Due terzi delle imprese EMEA registrano forti aumenti di produttività grazie all’AI, secondo un nuovo studio IBM

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L’intelligenza artificiale non è più una promessa, ma un motore concreto di produttività:  un nuovo studio condotto da IBM in collaborazione con Censuswide, intitolato The Race for ROI, rivela che il 66% delle imprese europee, mediorientali e africane (EMEA) ha già ottenuto significativi miglioramenti operativi grazie all’adozione dell’AI.

Lo studio, basato su un’indagine condotta su 3.500 dirigenti di dieci Paesi, mostra che una parte consistente delle organizzazioni ha già raggiunto i propri obiettivi di ritorno sull’investimento (ROI) derivanti da iniziative di produttività basate sull’AI. Circa un’azienda su cinque ha dichiarato di averli già realizzati, mentre un ulteriore 42% prevede di raggiungerli entro 12 mesi, con impatti misurabili su riduzione dei costi, risparmio di tempo, aumento dei ricavi e soddisfazione dei dipendenti.

Secondo il report, le aree aziendali in cui l’intelligenza artificiale ha generato i maggiori benefici in termini di produttività sono lo sviluppo software e l’IT (32%), il customer service (32%) e il procurement (27%). Tra i principali vantaggi citati dai leader aziendali spiccano l’aumento dell’efficienza operativa (55%), il miglioramento dei processi decisionali (50%) e l’automazione delle attività ripetitive (48%).

IBM: importante gap di produttività tra grandi imprese e PMI

Non tutte le organizzazioni, però, si muovono alla stessa velocità. Il 72% delle grandi imprese intervistate ha registrato un incremento di produttività grazie all’AI, contro il 55% delle PMI e delle organizzazioni pubbliche, ancora in una fase iniziale del percorso di adozione. La ricerca sottolinea quindi la necessità di colmare questo divario, soprattutto nel settore pubblico, dove solo poco più della metà degli intervistati riporta benefici concreti.

Dall’efficienza alla trasformazione dei modelli di business

Lo studio evidenzia che, per molte imprese, l’AI sta già diventando leva strategica di trasformazione. Tra coloro che hanno registrato significativi guadagni di produttività, quasi un quarto (24%) attribuisce all’intelligenza artificiale un ruolo determinante nel cambiamento del proprio modello di business.

Oltre un terzo degli intervistati afferma di utilizzare l’AI per accelerare i cicli di innovazione (36%) o per passare a un processo decisionale continuo, anziché periodico (32%). Una quota simile sta riprogettando le proprie catene del valore intorno all’AI, anziché limitarsi ad automatizzare processi esistenti.

Quasi la metà dei dirigenti intervistati (48%) segnala inoltre che l’intelligenza artificiale sta potenziando le capacità della forza lavoro. Il tempo liberato da attività ripetitive viene impiegato per sviluppare nuove idee (38%), prendere decisioni strategiche (36%) o dedicarsi ad attività creative (33%).

Verso l’AI agentica e il ritorno sull’investimento

Ana Paula Assis, Senior Vice President e Chair di IBM EMEA e Growth Markets
Ana Paula Assis, Senior Vice President e Chair di IBM EMEA e Growth Markets

Il 92% dei leader aziendali prevede che l’arrivo degli AI Agent – sistemi capaci di agire in autonomia su compiti complessi – porterà un ROI misurabile entro due anni. Un segnale che, secondo IBM, testimonia la transizione dall’adozione sperimentale dell’intelligenza artificiale a un’integrazione pienamente produttiva.

«Il vero valore dell’AI per il business va ben oltre la produttività individuale: è una questione di trasformazione strategica», ha dichiarato Ana Paula Assis, Senior Vice President e Chair di IBM EMEA e Growth Markets. «Siamo ancora agli inizi dell’adozione, ma le imprese della regione stanno già ottenendo risultati tangibili, ridisegnando i propri modelli operativi. E su un punto le aziende sono state chiare: vogliono utilizzare la tecnologia alle proprie condizioni, con trasparenza, scelta e flessibilità integrate».

Apertura, interoperabilità e fiducia come basi dell’adozione

Tra le priorità emerse nello studio spiccano l’apertura e la trasparenza dei sistemi AI. L’85% degli intervistati considera essenziale che i modelli operino in modo etico e responsabile, mentre l’84% sottolinea l’importanza dell’interoperabilità per integrare in modo fluido gli strumenti di intelligenza artificiale all’interno delle infrastrutture IT esistenti.

Una percentuale analoga di imprese valorizza inoltre la possibilità di scegliere e adattare liberamente le soluzioni AI in base all’evoluzione delle proprie esigenze, evidenziando una domanda crescente di autonomia tecnologica.

Sicurezza e governance restano le principali sfide

Accanto alle opportunità, permangono barriere legate a sicurezza, privacy ed etica. Secondo lo studio di IBM, il 68% dei dirigenti cita i rischi di violazione dei dati e la fiducia nei sistemi AI come principali ostacoli alla scalabilità dei progetti. Lo stesso valore (68%) è associato alla complessità IT, in particolare all’integrazione dell’AI con sistemi legacy.

IBM individua cinque priorità per accelerare il ritorno sull’investimento:

  • definire un modello operativo chiaro per l’AI,
  • promuovere la cultura e l’alfabetizzazione digitale,
  • accettare l’incertezza come motore d’innovazione,
  • gestire in modo rigoroso i rischi di implementazione
  • e creare un “AI Board” interno che garantisca l’etica e la governance dei progetti.

Secondo IBM, solo un approccio strutturato, trasparente e interoperabile permetterà alle imprese di passare dal potenziale all’impatto reale dell’intelligenza artificiale.

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