Rapporto Kroll: in media negli ultimi tre anni le grandi aziende hanno perso 8,2 milioni di dollari.
Kroll, società del gruppo di servizi professionali Marsh & McLennan, ha rilasciato la nuova edizione del proprio Global Fraud Report, realizzato con il supporto dell’Economist Intelligence Unit, che ha raccolto le testimonianze di 890 senior executive nel mondo: un terzo nelle Americhe, un altro in Asia-Pacific, un quarto in Europa e il resto in Africa e Medio Oriente (con il 42% delle realtà sentite che fattura oltre un miliardo di dollari all’anno).
La media di aziende che ha patito una frode negli ultimi tre anni (abituale perimetro temporale di riferimento della ricerca) è dell’85%, per un montante medio di perdite di 8,2 milioni di dollari ad azienda. Il dato raccolto lo scorso anno indicava 7,6 milioni di dollari e coinvolgeva l’80% delle aziende.
Le frodi più frequenti sono quelle riguardanti il furto di informazioni (per il 27% degli intervistati, un dato che cresce rispetto al 22% dello scorso anno) e le infrazioni afferenti la sfera normativa (che passano dal 19 al 25%).
Fra le cause endogene che aprono il fianco alla frode si segnalano il turnover dei dipendenti e i controlli interni non adeguati.
Fra quelle esogene emergono fattori come il prezzo delle materie prime, le difficoltà economiche in genere e un cresciuto orientamento a operare in aree a rischio.
Le aziende più colpite dalla sottrazione di valori operano nei settori della sanità, farmaceutico e biotecnologico, mentre quelle dei comparti viaggi e trasporti patiscono maggiormente il furto di informazioni.
La crescita delle frodi colpisce maggiormente le economie in via di sviluppo rispetto a quelle consolidate (americane ed europee). Unica frode che ribalta il rapporto è quella relativa alla sottrazione di proprietà intellettuale, che affligge il Nord America.





