Per 9 utenti su 10 troppi tecnicismi nella stampa

Un’indagine europea di Icm Research commissionata da Canon evidenzia i limiti della comunicazione fra chi compra materiale stampato e chi lo vende. Italiani sicuri del proprio sapere.

Che la chiarezza di comunicazione fra print buyer e stampatori sia un fattore strategico per il mercato del printing non ne è convinta solo Canon. Eppure, proprio al vendor giapponese è venuto in mente di far condurre a Icm Research un’indagine paneuropea per sondare il grado di comprensione nel linguaggio utilizzato fra questi due anelli della catena.

Così, a un anno dalla ricerca sul “Web to print” indirizzata agli stampatori nell’era del digitale, emerge che, in Europa, circa (86%) 9 acquirenti di prodotti stampati su 10 ammettono di incontrare notevoli difficoltà nell’affrontare quotidianamente i termini tecnici del settore. Da qui la logica conseguenza secondo la quale è proprio l’utilizzo di un linguaggio troppo complesso la causa di lavori di stampa poco soddisfacenti.

Ma andiamo nel dettaglio. Condotta su un campione di 2.068 intervistati impiegati all’interno di staff di diverse tipologie di aziende, l’indagine ha coinvolto Italia, Danimarca, Francia, Svizzera, Regno Unito, Svezia, Belgio, Germania, Spagna, Olanda, Austria, Norvegia e Finlandia.

Peccando di presunzione o meno rispetto ai colleghi, i 251 italiani che hanno compilato online la propria intervista in lingua madre, risultano quelli con la maggiore fiducia in se stessi per quanto riguarda la comprensione dei termini tecnici. Rispetto a una media europea che afferma per il 18% di non comprendere molti idiomi e, nel 2%, di non comprenderli affatto, nel Bel Paese circa un lavoratore su cinque dice di “masticare” perfettamente la terminologia di stampa. Sul lato opposto, il 5% dei finlandesi interpellati afferma di non comprenderla per nulla e, ben il 44%, non comprendere il significato di numerosi termini.

Rispetto ai cugini francesi, che risultano molto più suscettibili del resto d’Europa, la metà dei dipendenti italiani interpellati si dicono, poi, poco infastiditi dal gergo troppo tecnico utilizzato dagli stampatori. I numeri, qui, parlano chiaro: rispetto a una media europea che sfiora il 60% di clienti frustrati – e a un eclatante 73% registrato Oltralpe -, in Italia, solo 50% dei connazionali interpellati trova snervante l’uso di un linguaggio tecnico.
Sarà per questo che il 53% dei francesi hanno dichiarato di aver interrotto almeno una volta il rapporto con lo stampatore a causa dei troppi tecnicismi.
Una media che, nello Stivale, scende al 29% significando che circa tre rispondenti su dieci hanno operato una scelta simile almeno una volta nella propria vita lavorativa.

In fatto di imbarazzo, però, “tutto il mondo è paese”. A nessuno piace passar per ignorante, specie ai francesi, doppiamente scocciati (28%) rispetto a noi (14%) nel chiedere chiarimenti. Con ciò, i lavoratori delle aziende italiane che contano fra i due e i nove dipendenti (il 55% del campione indagato nel nostro Paese) si dicono “particolarmente in imbarazzo” nel chiedere spiegazioni.
Ma riluttanza o no ad ammettere e chiarirsi, sta di fatto che a esser grave è il dato secondo il quale, in Europa, oltre il 40% degli intervistati sostiene di aver ottenuto lavori di stampa poco soddisfacenti a causa della mancata comprensione dei termini utilizzati. Una media alla quale l’Italia è senz’altro vicina, mentre in Francia l’impennata sale e supera il 60%.

In compenso, il nostro Paese è quello con la percentuale più bassa di fornitori (solo uno su cinque) disposti a corrispondere spiegazioni ove richieste. Con una difficoltà in più: da noi, solo una piccola fetta di interpellati considera gli stampatori abili nello spiegare i vari termini tecnici qualora glielo si domandi. Il che evidenzia inesorabilmente la mancanza di un approccio “customer centricity” che evolva dalla semplice fornitura a una sorta di consulenza.
Si spiega, allora, perché oltre il 70% dei nostri connazionali risulti più propenso rispetto ai colleghi europei a verificare su Internet il significato dei termini tecnici meno ovvi legati al mondo della stampa.

Proprio a loro potrebbe interessare Buzzword Buster, un glossario messo a punto da Canon nel tentativo di far chiarezza sul gergo tecnico utilizzato in questo mercato.

«Per il momento – chiarisce Luca Miraglia, direttore marketing Canon Business Solutions – una volta tradotto anche in italiano, questo dizionario verrà distribuito presso i nostri clienti come parte integrante del progetto Canon Essential Business Builder. Proprio questo programma – conclude il manager – è stato appositamente creato per formare e supportare gli stampatori per sviluppare competenze specifiche nell’ambito della stampa moderna. Perché in un mercato sempre più globalizzato, che vede le grosse commesse finire all’estero, diventa fondamentale sfruttare tutti gli strumenti marketing messi a disposizione e vendersi al meglio».

Così, oltre a coinvolgere anche gli istituti grafici, ai quali Canon sta pensando di rendere fruibile Buzzword Buster, anche gli utenti finali potrebbero beneficiare dello strumento messo a punto dal vendor. «Potremmo realizzare una sorta di Wikipedia dei termini inerenti le arti grafiche fruibile da tutti via Web» è l’ipotesi di Miraglia.
Un esempio e un invito alla semplicità e alla comprensione che anche ad altri produttori non farebbe male mutuare.

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