In un contesto in cui l’accesso alla rete rappresenta un elemento fondamentale per la competitività economica e la coesione sociale, l’Italia sta spingendo sull’adozione del 5G e si prepara già alla sfida del 6G. L’esperienza della pandemia ha evidenziato le criticità infrastrutturali, soprattutto nelle aree interne e montane del Paese, rendendo la digitalizzazione una priorità nazionale.
La sfida italiana: connettere anche le aree periferiche
Negli ultimi anni, l’Italia ha rafforzato i propri sforzi per ridurre il digital divide. Secondo dati recenti, oltre il 70% del territorio dispone di una copertura 5G, con piani ambiziosi per estendere la rete anche ai comuni più piccoli. Iniziative come il Piano Italia 5G, promosso dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, e finanziamenti PNRR dedicati alla connettività ultraveloce, stanno permettendo interventi infrastrutturali su larga scala.
Attraverso bandi pubblici e collaborazioni tra enti locali e operatori, si stanno abilitando servizi digitali anche nelle zone meno servite. Tuttavia, rimangono sfide logistiche e autorizzative che potrebbero richiedere proroghe nella piena attuazione degli obiettivi.
Nonostante queste difficoltà, l’Italia ha l’opportunità di distinguersi nel panorama europeo: sebbene la copertura sia ancora disomogenea, la qualità del servizio 5G in alcune città è già tra le più performanti d’Europa.
Il 6G come opportunità strategica per l’Italia

Mentre Paesi come la Cina puntano a lanciare il 6G entro il 2030, anche l’Europa – e l’Italia in particolare – guarda con attenzione a questa nuova frontiera. Il 6G promette non solo velocità fino a 100 volte superiori rispetto al 5G, ma anche una drastica riduzione dei consumi e funzionalità intelligenti, come la capacità di rilevare e interpretare l’ambiente circostante.
Progetti europei come Hexa-X o 6G-SNS vedono la partecipazione di università e aziende italiane, con l’obiettivo di definire gli standard della futura rete. Centri di eccellenza come il CNIT, il Politecnico di Torino e l’Università di Bologna stanno già lavorando su tecnologie avanzate come l’ultra-massive MIMO e i sistemi di comunicazione intelligente per settori strategici: mobilità autonoma, Industria 5.0, smart health.
In parallelo, è cruciale investire nella formazione di nuove competenze: il futuro della connettività richiede ingegneri e ricercatori in grado di progettare e gestire reti sempre più complesse.
Un impegno collettivo per l’innovazione
La traiettoria dell’Italia verso il 6G è chiara: investimenti pubblici, collaborazione tra pubblico e privato, sostegno alla ricerca e una visione strategica di lungo termine. Consolidare una posizione di leadership in questo campo significa rafforzare la competitività del nostro ecosistema industriale e garantire a cittadini e imprese servizi sempre più avanzati.
La prossima generazione di connettività è alle porte: farsi trovare pronti è una responsabilità condivisa.






