Nonostante sia spesso indicata come area determinante per il Pil nazionale, con grandi realtà produttive e un variegato mondo di Pmi, non meno di un anno fa la Provincia di Bergamo contava un tasso di digital divide pari al 53%, con ripercussioni negat …
Nonostante sia spesso indicata come area determinante per il Pil nazionale, con grandi realtà produttive e un variegato mondo di Pmi, non meno di un anno fa la Provincia di Bergamo contava un tasso di digital divide pari al 53%, con ripercussioni negative sul grado di produttività dell’economia locale. Secondo Alberto Barcella e Lucio Susmel, presidenti rispettivamente di Confindustria Bergamo e Abm Ict (società controllata dalla Provincia di Bergamo), il fenomeno è spiegabile in due modi: «Da una parte, l’oligopolio sul fronte delle telecomunicazioni, che dà ai pochi grandi player presenti sulla scena un vantaggio competitivo difficilmente colmabile dalla concorrenza delle nuove realtà; dall’altra, la scarsa intraprendenza delle società private, che, date le barriere all’ingresso del mercato, non rischiano con investimenti elevati. L’unica strada da percorrere rimane quella dell’intervento pubblico, mossa da motivi istituzionali che vanno al di là di semplici logiche di mercato».
Da qui il progetto di Big Tlc (di cui Abm Ict è socio di maggioranza), incaricata dalla giunta provinciale di «spargere le Rete nel territorio».
«Ad oggi abbiamo superato i 400 km di fibra stesi e pronti all’uso per 100 comuni dell’area, con un numero altrettanto cospicuo di collegamenti con aziende e imprese – ha indicato Laura Capodicasa, amministratore unico dell’azienda -. Il tutto, anche grazie alle pressioni legislative dell’ultima Finanziaria, che prescrive alle Pa il passaggio ai nuovi protocolli Ip, in meno di un anno di tempo, utilizzando, nel caso, le strutture preesistenti, come la rete fognaria».





