Bending Spoons acquisisce Eventbrite per 500 milioni: nuova spinta AI al marketplace degli eventi

Eventbrite passa a Bending Spoons con un’operazione da circa 500 milioni di dollari che segna un nuovo salto di scala per il gruppo italiano e rafforza la sua ambizione di costruire un portafoglio globale di piattaforme digitali. L’accordo definitivo prevede un’acquisizione interamente in contanti: agli azionisti di Eventbrite verranno riconosciuti 4,50 dollari per azione, un prezzo che incorpora un premio dell’82% rispetto alla media ponderata dei 60 giorni precedenti la chiusura del mercato del 1° dicembre. Il board della società americana ha già approvato all’unanimità l’operazione; restano le consuete autorizzazioni regolatorie e il voto dei soci, con closing atteso nella prima metà del 2026.

Per Bending Spoons non si tratta soltanto di entrare in un nuovo verticale, ma di acquisire un marketplace consumer con un marchio forte, una base globale di organizzatori e partecipanti e barriere all’uscita elevate grazie all’effetto piattaforma a due lati. È un profilo pienamente coerente con la strategia del gruppo: rilevare prodotti digitali maturi e già noti al grande pubblico, per riattivarne la crescita intervenendo in profondità su efficienza operativa e roadmap tecnologica.

Luca Ferrari, CEO e co-fondatore di Bending Spoons

Luca Ferrari, CEO e co-fondatore di Bending Spoons, lo sintetizza così: “Per vent’anni Eventbrite è stata in prima linea nell’economia delle esperienze, aiutando decine di milioni di persone a creare, scoprire e partecipare a eventi indimenticabili. Unire le forze con Bending Spoons accelererà l’innovazione e rafforzerà strumenti e risorse di Eventbrite, portando ancora più persone a ritrovarsi attraverso esperienze dal vivo condivise per molti anni a venire”. Ferrari aggiunge che il gruppo, da “fan di lunga data” della piattaforma, ha già individuato opportunità da esplorare con il team dopo il closing: “costruire una funzione di messaggistica dedicata, introdurre l’AI per facilitare la creazione di eventi, migliorare la capacità di ricerca e realizzare un sistema per il mercato secondario dei biglietti. Siamo impegnati a investire in Eventbrite nel lungo periodo e speriamo di aiutarla a raggiungere nuovi traguardi”.

Il razionale industriale è chiaro: le direttrici indicate dal management puntano a rafforzare sia il lato offerta sia il lato domanda del marketplace. La messaggistica nativa mira ad aumentare engagement e fidelizzazione, rendendo più “relazionale” l’esperienza tra community e organizer. L’introduzione dell’AI nella creazione eventi – dalla scrittura dei testi alla generazione di contenuti visuali e alla configurazione assistita – riduce tempi e costi per gli organizzatori, aumentando quantità e qualità dell’inventario disponibile. Una search più evoluta, costruita su segnali comportamentali e di contesto, migliora la discovery e sulla conversione. Infine, la gestione interna del secondary ticketing consente di recuperare valore oggi intercettato da circuiti esterni e di controllare meglio frodi, speculazioni e customer experience.

Julia Hartz, CEO di Eventbrite

Dal lato Eventbrite, Julia Hartz – co-fondatrice e oggi CEO ed Executive Chair – inquadra l’acquisizione come prosecuzione naturale della missione dell’azienda e come leva per accelerare il prossimo ciclo di sviluppo: “Eventbrite ha fatto emergere qualcosa di profondamente umano: il bisogno di riunirsi, connettersi e costruire comunità attorno alle passioni che condividiamo. Ciò che era nato come risposta a un’esigenza non soddisfatta – dare ai creator locali e ai leader comunitari il potere di far incontrare le persone – è diventato un movimento globale, capace di generare milioni di esperienze significative e di aiutare i partecipanti a trovare la propria comunità nei momenti che contano di più”. Hartz sottolinea anche il contesto: “Non c’è mai stato un momento più importante per riportare le persone insieme nella vita reale. Guardando avanti, mi entusiasmano la velocità, le risorse e la forza innovativa di Bending Spoons per spingere Eventbrite nel suo prossimo capitolo”.

L’operazione si inserisce in una sequenza che negli ultimi tre anni ha cambiato il profilo di Bending Spoons. Fondata a Milano nel 2013 come sviluppatore di app consumer, l’azienda ha accelerato la transizione verso un modello di holding software internazionale. Il cambio di passo è diventato evidente nel 2022 con Evernote e Meetup, due acquisizioni orientate a piattaforme ad altissima notorietà e con comunità consolidate. Nel 2024 sono seguite WeTransfer e Brightcove, che hanno ampliato il portafoglio su creator economy e video enterprise. Quest‘anno il deal su Vimeo (1,38 miliardi di dollari), ormai chiuso, ha consolidato un polo video professionale; l’accordo annunciato per AOL ha confermato la disponibilità a operare su brand storici del web con ancora massa critica globale. Eventbrite aggiunge ora un verticale in ripresa strutturale – esperienze live e community – potenzialmente sinergico con altri asset del gruppo sul fronte community building, creator tools e distribuzione di contenuti.

Sul piano delle modalità, Bending Spoons sta applicando uno schema che combina rapidità di esecuzione e integrazione profonda. La holding tende a chiudere in cash e a premio per portare rapidamente l’asset sotto controllo industriale; dopo il closing centralizza funzioni replicabili (data/analytics, growth, monetizzazione, infrastrutture), impone cicli di sviluppo corti e rigorosamente guidati da metriche e interviene su UX, pricing e organizzazione dei team per aumentare sostenibilità e margini. È un modello da proprietario operativo, non da gestore finanziario: l’efficienza generata serve a finanziare un’accelerazione tecnologica del prodotto e ad alimentare nuove acquisizioni.

Per questo Eventbrite va letta come un’operazione a doppia valenza. Per la piattaforma americana significa entrare in un gruppo che intende spingere su AI, innovazione di marketplace e nuove forme di monetizzazione lungo tutto il ciclo di vita dell’evento. Per Bending Spoons è un ulteriore passo – difficilmente l’ultimo – nella trasformazione da scale-up italiana a conglomerato software globale, capace di presidiare verticali diversi con marchi di prima fascia e di guidarne la prossima fase di evoluzione tecnologica e di business.

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