Per Mapei consolidare è meglio che rischiare

Consolidare una struttura tecnologica a misura di multinazionale. Questo lo scopo primario di Lorenzo Anzola, da un paio di anni alla guida dell’It di Mapei, società italiana che nel mondo conta 5.200 dipendenti, una cinquantina dedicati all’It. «Sulla …

Consolidare una struttura tecnologica a misura di multinazionale. Questo lo scopo primario di Lorenzo Anzola, da un paio di anni alla guida dell’It di Mapei, società italiana che nel mondo conta 5.200 dipendenti, una cinquantina dedicati all’It.

«Sulla scia di un percorso intrapreso già prima del mio arrivo – commenta il manager -, stiamo razionalizzando le server farm, in precedenza dislocate in varie sedi internazionali, centralizzandole in due siti, uno a Milano e l’altro in Nord America, grazie anche alla virtualizzazione. Il fatto di poter concentrare gli investimenti, ci ha permesso di ridurre il numero di As/400 presenti e di migliorare la business continuity, ottenendo anche una gestione più controllata ed efficace di regole, security, policy e così via. Ora i servizi sono erogati 24x7x365. Abbiamo anche realizzato una rete Wan che permette collegamenti in videoconferenza (i), per ridurre trasferte e tempi di viaggio».

In Mapei, infatti, anche tra persone che lavorano fisicamente ai poli opposti del pianeta, la gestione in team è prassi diffusa, così come l’impiego della tecnologia a supporto del business. «La proprietà è attenta all’uso dell’It – continua Anzola – e gli investimenti per i quali è possibile dimostrare un conseguente miglioramento delle performance, una riduzione dei costi e una base economica di ritorno logico, in un intervallo di tempo medio-breve, non faticano a essere approvati». Al punto che la multinazionale chimica dedica all’It circa l’1% del fatturato, personale incluso.

Anche il fronte software resta sotto i riflettori di Mapei. «La nostra soluzione centrale è di natura proprietaria, un sistema transazionale col quale gestiamo le informazioni principali, l’anagrafica clienti, i prodotti, i fornitori e così via – dice -. A corollario, poi, utilizziamo software specialistici acquistati sul mercato e tool di interfacciamento agli applicativi, come quelli di gestione documentale, logistica, Business intelligence e consolidamento dei dati finanziari». Una struttura costruita grazie a un Etl, perché Mapei non punta a essere pioniere nell’It «ma a cogliere i benefici di tecnologie già sperimentate». Anche per questo motivo, le Soa sono in fase di valutazione. «Potrebbero rappresentare un’evoluzione futura, perché ritengo che siano caratterizzate da benefici intrinseci, però non vanno viste come una panacea, bensì calate nelle specifiche architetture. Per questo motivo ne stiamo considerando i pro e i contro».

Per Anzola, infatti, chi di mestiere fa il Cio, deve sapere dosare esigenze aziendali e innovazione. «Tutto dipende dalla tipologia dell’impresa – commenta -, se le novità producono vantaggi, allora vale la pena seguire questa strada se, invece, per farlo si corrono rischi notevoli, allora è meglio attendere». Così non è stato in area Crm, che in Italia è al centro di progetti innovativi, in attesa di essere esteso anche alle sedi estere. In Nord America, poi, a livello prototipale, sono in uso un sistema di gestione documentale e uno per la manutenzione degli impianti, quest’ultimo, a sua volta, destinato in futuro a essere utilizzato dall’intera Mapei. Progetti che, per costume aziendale, vedono una forte integrazione tra la direzione sistemi informativi e le unità di linea. «Ciò che conta è cogliere le necessità di business – continua Anzola – e, in questo, un aiuto ci viene dai direttori amministrativi, soprattutto, nei paesi in cui non sono presenti risorse dell’It con un profilo di business process analyst, come, invece, accade qui da noi, negli Stati Uniti, in Spagna e in Germania». E sono proprio le caratteristiche tecnologiche, economiche e politiche dei vari stati in cui Mapei è presente a costituire, in qualche modo, una preoccupazione per Anzola: «Ognuno ha aspetti peculiari. Parlare di telecomunicazioni in Italia piuttosto che in Russia o a Dubai è diverso. Ci si deve misurare con quanto disponibile sul mercato locale. Un altro scoglio è la lingua».

Nella sua politica di acquisto, Mapei predilige brand noti, comprovati. Così è stato anche per il parco pc. «Abbiamo sempre comprato prodotti di livello – specifica -. Attualmente, in seguito all’acquisizione da parte di Ibm, il parco macchine è in prevalenza a marchio Lenovo. Il nostro obiettivo è di disporre di un certo numero di modelli uguali per tutto il mondo in modo da facilitare il plug and play delle applicazioni, garantendo una gestione definita e univoca per evitare complicazioni in fase di avvio e di utilizzo».

La scelta dei fornitori, per Anzola, dipende prevalentemente dalle aree di intervento: «Quando si tratta di soluzioni da distribuire in tutte le sedi, preferiamo partner che siano in grado di seguirci globalmente. Se, invece, si tratta, ad esempio, di desktop management, ci affidiamo a società locali che gestiscono in outsourcing la parte di help desk, che spesso si dimostrano particolarmente flessibili. Le decisioni, comunque, non sono univoche per tutti i paesi, molto dipende anche dalla presenza effettiva di Mapei nelle singole nazioni. Anche il confronto con vendor diversi permette di sviluppare una visione delle mosse opportune da compiere, così come le opinioni espresse in articoli specializzati o da analisti indipendenti».

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