Pizza con Rfid nel menu di Rossopomodoro

La soluzione tecnologica adottata dalla catena permette una maggire velocità delle operazioni

La tecnologia Rfid entra al ristorante. Un progetto che riguarda la catena di locali targati Rosso Pomodoro, al fine di automatizzare e ottimizzare la gestione della sala. Una catena dove tradizione e innovazione convivono, sin da quando nel lontano 1988… “eravamo tre amici al ristorante…”. Così, parafrasando il ritornello di una celebre canzone di Gino Paoli, si potrebbe condensare l’inizio della storia imprenditoriale nel campo della ristorazione che porta il nome di Rossopomodoro.

Franco Manna, una laurea in biologia, oggi presidente della holding di quello che è diventato ormai un gruppo, il Gruppo Sebeto, ricorda la nascita di un’idea rivelatasi vincente: “Non ero né un ristoratore, né tantomeno un imprenditore”.
Ma lui e i suoi due amici avevano un’idea legata alla ristorazione, fatta di tradizione e rispetto della cultura gastronomica partenopea, e di scelte legate alla qualità dei prodotti e alla selezione delle migliori materie prime.
 
“Volevamo migliorare l’immagine dei ristoranti per farli diventare luoghi carichi di personalità con un’architettura e una grafica accattivante, più luoghi da scegliere per stare bene che per la necessita di mangiare”. Il primo marchio “Pizza e contorni”, a cui han fatto seguito quelli più famosi, quelli che più rispondono alla filosofia di recupero della tradizione gastronomica partenopea. Stiamo parlando di “Rossopomodoro”, “Anema e Cozze” e “Maccheroni”, diventati elementi di cult non solo tra i buongustai napoletani, ma in tutta Italia. Oggi, la catena serve cinque milioni di clienti l’anno.
 
La struttura aziendale è semplice e originale al tempo stesso: una holding con una ventina di dipendenti, e una catena di una cinquantina di negozi in Italia e all’estero, alcuni in diretta, altri in franchising, ognuno a formare una srl autonoma, gestita con criteri imprenditoriali. Tutti i punti vendita sono ispirati alla stessa filosofia: ”La stessa – spiega Manna – che ispira Slow-Food, che privilegia i prodotti del territorio e la tipicità delle ricette, l’eccellenza alimentare”. Non a caso, dieci dei piatti di menù sono preparati con prodotti che sono presidi Slow Food, il progetto comune è quello di tutelare dei prodotti rari e a rischio di estinzione recuperando tecniche tradizionali di preparazione.

Il recupero della migliore tradizione gastronomica va di pari passo con l’innovazione: l’assetto aziendale, come già detto, la ricercatezza architettonica, e, va da se, le tecnologie. Nell’azienda opera un responsabile It che raccoglie esigenze e realizza studi di settore, e si interfaccia costantemente con il partner tecnologico Agorà Telematica, società di Napoli che fa parte del Gruppo Sequenza. Una partnership che ha dato frutti, con la realizzazione del portale centrale del gruppo e dei vari portali di ogni punto di vendita, e il programma di controllo delle carte fedeltà che prevede sconti progressivi, una serie di convenzioni con esercizi convenzionati e varie promozioni, come l’offerta del dolce il giorno del compleanno del cliente.

In questo contesto si inserisce il progetto Rfid. Si tratta di un’applicazione di controllo operativo in tempo reale di tutta la rete di ristoranti in cui la tecnologia Rfid viene utilizzata con finalità di identificazione e di anticontraffazione. Le sale della catena non sono dotate di cassa, è il cameriere unico responsabile della transazione.

“Alla base della soluzione – spiega Manna – sta un braccialetto dotato di un tag Rfid che permette il riconoscimento di ogni dipendente quando opera sul terminale per l’emissione del conto”. Questo assicura sicurezza nell’accesso al software di gestione di sala, eliminando errori e l’utilizzo abusivo di password riservate ai soli direttori di sala, e una maggior velocità nelle operazioni, eliminando ogni digitazione. Ma non è tutto. Il sistema registra in tempo reale le transazioni, permettendo così un controllo operativo continuo.

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