Le infrastrutture dei data center europei sono entrate in una fase di evidente obsolescenza funzionale. Secondo il nuovo studio “Data Center of the Future”, realizzato da Lenovo in collaborazione con Opinium, quasi la metà (45%) dei decision maker IT di EMEA dichiara che i data center attuali non sono più in grado di supportare gli obiettivi di riduzione energetica e di carbon footprint, mentre l’aumento del carico computazionale legato all’intelligenza artificiale e alle applicazioni real-time sta ampliando un divario già allarmante tra esigenze operative e capacità dell’infrastruttura.
Il sondaggio, condotto su 250 manager di aziende con oltre 250 dipendenti in Germania, Italia, Norvegia, Svezia, Regno Unito e UAE, offre una fotografia precisa: AI, sostenibilità, sovranità del dato e bassa latenza sono i quattro assi attorno ai quali dovrà essere ripensato il data center del futuro. E gli attuali modelli architetturali, basati in larga parte sull’air cooling e su server farm centralizzate, non sono più sufficienti.
Sostenibilità: tra priorità strategica e incapacità strutturale
Il primo dato che emerge è una contraddizione.
Il 92% dei leader IT afferma di privilegiare partner tecnologici che riducono consumi e impatti ambientali, ma solo il 46% ritiene che il proprio data center sia effettivamente allineato agli obiettivi di sostenibilità.
La pressione arriva da più fronti:
- l’AI moltiplica il consumo energetico e genera flussi termici che l’air cooling non è più in grado di mitigare in modo efficiente
- i costi dell’energia in EMEA sono strutturalmente crescenti
- gli standard ESG obbligano le aziende a misurare e ridurre l’impatto delle proprie infrastrutture digitali
Il risultato è una sustainability readiness gap che impedisce alle organizzazioni di scalare applicazioni avanzate senza infrangere budget energetici e obiettivi di decarbonizzazione.
Sovranità del dato: la priorità che guiderà la geografia dei data center
Lo studio è altrettanto netto sul tema della governance del dato.
Il 99% dei decisori IT e C-level considera la data sovereignty fondamentale nei prossimi anni, mentre già oggi l’88% la identifica come una delle principali esigenze infrastrutturali.
Una combinazione di fattori rende il tema non negoziabile:
- normative regionali sempre più complesse (UE, UK, EEA, GCC)
- proliferazione di workload edge e real-time
- frammentazione del cloud pubblico
- continui rischi geopolitici
In parallelo, il 94% dei leader IT considera la bassa latenza un requisito chiave, soprattutto per ambienti edge distribuiti, sistemi OT, smart city e applicazioni industriali basate su AI.
La conseguenza è una pressione crescente verso data center più vicini agli utenti, modulari, integrati con infrastrutture urbane o territori specifici.
AI: crescono i dati, non la preparazione delle imprese
L’impatto dell’intelligenza artificiale è ormai dato per acquisito:
- il 90% dei manager prevede un incremento significativo dei dati aziendali nei prossimi dieci anni
- il 62% considera AI e automazione i driver principali delle strategie IT future
Tuttavia, solo il 41% delle organizzazioni si dichiara pronta a integrare l’AI in modo efficiente.
Il problema non è più la volontà o la disponibilità delle tecnologie, ma la capacità del data center di:
- alimentare workload enormi in modo sostenibile
- dissipare calore in modo efficiente
- garantire continuità e performance
- posizionare le risorse nei punti più strategici della rete
È qui che entra in gioco la visione tecnica di Lenovo.
La visione di Lenovo: AI, sostenibilità e compute ad alte prestazioni come driver progettuali per i data center
Simone Larsson, Head of Enterprise AI EMEA di Lenovo, riassume così il futuro del data center:
“Il data center del futuro sarà definito da quanto efficacemente saprà scalare per l’AI, soddisfare gli obiettivi di sostenibilità e operare con la massima efficienza energetica. In EMEA, la data sovereignty è una priorità urgente. Prepararsi al futuro significa fare scelte infrastrutturali corrette oggi.”
Il messaggio è molto chiaro: continuare a espandere i data center tradizionali non è una strategia sufficiente. Serve ripensare l’architettura.
Come sarà il data center del 2055: tre modelli architetturali alternativi
Per immaginare un futuro realmente sostenibile, Lenovo ha collaborato con AKT II e gli architetti di Mamou-Mani, sviluppando tre concept che uniscono visione e tecnologia già disponibile.
1. The Floating Cloud (20–30 km di altitudine)
Un data center sospeso nella stratosfera, fuori dalle rotte commerciali:
- alimentazione continua da pannelli solari
- raffreddamento tramite circuiti liquidi a circuito chiuso
- moduli più piccoli per garantire stabilità e ridondanza
- zero impatto sul suolo e rischi minimi di inquinamento
Un modello pensato per grandi carichi computazionali energivori e ambienti con infrastrutture terrestri limitate.
2. The Data Village (vicino a corsi d’acqua)
Un ecosistema modulare, collegato direttamente alle esigenze della città:
- rack e pod stackabili in strutture simili a “villaggi tecnici”
- raffreddamento avanzato tramite acqua di fiumi e canali
- trasferimento del calore residuo verso abitazioni, scuole e servizi pubblici
- latenza minima grazie alla collocazione urbana
Il modello si estende a un Data Spa, alimentato da geotermia e progettato per mimetizzarsi nel paesaggio naturale.
3. The Data Center Bunker (in tunnel e strutture sotterranee)
Un approccio di riuso e sicurezza avanzata:
- installazione in bunker dismessi, miniere o tunnel di trasporto
- riduzione del consumo di suolo
- stabilità termica naturale, con riduzione del carico di raffreddamento
- elevata protezione fisica e resilienza
Un modello ideale per metropoli ad alta densità.
Liquid cooling: l’unico fattore abilitante per scenari del genere
Tutti i concept hanno un punto in comune: il raffreddamento a liquido.
L’air cooling tradizionale non permette più di gestire le densità di potenza richieste da AI, HPC e edge distribuiti.
Il sistema Lenovo Neptune è l’elemento cardine:
- rimuove fino al 98% del calore direttamente alla fonte
- riduce significativamente il consumo energetico
- permette densità computazionali superiori
- si integra nei rack standard senza rivoluzionare le sale server
Secondo Lenovo, Neptune rappresenta un modello già pronto per rispondere sia alle esigenze attuali sia alla preparazione delle architetture future.
Larsson sintetizza così la strategia:
“La sostenibilità non può essere aggiunta dopo. Va progettata in ogni livello dell’infrastruttura. Con Neptune, aiutiamo i clienti a soddisfare le richieste energetiche dell’AI con soluzioni deployabili subito.”
Un progetto che indica la direzione del mercato
Lo studio Lenovo mette in evidenza un punto che il mercato IT europeo non può più ignorare:
per scalare l’AI serve un’infrastruttura progettata su nuovi paradigmi di efficienza, vicinanza ai dati e sostenibilità intrinseca.
I data center del futuro saranno:
- più vicini agli utenti
- costruiti attorno al liquid cooling
- integrati con ecosistemi urbani e ambientali
- pensati per carichi AI-driven e data-intensive
- decentralizzati, modulari e distribuiti
Il passaggio non sarà immediato, ma l’accelerazione è già evidente.







