L’edizione 2025 dello Huawei Italy Enterprise Roadshow, sotto il titolo Accelerating the Intelligent Italy, ha portato in sei città italiane un messaggio chiaro: la trasformazione digitale passa ora attraverso l’intelligenza artificiale. Più che una vetrina tecnologica, il Roadshow è diventato un laboratorio itinerante dove infrastruttura, cloud e AI si incontrano per costruire modelli d’impresa più agili e sostenibili.
Nel percorso tracciato dal Huawei Roadshow 2025, l’intelligenza artificiale emerge come perno strutturale della nuova fase della trasformazione digitale.
Per Alexandre Grandeaux – CTO di Huawei Enterprise Italia – che abbiamo incontrato in una delle tappe del Roadshow, l’AI non è un semplice componente funzionale, ma la matrice che informa ogni livello dell’infrastruttura tecnologica — dal data center alla rete, dal cloud al punto d’accesso.
“L’intelligenza artificiale è oggi il cardine della trasformazione digitale. È la parola chiave che introduciamo in ogni tappa del Roadshow, perché rappresenta il fattore che più di ogni altro sta ridisegnando la velocità e la direzione del cambiamento”.
Il suo discorso parte da un concetto semplice ma cruciale: l’AI non è un servizio, è un principio architetturale. Laddove in passato l’innovazione si concentrava sulla virtualizzazione o sul cloud, oggi la sfida consiste nell’immettere capacità cognitive nei sistemi stessi che compongono l’infrastruttura digitale.
Infrastrutture che apprendono: l’AI come abilitatore e motore interno
Huawei interpreta l’intelligenza artificiale in due direzioni convergenti. La prima, come abilitatore: fornire alle aziende l’infrastruttura capace di sostenere modelli di machine learning e applicazioni data-driven. La seconda, come motore interno: usare l’AI per migliorare le prestazioni e l’efficienza dei propri sistemi. “Il nostro contributo è duplice: da un lato forniamo l’infrastruttura che abilita l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, dall’altro la utilizziamo internamente per migliorare le prestazioni dei nostri sistemi di controllo, di storage e di rete”.
Nei data center di ultima generazione, il machine learning è integrato direttamente nei controllori e nei sistemi di gestione. Ciò significa che le infrastrutture diventano consapevoli del proprio stato operativo e sono in grado di correggere autonomamente inefficienze, squilibri di carico o degradi di performance.
“Nei nostri data center il machine learning è integrato nei controllori delle macchine e nei sistemi di gestione del ciclo di vita del dato. Questo permette di ottimizzare in modo autonomo prestazioni e affidabilità, migliorando la continuità operativa rispetto al passato”.
Il concetto che emerge è quello di una infrastruttura autoapprendente: un sistema che osserva, analizza e si adatta in tempo reale, riducendo drasticamente la necessità di interventi manuali.
Reti cognitive e sicurezza nel dominio fisico
Questa intelligenza distribuita trova la sua espressione più evidente nelle nuove reti aziendali. Huawei ha introdotto access point dotati di algoritmi di AI capaci di apprendere dall’ambiente, gestire dinamicamente la banda e ottimizzare la qualità del servizio in base alle esigenze di ciascun utente. “Ogni access point dispone di algoritmi di intelligenza artificiale che monitorano e garantiscono la qualità del servizio. La rete apprende dall’ambiente e si adatta in tempo reale, offrendo maggiore copertura o banda all’utente che ne ha bisogno in quel momento”.
Non si tratta più di configurazioni statiche, ma di reti cognitive che apprendono comportamenti, anticipano esigenze e regolano automaticamente i flussi di traffico.
“Quando l’utente lascia la rete, la configurazione torna automaticamente alle impostazioni standard. È una rete che si autoadatta e ottimizza dinamicamente la qualità del servizio”.
Wi-Fi Shield: la difesa fisica e invisibile
Accanto all’intelligenza predittiva, Huawei introduce una frontiera di sicurezza inedita: la protezione a livello radio.
La tecnologia Wi-Fi Shield, integrata negli access point Wi-Fi 7, agisce direttamente sul dominio elettromagnetico, neutralizzando i tentativi di intrusione prima che raggiungano il livello logico.
“L’access point è in grado di identificare un potenziale hacker e di isolarlo a livello radio, inviandogli rumore. È una protezione fisica che impedisce all’attacco di arrivare al livello logico della rete”.
Wi-Fi Shield opera sullo strato fisico (PHY layer), monitorando lo spettro RF alla ricerca di comportamenti anomali. Se rileva un segnale sospetto, genera un jamming mirato, degradando la connessione dell’intruso e impedendo qualsiasi handshake di autenticazione. È una forma di sicurezza proattiva e non reattiva, capace di fermare l’attacco prima ancora che inizi. Una logica che trasferisce l’AI dal livello di rete a quello della fisica delle comunicazioni.
Verticali strategici: l’intelligenza nei settori reali
Huawei declina questa visione tecnologica in tre settori chiave — sanità, ricerca e retail — che incarnano la convergenza tra infrastruttura e intelligenza.
“Nel mondo della sanità, storage e networking possono migliorare i processi di diagnostica e di monitoraggio dei pazienti. Un semplice braccialetto Bluetooth permette di seguire l’intero percorso di degenza, ottimizzando tempi e risorse”.
In questo modello, la rete non è solo un canale di trasmissione ma un sensore distribuito. Ogni dispositivo — dal monitor clinico al lettino operatorio — entra in un ecosistema di data intelligence ospedaliera, dove IoT, storage e AI si fondono per ridurre i tempi di diagnosi e aumentare la precisione delle cure.
Nei centri di ricerca e nelle università, Huawei propone soluzioni HPC e storage AI-optimized, pensate per sostenere carichi di calcolo intensivi, data analytics e modelli di deep learning.
Si tratta di piattaforme ad alta densità, con capacità di elaborazione parallela e accesso rapido ai dataset, progettate per la ricerca data-driven in ambito biomedico, ambientale e industriale. “Nel retail la digitalizzazione è ormai una necessità: le nostre soluzioni connettono centinaia di punti vendita, permettendo aggiornamenti in tempo reale, pubblicità sincronizzata e gestione centralizzata”.
Nei supermercati della catena Poli, ad esempio, Huawei ha realizzato un ecosistema integrato che collega etichette elettroniche, bilance smart e casse automatizzate.
È un’anticipazione del modello cashless e contactless, dove sensori ottici, riconoscimento visivo e pagamento automatico convergono in un’esperienza d’acquisto senza attriti.
Cloud europeo: latenza minima, sovranità massima
Nel contesto europeo, Huawei posiziona il proprio cloud pubblico come infrastruttura a bassa latenza e alta interoperabilità. “Copriamo tutta l’Europa con il nostro cloud pubblico, garantendo una latenza inferiore a 50 millisecondi. È un’infrastruttura basata su open source, arricchita da oltre 120 servizi preconfigurati, dal backup fino all’intelligenza artificiale come servizio”.
Il cloud Huawei si distingue per un principio chiave: open source al servizio della sovranità digitale.
Le aziende europee possono così adottare soluzioni cloud scalabili mantenendo la piena proprietà e localizzazione dei dati, in conformità con il Data Act e il quadro normativo UE.
Huawei Cloud Stack: l’architettura per la sovranità digitale
Huawei Cloud Stack (HCS) replica la struttura del cloud pubblico in ambienti privati:
- IaaS: provisioning automatico delle risorse fisiche (calcolo, storage, rete);
- PaaS: containerizzazione con Kubernetes e gestione CI/CD integrata;
- SaaS: moduli per AI training, Big Data e gestione dei database.
L’integrazione nativa di AIOps automatizza aggiornamenti, manutenzione e ottimizzazione delle risorse, creando un ambiente realmente AI-native anche nelle infrastrutture locali.
La rivoluzione silenziosa delle PMI
Huawei guarda con crescente attenzione al tessuto delle piccole e medie imprese, con soluzioni specifiche, riconoscendone il ruolo strategico nel rilancio dell’economia europea. “Per la piccola e media impresa abbiamo realizzato soluzioni di qualità enterprise, ma accessibili. Sono prodotti pensati per la distribuzione B2B, perché rappresentano uno standard professionale con costi sostenibili”.
Si tratta di un modo per democratizzare l’accesso alla tecnologia enterprise, offrendo infrastrutture scalabili, sicure e pronte per l’integrazione cloud.
Fibra e full-flash: il futuro fisico dell’infrastruttura
Parallelamente alla trasformazione software, Huawei accelera sul piano fisico: storage all-flash SSD e reti full-fiber. L’obiettivo è eliminare colli di bottiglia e garantire una base materiale coerente con le ambizioni dell’AI.

Il rame, spiega Grandeaux, “sta scomparendo dalle reti aziendali: la fibra ottica arriva ormai fino all’access point, garantendo maggiore velocità e minore latenza”.
L’evoluzione tecnologica diventa così anche una questione di efficienza energetica e sostenibilità: minore consumo, maggiore densità, e una struttura pronta per i futuri standard Wi-Fi 8.
Verso l’infrastruttura cognitiva europea
Il messaggio del Roadshow 2025 è chiaro: la prossima frontiera della trasformazione digitale è cognitiva. Non si tratta solo di connettere o automatizzare, ma di insegnare alle infrastrutture a comprendere il contesto, adattarsi e difendersi.
L’intelligenza artificiale diventa così il principio operativo dell’Europa tecnologica: una rete di sistemi che osservano, reagiscono e imparano.
“Oggi l’AI non è solo un’applicazione: è l’architetto invisibile delle nuove imprese digitali”, conclude Grandeaux. Nel disegno tracciato da Huawei, l’AI non è un livello del software, ma una grammatica dell’infrastruttura: l’intelligenza come nuovo linguaggio della modernità industriale.









