AI nel 2026: i trend che cambieranno lavoro, governance e imprese secondo ServiceNow

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Negli ultimi anni è emerso chiaramente il potenziale dell’intelligenza artificiale. Il 2026 sarà l’anno in cui vedremo concretamente cosa può accadere quando questa tecnologia diventa parte integrante della vita quotidiana, sia sul piano personale sia professionale.

Nel 2023 le organizzazioni stavano imparando. Nel 2024 stavano sperimentando. Nel 2025 i pionieri dell’AI hanno iniziato a realizzare valore su larga scala. Ora, l’obiettivo è inserire l’AI nel tessuto operativo dell’impresa, trasformando settori, reinventando le esperienze dei clienti e ridefinendo il lavoro delle persone.

In tutta l’area EMEA, i responsabili aziendali non si chiedono più se utilizzare l’intelligenza artificiale, ma come prosperare in un mondo pervaso dall’AI.

Di seguito, le quattro tendenze che definiranno il 2026.

Il multimodale diventerà la nuova normalità

Siamo entrati in una nuova era del lavoro senza confini, dove gli strumenti si adattano al modo in cui le persone pensano, parlano e creano. Per anni, il lavoro è stato modellato dai limiti delle sue interfacce: schermi, tastiere e infinite schede. Nel 2026, questi limiti svaniranno.

La moderna interfaccia enterprise è multimodale per definizione. IDC prevede che entro il 2028 l’80% dei sistemi AI aziendali sarà in grado di elaborare molteplici tipologie di input. Nel frattempo, la London School of Economics ha previsto che la Generazione Alpha non comunicherà con i propri manager via email, quando entrerà nel mondo del lavoro. L’email non è ancora pronta a scomparire, ma la comunicazione, tra le persone e con l’intelligenza artificiale non si limiterà al testo. Voce, immagini, testi e video coesisteranno in un unico ambiente di lavoro intelligente, in cui ogni interazione è naturale, fluida e intuitiva. Invece di passare continuamente da un’app all’altra, i dipendenti avranno un’esperienza di lavoro unificata in grado di comprende il contesto e l’intento.

Questo sta già trasformando il modo in cui il lavoro viene svolto. I team possono illustrare i progetti attraverso una conversazione mentre l’AI prende appunti, aggiorna documenti e crea visual in tempo reale. Gli operatori del servizio clienti possono passare senza interruzioni dalla chat a una conversazione a voce, mentre l’AI anticipa gli step successivi e recupera dati all’istante.

Questo cambiamento rappresenta una nuova relazione con la tecnologia. Quando l’interfaccia diventa multimodale, l’AI non scompare, si integra. Diventa parte del ritmo del lavoro: accessibile, fruibile e allineata al modo di pensare e operare delle persone.

La tensione tra governance e velocità definirà la leadership nel 2026

Man mano che l’AI diventa centrale nel funzionamento delle organizzazioni, i leader dovranno affrontare una sfida crescente: mantenere la fiducia senza rallentare l’innovazione. In tutta l’area EMEA, questo equilibrio tra governance e velocità sta diventando il principale indicatore della maturità dell’AI.

L’AI Act dell’Unione Europea rappresenta un punto di svolta che porta la regolamentazione dalla teoria alla pratica. Ma le regole da sole non garantiranno un utilizzo responsabile dell’AI. La vera prova sarà il modo in cui le organizzazioni tradurranno la conformità in pratica quotidiana, integrando responsabilità e trasparenza in workflow, dati e decisioni.

L’Annual AI Governance Report 2025 dell’Università di Oxford ha rilevato che le organizzazioni leader integrano la governance direttamente nei workflow e non la trattano come un semplice esercizio di compliance. In questo modo mantengono la velocità dell’innovazione riducendo allo stesso tempo il rischio legato all’AI.

I leader che avranno successo considereranno la governance non come un freno, ma come un motore di fiducia e resilienza. Costruiranno culture in cui trasparenza, spiegabilità ed eticità dell’AI sono elementi nativi, non aggiunti in seguito. Useranno la chiarezza per muoversi più velocemente, non più lentamente. Per farlo, sarà necessario un punto di vista centralizzato e unificato su LLM, agenti AI e workflow.

Questo è ciò che distinguerà la semplice conformità dalla competitività. Le organizzazioni più forti dimostreranno che fiducia e velocità possono crescere insieme, e che l’innovazione disciplinata è il fondamento della crescita sostenibile. Questa nuova era richiederà sia ordine sia agilità. L’AI dovrà essere abbastanza veloce da stimolare l’innovazione, ma regolata con sufficiente rigore da conquistare fiducia. I responsabili che riusciranno a mantenere questo equilibrio definiranno la prossima fase di crescita, dimostrando che AI responsabile e progresso rapido possono coesistere.

I CIO devono guidare l’abilitazione dell’AI agentica con uno sguardo ai rischi futuri

Con l’AI sempre più integrata, il 2026 segnerà l’ascesa delle Agentic Platforms: reti di intelligenza che fondono lavoro umano e delle macchine per generare velocità, precisione e innovazione. Questi agenti opereranno sempre più al fianco delle persone, gestendo workflow e semplificando la complessità, non per sostituire il giudizio umano, ma per rafforzarlo.

Eppure, con l’evoluzione di questo nuovo livello di lavoro, emerge anche un nuovo rischio. La sfida non sarà più lo “shadow IT”, ma la “shadow AI”, modelli e agenti sviluppati al di fuori dei framework di governance. Questo crea vulnerabilità in termini di conformità, privacy e sicurezza. Sebbene le normative stiano evolvendo in diverse regioni, l’innovazione si muove già più velocemente delle policy. I CIO e i board dovranno anticipare, non reagire, restando un passo avanti rispetto ai cambiamenti normativi per evitare interruzioni future. L’agilità sarà il vero fattore differenziante.

I responsabili che avranno successo adotteranno architetture di piattaforma flessibili e adattive, in grado di connettere nativamente dati, governance e logiche decisionali. Queste piattaforme consentiranno alle organizzazioni di monitorare, verificare e coordinare l’attività dell’AI in ogni funzione, garantendo che fiducia, conformità e performance avanzino insieme.

L’AI sarà integrata nelle attività lavorative, non confinata nelle applicazioni

Cathy Mauzaize, President, Europe, Middle East and Africa (EMEA) di ServiceNow
Cathy Mauzaize, President, Europe, Middle East and Africa (EMEA) di ServiceNow

Nel 2026, l’AI non sarà più un semplice complemento al lavoro, ma ne diventerà parte integrante. Ciò che era iniziato come un livello aggiuntivo di efficienza è diventato intelligenza operativa e aiuta le organizzazioni a muoversi più rapidamente, prendere decisioni migliori e concentrarsi su ciò che conta davvero.

Questa evoluzione non riguarda il passaggio dell’AI dal telefono al desktop aziendale. Riguarda la capacità di lavorare in un ambiente ibrido, in cui l’AI è integrata in ogni attività quotidiana. Questo si ottiene identificando la tipologia di AI più adatta a ciascun caso d’uso e orchestrando gli agenti affinché collaborino per ottenere reali risultati di business, supportandoli con conoscenze verticali, contesto e informazioni personalizzate. Dai recap delle riunioni alla redazione di insight o all’orchestrazione tra sistemi, persone e AI condivideranno sempre più lo stesso ambiente di lavoro, amplificando reciprocamente i propri punti di forza.

Un esempio concreto del cambiamento in atto arriva dal settore biofarmaceutico. AstraZeneca, azienda leader, ha l’ambizione di lanciare 20 nuovi farmaci entro il 2030 e trovare trattamenti per malattie rare che colpiscono milioni di persone in tutto il mondo. L’azienda sta collegando ogni livello del lavoro all’AI, dalle attività di laboratorio all’onboarding, liberando capacità, accorciando i cicli di scoperta e accelerando il time-to-market per terapie critiche. In questo modo, AstraZeneca sta già risparmiando oltre 30.000 ore all’anno. Attività che prima richiedevano mezz’ora ora sono completate in pochi secondi, accelerando ricerca e processi decisionali in tutta l’impresa.

Per quanto riguarda il personale, i dipendenti più efficienti saranno quelli in grado di lavorare con l’AI con naturalezza, gestendo i propri agenti, creando prompt efficaci e sapendo quando fidarsi, mettere in discussione o reindirizzare l’output automatizzato. Molte organizzazioni stanno già riconoscendo questo aspetto, rendendo la competenza in materia di AI parte delle metriche di valutazione delle performance.

Per la generazione che entra nel mondo del lavoro, tutto questo non sembrerà nuovo, sembrerà naturale. Si aspetteranno di collaborare con sistemi intelligenti come parte integrante del lavoro. Per le organizzazioni, il successo dipenderà dalla capacità di abilitare in modo fluido la collaborazione persona-AI e di intenderla non come uno strumento da adottare, ma come un ambiente da padroneggiare.

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