo per vari motivi: le aziende sono più prudenti nell’avviare progetti e hanno proceduto a cancellare quelli discrezionali; la riduzione dei budget It ha colpito soprattutto le medio-grandi e grandi aziende; sono stati rivalutati importanti contratti, soprattutto di outsourcing; sono aumentate per le aziende le difficoltà di accedere al credito e, infine, si conferma una maggior attenzione delle famiglie ad acquistare beni tecnologici. Analizzando i comparti dell’It, si osserva il paradosso dell’hardware che vede crescere alcuni prodotti in modo significativo, come i netbook, cioè i piccoli portatili, che però costano poco (circa 300 euro), per cui il settore arriva a una crescita in valore di solo un +1% (pari a 6,614 miliardi). Il software conferma il buon andamento (+3,3% pari a 4,467 miliardi) grazie a progetti di virtualizzazione, consolidamento, integrazione, sicurezza ed Erp per medie imprese, mentre il settore più importante, come quello dei servizi è appena a un +0,2% (9,332 miliardi). Questo perché cala il numero dei progetti, aumentano invece gli interventi di razionalizzazione sull’infrastruttura It, mentre le tariffe professionali calano e diventano competitive con quelle dei paesi nearshoring, per cui oggi conviene ritornare a produrre nel Mezzogiorno e non in Romania, facendo i debiti calcoli anche dei costi nascosti. Nell’ambito delle Tlc si conferma negativo il valore delle fisse (-0,5% pari a 20,236 miliardi) mentre sono in calo le mobili che toccano un +1% (24,314 miliardi).
Venendo alle previsioni del 2009, Capitani ha sottolineato che il quadro non è positivo né nei paesi industrializzati né in quelli emergenti e le diagnosi fin qui fatte non spiegano le cause su cui si può agire.
L’Italia dovrebbe vedere il proprio Pil scendere ancor più sotto l’1%, per cui per l’anno prossimo davanti al mercato Ict si aprono scenari sia positivi che negativi.
Tra i primi, l’analista ha citato il fatto che le Pmi (fino a 250 dipendenti) dovrebbero tornare a effettuare investimenti in tecnologie innovative, perché si sono dimostrate le più proattive nell’affrontare la crisi; dovrebbero aumentare i progetti di virtualizzazione, consolidamento e integrazione perché consentono di risparmiare e anche perché sarà un anno caratterizzato da merger e acquisition; il green It dovrebbe portare un rinnovamento dei data center in un’ottica di risparmio energetico; e ancora dovrebbero aumentare i contratti di outsourcing perché le aziende puntano a gestire l’It avendo chiari i costi. Un’incognita è, invece, rappresentata da come si muoverà la Pa sul fronte digitale.
Tra i fattori negativi, Capitani ha evidenziato le criticità di settori finora trainanti, come banche, Tlc e Pa; le acquisizioni e fusioni, che se da una parte daranno un po’ più di lavoro, poi ridurranno il numero degli attori; la contrazione dei budget It; il downpricing dei prezzi e tariffe Ict e la difficoltà di accesso al credito per le famiglie, che farà calare il contributo del mercato consumer.





