Dalle professioni Ict la lezione per il domani

Lo schema Eucip si propone come guida per cambiare il mercato.

Per favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro qualificato nell’It, che secondo l’Aica oggi in Italia occupa quasi un milione di lavoratori, fra le aziende del settore e quelle che utilizzano l’informatica, serve uno schema di riferimento per le competenze professionali che sia condiviso da imprese, enti formativi e Pa e che permetta anche di certificarle in modo indipendente dai fornitori.

Lo schema va già emergendo: è quello dell’Eucip (European Certification of Informatics Professionals), i cui profili professionali sono oggi contemplati dalle raccomandazioni del Cnipa ai fini della valutazione delle capacità di chi propone soluzioni e servizi di informatica alla Pa.

Queste sono le conclusioni emerse nel corso del convegno romano “Professioni Ict: una lezione per il futuro”, promosso da Aica e Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici ed evidenziate da una nota dell’associazione presieduta da Bruno Lamborghini.

Lo stesso Lamborghini ha ricordato che il Cepis (Council of European Professional Informatics Societies) e l’Aica negli ultimi anni hanno mobilitato imponenti risorse per costruire lo schema di riferimento Eucip, che si basa su oltre 3.000 conoscenze elementari che danno luogo ai 22 profili professionali. «Evidentemente questo syllabus va mantenuto – ha sostenuto Lamborghini nella nota – e aggiornato in base all’evoluzione tecnologica e dei relativi mestieri, e Cepis si è assunta questo compito che garantisce a livello europeo un costante allineamento allo sviluppo del settore Ict».

Le professioni Ict, sempre secondo il presidente dell’Aica, sono al tempo stesso una lezione per il futuro e una sfida che non ci si può permettere di perdere.

Alberto Tripi, Presidente Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici, ha rilevato che mentre l’economia attraversa un momento di grandi difficoltà, le imprese dei servizi innovativi sono impegnate a promuovere grandi progetti-Paese in grado di mobilitare risorse intellettuali e materiali.

«Per l’Italia oggi è vitale – secondo Tripi – dotarsi di un sistema di istruzione e di formazione professionale con eccellenze di livello internazionale per evitare le inefficienze concentrate nella polverizzazione del numero dei corsi di laurea e nella eccessiva dispersione territoriale. C’è bisogno di superare l’attuale sistema delle università per salvaguardare l’eccellenza e la qualità, che sono fondamentali per la crescita del Sistema Paese. Una scuola poco meritocratica genera una società poco meritocratica che porta il Paese verso un sicuro declino (…) In un’economia reale che si lascia alle spalle le avventure della finanza virtuale, la valorizzazione dei talenti è la condizione della modernità».

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