Le imprese si trovano davanti a un passaggio di fase nell’evoluzione del cloud. Non si tratta più di capire se migrare, ma di come progettare un’architettura capace di sostenere AI, sicurezza e sovranità del dato senza creare nuovi vincoli. Il nuovo Kyndryl Cloud Readiness Report 2025 fotografa un ecosistema che si muove sempre più verso modelli ibridi, in cui interoperabilità, controllo e agilità diventano prerequisiti strategici per la competitività.
Cloud cresciuto per caso: perché ora serve una strategia consapevole
Il cloud enterprise supera oggi i 700 miliardi di dollari e negli ultimi dodici mesi gli investimenti sono cresciuti di oltre il 30%. Eppure, il 70% dei CEO dichiara di essere arrivato all’attuale configurazione «per caso, più che per una progettazione consapevole». Molte aziende hanno costruito negli anni un mosaico di servizi e workload stratificati senza una direzione strategica chiara.
Questo approccio oggi non regge più. L’adozione dell’AI, la pressione normativa sulla sovranità dei dati e l’aumento degli incidenti di sicurezza obbligano le organizzazioni a trattare il cloud come una decisione architetturale, non come un’evoluzione spontanea. Nicolas Sekkaki, Global Cloud Practice Leader di Kyndryl, sintetizza il punto: «Il divario tra una strategia cloud reattiva e una pianificata non è mai stato così rilevante». Interoperabilità, affidabilità e agilità diventano la base per una trasformazione continua.
Sovranità, sicurezza e ibridazione: il nuovo baricentro del cloud enterprise
Il 75% dei leader teme i rischi geopolitici legati alla gestione dei dati in cloud globali, mentre il 65% ha già rivisto le proprie strategie in risposta alle normative sulla sovranità. Cresce anche il fenomeno della repatriation: il 41% sta riportando on-prem almeno una parte dei dati per bilanciare controllo, performance e compliance.
Gli hyperscaler stanno rispondendo con regioni sempre più localizzate e infrastrutture che garantiscono maggiore controllo. Allo stesso tempo, le aziende progettano architetture che permettono ai dati di muoversi in sicurezza tra ambienti pubblici e privati, mantenendo coerenza nei processi e nelle policy.
AI, neocloud e Agentic AI: architetture specializzate per workload ad alta intensità
L’89% dei leader afferma che gli investimenti nel cloud hanno facilitato l’adozione dell’AI, ma il 35% considera le integrazioni una delle principali barriere per raggiungere il ROI. L’AI richiede una nuova attenzione all’architettura: non è un layer applicativo, ma un carico di lavoro ad altissima intensità di dati e di potenza.
Il report evidenzia tre direttrici principali: l’adozione di nuovi neocloud ottimizzati per workload GPU-intensivi, la diffusione dell’AI privata per soddisfare esigenze di sicurezza e governance, e la crescita dell’Agentic AI, che richiede addestramento in cloud pubblici per sfruttare scalabilità e inferenza vicino ai dati sensibili per protezione e conformità.
La sintesi è chiara: il training ha bisogno della scala del public cloud, mentre l’inferenza richiede la protezione del private cloud. È l’architettura ibrida a rendere possibile questo equilibrio.
Sicurezza cloud nell’era dell’AI: flessibilità, isolamento e continuità operativa
L’82% delle organizzazioni ha affrontato nell’ultimo anno un’interruzione legata a incidenti di sicurezza. L’AI amplifica il rischio, ma permette anche risposte più rapide e adattive: il 75% delle aziende sta investendo proprio nell’AI per la cybersecurity, più che in qualunque altra funzionalità tecnologica.
Le architetture cloud più moderne permettono di isolare minacce, ripristinare servizi e garantire continuità anche durante un attacco. La sicurezza diventa un principio di progettazione, non un vincolo. È un modello che si integra con la crescente pressione normativa: le aziende devono poter dimostrare che i dati sono protetti, tracciabili e gestiti in modo trasparente, a prescindere dal cloud in cui risiedono.
Il cloud ibrido come fondazione dell’impresa AI-ready
Il report si chiude con un messaggio netto: l’ibrido non è una fase di transizione, ma la nuova normalità. Le aziende non si chiedono più dove risiedono i workload, ma come far convivere ambienti diversi come un’unica piattaforma integrata. L’AI, la sovranità del dato e la sicurezza convergono verso architetture progettate intenzionalmente per unire scalabilità, governance e continuità.
Il cloud ibrido diventa così la base intelligente dell’impresa pronta per l’AI, un’architettura costruita sul design, non sull’abitudine.







